Chi ama i videogiochi horror, come il sottoscritto, ha un punto di riferimento: Resident Evil. Era il 1996 e la Capcom portò il terrore nei nostri schermi videoludici (per la cronaca, io avevo 6 anni e il massimo che potevo fare era guardare mio fratello giocarci, a patto di scappare nelle parti più spaventose). Scopriamo dopo il salto come si è evoluta questa saga...
Inaugurando il genere Survival Horror il gioco ebbe un grandissimo successo e com'era prevedibile la Capcom decise di sfornare sequel su sequel, spin-off e quant'altro, cavalcando l'onda del successo dei suoi morti viventi. La profonda evoluzione di Resident Evil nel tempo segue di pari passo quella che è stata poi l'evoluzione di tutto il genere Zombie, e andando a seguirne la storia si nota come i nostri amati mangiatori di cervelli siano cambiati nei giochi, nei film e nell'immaginario collettivo.
Guardare alcune immagini del primo Resident Evil, per un amante di videogiochi, è un pò come per un cinefilo guardare i primi film di Zombie di Romero. E' innegabile infatti che a prima vista, con gli occhi di oggi, è impossibile pensare di aver tremato per immagini tanto poco definite o una grafica che, seppure per i tempi fosse eccezionale, ci sembra scadente. Ma la forza del primo capitolo di RE sta nella sua atmosfera, la villa è un perfetto scenario da film horror e le inquadrature fisse davano un aspetto quasi cinematografico al gioco. Credo che quello fu il mio primo contatto con uno Zombie: lento, stupido e goffo, con le braccia protese in avanti per afferrarmi, Romeriano in tutto e per tutto, il prototipo dello Zombie (qui un approfondimento).
Con il secondo capitolo la saga si mantenne fedele a se stessa e anzi si migliorò, stavolta al posto di impersonare agenti di una squadra speciale (i protagonisti del primo capitolo, Chris Redfield e Jill Valentine), ci ritroviamo nei panni di un agente di polizia appena arrivato in città, Leon Kennedy, o di una ragazza in cerca di suo fratello, Claire Redfield. Il problema? Stavolta è l'intera Raccoon City a essere invasa da orde di non morti, questa volta è una vera epidemia. Gli Zombie si presentano simili ai loro predecessori ma stavolta attaccano in gruppi più numerosi, la sensazione di una Zombie Apocalypse è evidente.
L'epidemia di Raccoon City è protagonista anche di Resident Evil 3: Nemesis, a mio avviso, l'ultimo capitolo del gioco prima del declino. Ci ritroviamo a impersonare Jill Valentine, l'eroina del primo capitolo, e a scorrazzare allegramente tra il caos che imperversa in città con un piccolissimo grattacapo in più: essere inseguiti per tutto il gioco da un enorme Tyrant che ci dà la caccia..ah si, vogliono anche nuclearizzare la città. Sotto certi aspetti questo è il capitolo migliore della saga, la sensazione di essere in pericolo è costante e temere l'arrivo di Nemesis ad ogni angolo è una gran brutta sensazione.
Fin qui è impossibile non notare un netto parallelismo tra i primi 3 capitoli di Resident Evil e i film del maestro George Romero, storia d'amore tra il regista e la celebre saga di cui vi abbiamo gia parlato. Tralasciando il Code Veronica, che per molti motivi è un capitolo a parte, arriviamo alle note dolenti. Preciso subito che ho apprezzato sia Resident Evil 4 che il 5 e li ho finiti entrambi più volte, ma qua si parla di Zombie e in questi 2 giochi, non ci sono Zombie. Infatti dal quarto capitolo esce di scena il T-Virus ed arrivano Las Plagas, simpatiche bestioline che fungono da parassita e infettando il corpo ospite gli conferiscono forza e resistenza sovrumana. Ci ritroviamo quindi in una indeterminata zona rurale della Spagna, vestendo nuovamente i panni di Leon Kennedy, e facciamo incontro con questa comunità contadina pronta a tagliarci la testa con una falce al grido di "Mata el forastero!". Dunque, uno Zombie che brandisce una falce? che parla? Capcom ha decisamente voltato le spalle alla chiara ispirazione Romeriana dei primi capitoli, ma perchè? In primo luogo perchè il gioco si è evoluto e, ahimè, gli Zombie di prima non facevano più paura, così come anche al cinema ormai vediamo rapidissimi non morti nel mondo dei videogames dobbiamo adattarci all'evoluzione.
Il quinto, e per ora ultimo, capitolo non si differenzia dal suo predecessore e ne cavalca l'onda del successo riprendendone la visuale da dietro le spalle del protagonista, che torna ad essere addirittura Chris Redfield l'agente speciale del primo capitolo. Anche in Africa, dov'è ambientato questo quinto capitolo, vediamo gli Zombie imbracciare motoseghe, asce, addirittura armi da fuoco, guidare macchine e moto, dei veri Action Man in carne (putrescente) e ossa (marce). Alcuni sostengono che la Capcom con questi ultimi capitoli abbia voluto rispolverare il senso più folkloristico di Zombie nato dalla tradizione Haitiana: ovvero quello di uomini resuscitati e privi di anima, asserviti allo stregone, ma, personalmente, preferivo i cari vecchi Zombie della villa, che marciavano lenti verso di me, pronti a farsi crivellare di colpi. Non riposate in pace cari Zombie, verrà il giorno in cui risorgerete (di nuovo).
