La cosa migliore dell'essere degli Zombie immagino sia la mancanza di responsabilità. Intendo dire: te ne stai la, ad aggirarti per la strada in cerca di una preda, ma a parte questo immagino che non ci sia molto altro da fare: noi esseri viventi (umani - perchè è il caso di dire che anche gli animali siano parecchio più svegli di noi, checchè se ne dica) invece tendiamo a prenderci il peggio della situazione: ovvero il più delle volte ci carichiamo di responsabilità e doveri che talvolta ci danno immenso piacere, ma a spesso invece ci rendono invece dei morti viventi (passatemi l'orrendo gioco di parole). Tutto questo panegirico per scusarmi del ritardo con il quale me ne sono uscito con questa nuova puntata dei frammenti, dovuto principalmente alla mie pessime capacità di gestione del tempo!
Detto questo, vi lascerei alla lettura della nostra blogovelas, che in occasione di questo Natale diventa un poco multimediale, e sempre più spesso avrà contenuti aggiuntivi.
Quindi buona lettura, e mi raccomando: attenti ai folletti di Babbo Natale, non è vero che stanno al Polo Nord. Seguono il vecchio con la slitta nel suo giro delirante attorno al pianeta, e talvolta i bambini cattivi spariscono...i folletti hanno fame...
Il vecchio si gira attonito. Immaginava che il ragazzo fosse scosso, ma non a questo punto.
- Eh figliolo, tutto bene? E' solo uno dei miei gatti. Bartolomeo, saluta il signore! - e così facendo Julian si trova con un gatto a pochi centimetri dal naso, tenuto in braccio dal vecchio. Julian ride, e si passa il dorso della mano, asciugandosi le lacrime. - Sembra un certosino. Ciao Bartolomeo. - e accarezza il gatto che sommessamente ricambia con una fusa ed un piccolo lamento.
- E' un bravo gatto – dice il vecchio, appoggiandosi l'animale al petto. Lo accarezza con una dolcezza che Julian non si aspetta. - Sono tutti bravi gatti. E i morti li lasciano stare, come tutti gli altri animali. Ti sei mai chiesto perchè?
Julian scuote la testa, mentre il vecchio lascia andare il gatto, che atterra pesantemente sulle assi screpolate del pavimento.
- Immaginavo – riprende il vecchio – non se lo chiede mai nessuno. Tutti presi a guardarsi l'ombelico, atteggiamento tipico da uomo di città. Non ho mai avuto fiducia nel prossimo.
Le dita ora girano veloci, mentre si gira una sigaretta.
- Mi sono sempre sentito a disagio. Con le persone intendo. Invece gli animali ti accettano per quello che sono, ti amano per quello che sei e per come li tratti, non per come appari. E forse i morti lo sanno e li lasciano stare per questo.
Julian sorride. - Oddio...non saprei...
- No, non sai. E nemmeno io lo so. Ma mi piace pensarlo. Mi piace pensare al fatto che non ci sono più macchine per le strade a investire cani, gatti o piccioni. Mi piace pensare al fatto che sono vecchio ma che ho avuto la possibilità di vedere qualcosa che ha riportato un poco di giustizia. - Sospira, e si stringe nelle spalle. - Lo so, sembro pazzo.
Julian ci pensa un attimo. Non aveva mai valutato la cosa in quei termini. Forse il vecchio non era a posto con la testa, e la solitudine aveva dato il colpo di grazia, ma il suo sguardo era lucido, il portamento dritto. Forse aveva ragione, e tutto il delirio là fuori era solo un bene.
- Ti sto annoiando vero? Ma oh, non è che odio tutti. Ancora mi fa piacere parlare con qualcuno. O ascoltare della buona musica. Ne parlavamo ieri sera. C'è un gruppo di ragazzi là fuori. Trasmettono tutti i giorni da un ripetitore radio. Qualche parola, un pò di musica. Ascolta.
