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24 gennaio 2011

Speciale Zombie Mania: le origini - Parte prima

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Da ormai diversi mesi ci troviamo di fronte ad una vera e propria invasione Zombie, dal grande al piccolo schermo, dalla letteratura ai fumetti: i non-morti sono ovunque! Il problema che si pone quando un soggetto diventa quotidiana realtà è che si rischia di perdere di vista le sue origini e soprattutto le motivazioni che li hanno portati in auge.

In questo Speciale Zombie Mania affronteremo l'evoluzione della figura dello Zombie concentrata soprattutto sul lavoro di George A. Romero. Renderemo omaggio alla sua opera approfondendola e arrivando magari a capire di più l'idea stessa degli Zombie.


La figura dello Zombie non nasce dal cinema bensì da un’antica superstizione haitiana in cui si credeva che alcuni stregoni fossero in grado di privare le persone di una parte della loro anima, facendoli così cadere in un sonno incosciente e trasformandoli in schiavi incapaci di reagire, dei morti viventi. Questo mito è stato ampiamente sfruttato sia nel cinema che nella letteratura trasformandosi in metafore sempre nuove e più complesse per esprimere disagio sociale e grida di denuncia.Il primo film risale al 1932, quando Victor Halperin diresse Bela Lugosi (già famoso per la sua interpretazione di Dracula) in White Zombie. Qui lo stregone Murder Legendre, esperto in riti Voodoo, trasforma la bella Madeleine in un corpo vuoto privo di coscienza così come ha fatto in precedenza a tutti quegli uomini che sfrutta come schiavi nelle sue piantagioni. Il marito di lei riesce però ad uccidere lo stregone liberando la donna dal controllo mentale di Legendre e risvegliandola dalla trance.


Questa linea di pensiero, che lega lo Zombie a riti voodoo, pozioni e sortilegi di ogni sorta, è stata seguita per molti anni dopo il film di Halperin ed è decisamente lontana dalla concezione che abbiamo ai nostri giorni dei famigerati morti viventi. Infatti, nonostante i numerosi lungometraggi, i racconti del terrore e i fumetti che si sono susseguiti dagli anni ’30 in poi, risulta difficile negare la paternità degli Zombie così come li conosciamo oggi a George A. Romero che, nel 1968, con un pugno di dollari e un pugno di amici, ha cambiato completamente l’approccio al tema della morte che cammina con il lungometraggio La Notte dei morti viventi. Lo Zombie diventa quindi un morto risorto con un’insaziabile fame di carne umana, totalmente privo di controllo e guidato solo dal puro istinto. Sono creature in realtà relativamente pericolose, lente, goffe e facili da uccidere. La loro forza sta nel numero, da soli non costituiscono un pericolo ma quando sono tutti assieme fermarli è praticamente impossibile. La causa delle loro semi-resurrezione è sempre sconosciuta, si pensa ad un virus ma non si ha mai la certezza della vera ragione e alla fine non importa, i morti ritornano e basta.

Il periodo in cui venne girato il film di Romero era profondamente segnato dalla guerra in Vietnam ancora in corso e quindi spesso la critica vede nei non-morti una denuncia della situazione politica statunitense. In realtà il filo che lega tutti i film del regista americano, che fin’ora ha diretto sei film sui morti viventi, è una profonda denuncia sociale legata ad una feroce critica al conformismo di massa causato dall’ormai dilagante consumismo che ha portato all’omologazione delle abitudini. Questo concetto è perfettamente rappresentato dall’idea dello Zombie stesso che ormai altro non è che un vuoto contenitore incapace di ragionare e che ripete i gesti tipici della sua vita precedente nonostante essi siano ormai privi di significato così come in Zombi (Dawn of the Dead, del 1978) dove i morti viventi si sentono spinti a tornare in un centro commerciale (perfetta sintesi dell’idea di consumismo) dove alcuni addirittura ancora spingono i carrelli o come ne La terra dei Morti Viventi (Land of the Dead, del 2005) dove molti Zombie restano legati ad oggetti di uso comune, da una mazza da baseball ad un tamburello.