Il primo incontro con un morto vivente all'interno della villa, nel primo capitolo.
Inaugurando il genere Survival Horror il gioco ebbe un grandissimo successo e com'era prevedibile la Capcom decise di sfornare sequel su sequel, spin-off e quant'altro, cavalcando l'onda del successo dei suoi morti viventi. La profonda evoluzione di Resident Evil nel tempo segue di pari passo quella che è stata poi l'evoluzione di tutto il genere Zombie, e andando a seguirne la storia si nota come i nostri amati mangiatori di cervelli siano cambiati nei giochi, nei film e nell'immaginario collettivo.
Guardare alcune immagini del primo Resident Evil, per un amante di videogiochi, è un pò come per un cinefilo guardare i primi film di Zombie di Romero. E' innegabile infatti che a prima vista, con gli occhi di oggi, è impossibile pensare di aver tremato per immagini tanto poco definite o una grafica che, seppure per i tempi fosse eccezionale, ci sembra scadente. Ma la forza del primo capitolo di RE sta nella sua atmosfera, la villa è un perfetto scenario da film horror e le inquadrature fisse davano un aspetto quasi cinematografico al gioco. Credo che quello fu il mio primo contatto con uno Zombie: lento, stupido e goffo, con le braccia protese in avanti per afferrarmi, Romeriano in tutto e per tutto, il prototipo dello Zombie (qui un approfondimento).
Con il secondo capitolo la saga si mantenne fedele a se stessa e anzi si migliorò, stavolta al posto di impersonare agenti di una squadra speciale (i protagonisti del primo capitolo, Chris Redfield e Jill Valentine), ci ritroviamo nei panni di un agente di polizia appena arrivato in città, Leon Kennedy, o di una ragazza in cerca di suo fratello, Claire Redfield. Il problema? Stavolta è l'intera Raccoon City a essere invasa da orde di non morti, questa volta è una vera epidemia. Gli Zombie si presentano simili ai loro predecessori ma stavolta attaccano in gruppi più numerosi, la sensazione di una Zombie Apocalypse è evidente.
Claire Redfield, appena arrivata in città nel secondo capitolo,
è subito ben accolta dalla cittadinanza.
è subito ben accolta dalla cittadinanza.
L'epidemia di Raccoon City è protagonista anche di Resident Evil 3: Nemesis, a mio avviso, l'ultimo capitolo del gioco prima del declino. Ci ritroviamo a impersonare Jill Valentine, l'eroina del primo capitolo, e a scorrazzare allegramente tra il caos che imperversa in città con un piccolissimo grattacapo in più: essere inseguiti per tutto il gioco da un enorme Tyrant che ci dà la caccia..ah si, vogliono anche nuclearizzare la città. Sotto certi aspetti questo è il capitolo migliore della saga, la sensazione di essere in pericolo è costante e temere l'arrivo di Nemesis ad ogni angolo è una gran brutta sensazione.
Fin qui è impossibile non notare un netto parallelismo tra i primi 3 capitoli di Resident Evil e i film del maestro George Romero, storia d'amore tra il regista e la celebre saga di cui vi abbiamo gia parlato. Tralasciando il Code Veronica, che per molti motivi è un capitolo a parte, arriviamo alle note dolenti. Preciso subito che ho apprezzato sia Resident Evil 4 che il 5 e li ho finiti entrambi più volte, ma qua si parla di Zombie e in questi 2 giochi, non ci sono Zombie. Infatti dal quarto capitolo esce di scena il T-Virus ed arrivano Las Plagas, simpatiche bestioline che fungono da parassita e infettando il corpo ospite gli conferiscono forza e resistenza sovrumana. Ci ritroviamo quindi in una indeterminata zona rurale della Spagna, vestendo nuovamente i panni di Leon Kennedy, e facciamo incontro con questa comunità contadina pronta a tagliarci la testa con una falce al grido di "Mata el forastero!". Dunque, uno Zombie che brandisce una falce? che parla? Capcom ha decisamente voltato le spalle alla chiara ispirazione Romeriana dei primi capitoli, ma perchè? In primo luogo perchè il gioco si è evoluto e, ahimè, gli Zombie di prima non facevano più paura, così come anche al cinema ormai vediamo rapidissimi non morti nel mondo dei videogames dobbiamo adattarci all'evoluzione.
Leon Kennedy e uno dei contadini spagnoli amanti della motosega.
Il quinto, e per ora ultimo, capitolo non si differenzia dal suo predecessore e ne cavalca l'onda del successo riprendendone la visuale da dietro le spalle del protagonista, che torna ad essere addirittura Chris Redfield l'agente speciale del primo capitolo. Anche in Africa, dov'è ambientato questo quinto capitolo, vediamo gli Zombie imbracciare motoseghe, asce, addirittura armi da fuoco, guidare macchine e moto, dei veri Action Man in carne (putrescente) e ossa (marce). Alcuni sostengono che la Capcom con questi ultimi capitoli abbia voluto rispolverare il senso più folkloristico di Zombie nato dalla tradizione Haitiana: ovvero quello di uomini resuscitati e privi di anima, asserviti allo stregone, ma, personalmente, preferivo i cari vecchi Zombie della villa, che marciavano lenti verso di me, pronti a farsi crivellare di colpi. Non riposate in pace cari Zombie, verrà il giorno in cui risorgerete (di nuovo).