- Si, ho visto delle scritte su alcuni muri, entrando in città. - ancora scariche elettrostatiche dalla radio, che il ragazzo osserva scettico. - Ma pensavo fosse solo una buffonata...ammesso che qualcuno abbia ancora voglia di fare il buffone.
E il vecchio, guarda l'orologio. Un mezzo ghigno gli si stampa in volto, mentre delle note si diffondono nell'aria.
Detto questo, vi lascerei alla lettura della nostra blogovelas, che in occasione di questo Natale diventa un poco multimediale, e sempre più spesso avrà contenuti aggiuntivi.
Quindi buona lettura, e mi raccomando: attenti ai folletti di Babbo Natale, non è vero che stanno al Polo Nord. Seguono il vecchio con la slitta nel suo giro delirante attorno al pianeta, e talvolta i bambini cattivi spariscono...i folletti hanno fame...
Il vecchio si gira attonito. Immaginava che il ragazzo fosse scosso, ma non a questo punto.
- Eh figliolo, tutto bene? E' solo uno dei miei gatti. Bartolomeo, saluta il signore! - e così facendo Julian si trova con un gatto a pochi centimetri dal naso, tenuto in braccio dal vecchio. Julian ride, e si passa il dorso della mano, asciugandosi le lacrime. - Sembra un certosino. Ciao Bartolomeo. - e accarezza il gatto che sommessamente ricambia con una fusa ed un piccolo lamento.
- E' un bravo gatto – dice il vecchio, appoggiandosi l'animale al petto. Lo accarezza con una dolcezza che Julian non si aspetta. - Sono tutti bravi gatti. E i morti li lasciano stare, come tutti gli altri animali. Ti sei mai chiesto perchè?
Julian scuote la testa, mentre il vecchio lascia andare il gatto, che atterra pesantemente sulle assi screpolate del pavimento.
- Immaginavo – riprende il vecchio – non se lo chiede mai nessuno. Tutti presi a guardarsi l'ombelico, atteggiamento tipico da uomo di città. Non ho mai avuto fiducia nel prossimo.
Le dita ora girano veloci, mentre si gira una sigaretta.
- Mi sono sempre sentito a disagio. Con le persone intendo. Invece gli animali ti accettano per quello che sono, ti amano per quello che sei e per come li tratti, non per come appari. E forse i morti lo sanno e li lasciano stare per questo.
Julian sorride. - Oddio...non saprei...
- No, non sai. E nemmeno io lo so. Ma mi piace pensarlo. Mi piace pensare al fatto che non ci sono più macchine per le strade a investire cani, gatti o piccioni. Mi piace pensare al fatto che sono vecchio ma che ho avuto la possibilità di vedere qualcosa che ha riportato un poco di giustizia. - Sospira, e si stringe nelle spalle. - Lo so, sembro pazzo.
Julian ci pensa un attimo. Non aveva mai valutato la cosa in quei termini. Forse il vecchio non era a posto con la testa, e la solitudine aveva dato il colpo di grazia, ma il suo sguardo era lucido, il portamento dritto. Forse aveva ragione, e tutto il delirio là fuori era solo un bene.
- Ti sto annoiando vero? Ma oh, non è che odio tutti. Ancora mi fa piacere parlare con qualcuno. O ascoltare della buona musica. Ne parlavamo ieri sera. C'è un gruppo di ragazzi là fuori. Trasmettono tutti i giorni da un ripetitore radio. Qualche parola, un pò di musica. Ascolta.
- Si, ho visto delle scritte su alcuni muri, entrando in città. - ancora scariche elettrostatiche dalla radio, che il ragazzo osserva scettico. - Ma pensavo fosse solo una buffonata...ammesso che qualcuno abbia ancora voglia di fare il buffone.
E il vecchio, guarda l'orologio. Un mezzo ghigno gli si stampa in volto, mentre delle note si diffondono nell'aria.
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