Ma non sono solo i morti che camminano a restare legati all’ormai insensato senso di quotidianità, anche i superstiti cercano di ricreare un luogo dove recuperare la loro vita “normale” sia all’interno di un centro commerciale, visto come un rifugio perfetto pieno di tesori inutili, sia costruendo una nuova città ancora basata sulla ricchezza e le divisioni sociali. Sono infatti i superstiti i portatori per eccellenza della critica di Romero. Gli Zombie sembrano capaci di evolversi e di superare i vecchi preconcetti così come il benzinaio-Zombie che ne La terra dei morti viventi, capendo ormai che la pompa di benzina non ha più significato per lui, risveglia i suoi compagni in stato di decomposizione per guidarli alla ricerca di una ricca fonte di cibo nonché di un posto dove vivere, ovvero la splendente città che i vivi si sono costruiti per sopravvivere in grande stile. Così da una parte i morti si coalizzano e collaborano mentre dall’altra i vivi segnano ancora di più il confine che separa le differenti classi sociali: da una parte i ricchi stabiliti nel lussuoso grattacielo al centro della città pronti ad eliminare chiunque voglia mettere in discussione il loro status, vivo o morto che sia, dall’altra i poveri insediati nella baraccopoli sorta attorno al palazzo e incapaci di insorgere contro la tirannia dei ricchi perché troppo concentrati a giocare d’azzardo e a bere.

Sono in effetti i vivi a costituire il pericolo maggiore per gli altri vivi. Sin dal primo lungometraggio di Romero i superstiti sono sempre incapaci di collaborare e tendono invece a cercare di sovrastare gli altri con la forza, o perché non condividono le loro idee o per derubarli delle loro scorte. Risulta evidente che la violenza è più tipica dei vivi che dei morti: questi ultimi uccidono con il solo scopo di nutrirsi mentre la violenza dei sopravvissuti è soprattutto gratuita anche nei confronti degli Zombie. Vengono organizzate delle vere e proprie battute di caccia durante le quali i morti viventi vengono considerati come semplice selvaggina. In questo contesto si cela uno dei più controversi temi affrontati dal regista americano: è giusto o sbagliato uccidere i morti? Se risulta evidente che i vivi finiscono per essere meno umani degli Zombie che vengono torturati, appesi agli alberi o impilati per divertimento è anche vero che è necessario reagire per non finire nei loro stomaci!

Nell’ultimo lungometraggio di Romero, Survival of the Dead (2009), la questione morale diventa il perno centrale del film. In un’isola non lontana dalle coste del nord America la faida tra le due grandi famiglie del luogo si accentua dopo che i morti cominciano a risorgere. Infatti la famiglia Muldoon ritiene che ciò che tutti vedono come una catastrofe sia in realtà una benedizione perché permette ai vivi di continuare a restare con i propri cari anche dopo la loro morte mentre la famiglia O’Flynn ha già cominciato ad eliminare gli infetti per salvare l’isola. Per questa ragione il capostipite degli O’Flynn viene bandito dall’isola per poi farvi clandestinamente ritorno insieme ad alcuni militari attirati dall’idea di andare a vivere in un posto sicuro. La situazione al suo ritorno risulta particolarmente critica. I non-morti sono ovunque e, poiché non si vuole eliminarli, vengono legati con delle catene o tenuti all’interno dei recinti per il bestiame e si tenta di nutrirli con animali anziché con carne umana per poter così effettivamente convivere con loro. Ovviamente la situazione degenera e i due contendenti umani si rivelano più preoccupati ad uccidersi tra loro piuttosto che a salvare l’isola che finisce definitivamente in mano agli Zombie che poi, senza che nessuno se ne possa accorgere, arrivano a nutrirsi effettivamente anche di carne animale anche se questo non significa che, avendo a disposizione esseri umani, non scelgano di nutrirsi del loro cibo preferito.


La questione morale resta quindi sempre in bilico poiché risulta naturale che i superstiti uccidano i non-morti per continuare a sopravvivere ma spesso diventano più carnefici che vittime degenerando in violenza gratuita e mostrandosi violenti anche nei confronti dei loro simili, a differenza degli Zombie che attaccano solo ciò che possono mangiare.

