Beh, com'è Survival of the Dead? Bello, ma la prima domanda che mi sono fatto prima di entrare in sala é: cos'altro ha da offrire George A. Romero dopo 6 film e 40 anni e più di onorato servizio a sostegno della causa non morta?
Dal primo Night of the living Dead (1968) di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia e tra i tanti film e libri scritti sul genere sono venute fuori tante idee interessanti e tante castronerie, ciò che è certo è che un film di Romero è sempre un evento e merita quanto meno delle riflessioni postmortem visione.
La storia è ambientata per la maggior parte del film sull'isola di Plum Island, divisa tra due famiglie da sempre in rivalità tra loro per culture e stili di vita differenti che rappresentano entrambi alcuni aspetti della società americana: i Muldoons ancorati alle tradizioni di famiglia, religiosi ed integralisti e gli O’Flynn il loro esatto opposto, caratterizzati da un forte senso pratico che arriva a calpestare pure gli affetti. Le due famiglie arrivano alle strette e Patrick O’Flynn è costretto all'esilio dall'isola, ma presto incrocia la strada del soldato Crocket (personaggio già presente nel precedente Diary of the Dead) e dei suoi uomini. Così con mezze promesse e mezze verità O'Flynn riesce a convincerli a raggiungere un “nuovo Eden” in mezzo ai mari dove potranno rifarsi una loro vita. In realtà al loro arrivo troveranno un'isola abbandonata a se stessa e agli Zombie che nel giro di poche ore sarà nuovamente terreno di battaglia tra le due famiglie.
Nei contenuti il film si rifà ad argomenti vecchi e nuovi. Uno dei più evidenti riguarda la capacità da parte degli Zombie di possedere una sorta di reminiscenza delle loro vite passate. Questo tema è stato dapprima accennato in Dawn of the Dead (1979) e poi approfondito in Day of the Dead (1985), con gli esperimenti dello scombinato Dott. Logan sul mitico Bub, per poi ritornare in altre salse nei film della nuova trilogia.
Infatti in Survival of the Dead questo tema viene riaffrontato spinto da motivazioni pseudo-religiose che non stonano affatto.
Ma andando un po' oltre però resterà perplesso chi ha letto ed amato The Walking Dead in quanto troverà alcuni riferimenti troppo espliciti al bellissimo fumetto. Stessa sorte toccò alla parte finale di Diary of the Dead (2007) con una fotografia e sceneggiatura palesemente rifatta al videogioco Resident Evil.
Romero pesca quindi ancora da The Walking Dead citando la capacità degli Zombie di riconoscere gli umani e quindi cacciarli attraverso il loro odore. Da qui nasce l'originale intento di addestrare i morti viventi a cibarsi di animali in alternativa ai vivi. Nonostante le prime rimostranze Romero riesce finalmente a dare, senza le forzature di Land of the Dead (2005), un po' di spessore in più agli Zombie che alla fine del film sembrano essere proprio loro i veri sopravvissuti.
Pur non eccellendo, sceneggiatura e fotografia riescono a dare all'ultima pellicola di George un piacevole tocco western benché la vera chicca siano e restino le scene splatter di cannibalizzazione e ferocia degli Zombie che, senza esagerati effetti speciali, non hanno deluso la Sala Grande del Festival di Venezia. Continui applausi hanno seguito le scene che vedevano i malcapitati Zombie morire nei modi più originali e divertenti o gli altrettanto malcapitati sopravvissuti essere letteralmente fatti a pezzi e svuotati delle loro interiora.
George A. Romero ritorna quindi nuovamente sui suoi morti viventi e, sebbene non sia esente da qualche critica, Survival of the Dead è il miglior film della nuova trilogia. Parola di ZOMBIE Knowledge Base.
Dal primo Night of the living Dead (1968) di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia e tra i tanti film e libri scritti sul genere sono venute fuori tante idee interessanti e tante castronerie, ciò che è certo è che un film di Romero è sempre un evento e merita quanto meno delle riflessioni post
La storia è ambientata per la maggior parte del film sull'isola di Plum Island, divisa tra due famiglie da sempre in rivalità tra loro per culture e stili di vita differenti che rappresentano entrambi alcuni aspetti della società americana: i Muldoons ancorati alle tradizioni di famiglia, religiosi ed integralisti e gli O’Flynn il loro esatto opposto, caratterizzati da un forte senso pratico che arriva a calpestare pure gli affetti. Le due famiglie arrivano alle strette e Patrick O’Flynn è costretto all'esilio dall'isola, ma presto incrocia la strada del soldato Crocket (personaggio già presente nel precedente Diary of the Dead) e dei suoi uomini. Così con mezze promesse e mezze verità O'Flynn riesce a convincerli a raggiungere un “nuovo Eden” in mezzo ai mari dove potranno rifarsi una loro vita. In realtà al loro arrivo troveranno un'isola abbandonata a se stessa e agli Zombie che nel giro di poche ore sarà nuovamente terreno di battaglia tra le due famiglie.
Nei contenuti il film si rifà ad argomenti vecchi e nuovi. Uno dei più evidenti riguarda la capacità da parte degli Zombie di possedere una sorta di reminiscenza delle loro vite passate. Questo tema è stato dapprima accennato in Dawn of the Dead (1979) e poi approfondito in Day of the Dead (1985), con gli esperimenti dello scombinato Dott. Logan sul mitico Bub, per poi ritornare in altre salse nei film della nuova trilogia.
Infatti in Survival of the Dead questo tema viene riaffrontato spinto da motivazioni pseudo-religiose che non stonano affatto.
Ma andando un po' oltre però resterà perplesso chi ha letto ed amato The Walking Dead in quanto troverà alcuni riferimenti troppo espliciti al bellissimo fumetto. Stessa sorte toccò alla parte finale di Diary of the Dead (2007) con una fotografia e sceneggiatura palesemente rifatta al videogioco Resident Evil.
Romero pesca quindi ancora da The Walking Dead citando la capacità degli Zombie di riconoscere gli umani e quindi cacciarli attraverso il loro odore. Da qui nasce l'originale intento di addestrare i morti viventi a cibarsi di animali in alternativa ai vivi. Nonostante le prime rimostranze Romero riesce finalmente a dare, senza le forzature di Land of the Dead (2005), un po' di spessore in più agli Zombie che alla fine del film sembrano essere proprio loro i veri sopravvissuti.
Pur non eccellendo, sceneggiatura e fotografia riescono a dare all'ultima pellicola di George un piacevole tocco western benché la vera chicca siano e restino le scene splatter di cannibalizzazione e ferocia degli Zombie che, senza esagerati effetti speciali, non hanno deluso la Sala Grande del Festival di Venezia. Continui applausi hanno seguito le scene che vedevano i malcapitati Zombie morire nei modi più originali e divertenti o gli altrettanto malcapitati sopravvissuti essere letteralmente fatti a pezzi e svuotati delle loro interiora.
Titolo originale: Survival of the dead Paese: USA, Canada Anno: 2009 Regia: George A. Romero Produttore: Blank of the Dead Productions Sceneggiatura: George A. Romero Cast principale: Kathleen Munroe, Julian Richings, Athena Karkanis Durata: 90 minuti Voto: 8/10 Classificazione Zombie: Tipologia: non-morto |
George A. Romero ritorna quindi nuovamente sui suoi morti viventi e, sebbene non sia esente da qualche critica, Survival of the Dead è il miglior film della nuova trilogia. Parola di ZOMBIE Knowledge Base.