SpleenLady

name[SpleenLady] image[https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjs9nhdctiGF4PFDY9VRM3qJKdJqP1OMePxbTTwS_k3_mqOXVw_sO8KTOvYp0gCNdmpzNGg-M_54mM945qXzmWRIi_QUTEMu-pwcvoWJR2fzGSdkKisgpJvjI-meLudTFDTewHEQIu2ZESc/s320/spleen_lady.jpg] description[All'età di sette anni si imbatte ne L'alba dei Morti Viventi, l'albo di Dylan Dog e fu orrore a prima vista. Si innamora perdutamente della fantasia di Tiziano Sclavi e dei suoi Zombie, adorando specialmente DellaMorte DellAmore. La passione per i non morti e tutto ciò che li riguarda non l'ha più lasciata. Li ritiene affascinanti creature che, pur nel male, offrono ai più deboli giustizia e riscatto.]

Richard_Targaryen

name[Richard_Targaryen] image[https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinvPBzIdQLJ5qIa7PZQWlLKtgii5MnVCjciPQBPjqiZwlA4U6sGIGVWMWJu7Kywfi6W9Fvr8jLxzWgY8zHKDkuyIZ1S_9kiFrOVzvEjYB0Ow9st_NyZC3HSUpRo_KBYIv3nhDMN9LntnNT/s113/28-days-later-zombie.jpg] description[Zombofilo di nuova generazione, ama i classici di Romero ma anche i più trasgressivi zombie movie dell’ultimo ventennio. Appassionato dell' horror sin da piccolo grazie all'influenza della madre che gli ha trasmesso la passione per Dylan Dog, trova il genere Zombie l'unico in grado di stupirlo sempre. Predilige le produzioni violente e movimentate, un po' meno quelle introspettive alla The Walking Dead.]

DarkSchneider

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Zombie Hunter

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Grimwolf

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jackson1966

name[jackson1966] image[https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMtj7u0pmrH2NF8PeNoAhfXCynPciLFsVy8_Xm6m0CI8zY4vHOXEy6SDSaV4D0Wxr-oqGb5DPNCv2-P_YQRYKx0VNX9mzwv2lyQWND5SZWaRFv22wG_OgzZ5APptafmmHoCzuzp201B_o/s1600/zombiekb_the-walking-dead-season-4-norman-reedus.jpg] description[E' una vecchietta nata a Milano nel 1966 che ha studiato medicina e ama, da praticamente quando ha avuto la capacità di pensare e comprendere il mondo esterno, il mondo horror ed in particolare gli Zombie. Cresciuta nel mito di Romero ascoltando i ragazzi più grandi di lei che parlavano con orrore e soggezione della “Notte dei morti viventi”.]

Alessia Gasparella

name[Alessia Gasparella] image[https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEga4q94pFjepkWZdKSCP7H_8uGELs3M2bYllDuaD0oUpEyY2Cn3flGvqOAewllLI8n1MxKiY5YmeJcEqJ3maY8juoOqgUroGOrz0kicQzm_BAgLPWkWZpTSSBRFvrv9L_5WGc_xfKooCcJg/s151/bbd.jpg] description[Ha iniziato a collaborare con Zombie KB per continuare a nutrire il suo smisurato amore per i cari, vecchi, morti viventi e diffondere il verbo a più persone possibili. La sua missione principale è quella di far conoscere i film Zombie che più ha amato, raccolti nella rubrica Zombie D'Essai, e convincere il mondo che sono delle perle! Oltre ai lungometraggi, ama parlare dei corti che spesso hanno bisogno di una mano per essere diffusi.]

ZomBitch!

name[ZomBitch!] image[https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYY9T4xMZe98rBdNfusZhjs3gw-TNMSQAHJoecFXJwrZZX7shHcbECfVXr7MeaSRkLlisIZBey_mgK2Tx2LXo3LzWs19se9fQ_PLOWCsbXBOoUBm2HqkF1cEFFoEpVPVavtVblz-Ip7KU/s151/dr.rockso.jpg] description[Colorito da Zombie, occhiaie da Zombie, si nutre di libri, fumetti, film-serie, musica, graphic e street-art senza sosta, come uno Zombie. Gli piacciono le robe creative, diverse, le robe da matti, il noir e lo humor nero. Lavora come copywriter e giornalista-editor, ma scrive su Zombie KB per infettare più vergini possibili con quest'implacabile Z-addiction...il suo motto? Fate piano con Zombie KB: there's no hope!]