I luoghi simbolo della nostra società o più semplicemente ciò che riconoscevamo come familiare adesso non hanno più lo stesso valore? In una situazione del genere le certezze tendono a venire meno e il rapporto con lo spazio circostante da simbiotico e rassicurante si fa alieno e pericoloso, ma credete veramente che la colpa sia soltanto della Catastrofe Zombie? Non nascondetevi alle vostre responsabilità, seguite il manuale a puntate per la pianificazione della risposta al rischio Zombie.
Incuriosito? seguici dopo l'insolito scontrino.
Sopravvivere ad uno Zombie Outbreak, questo è certamente il chiodo fisso di ogni appassionato di Living Dead che si rispetti, tutti noi abbiamo fantasticato e ci siamo consumati la testa a immaginare il rifugio più sicuro o le armi più efficaci contro i mangia cervello ma adesso, senza necessariamente abbandonare le vecchie e sane abitudini, è giunto comunque il momento di fare di più.
Cosa significa fare di più? Pensate agli Zombie di gran parte della filmografia, essi, anche se forse non proprio consapevolmente, adottano una strategia cooperativa dalla quale tutti traggono vantaggio, il gruppo di Zombie, l'orda ci ha abituato a performance molto elevate contro i singoli o i piccoli gruppi di sopravvissuti.
Da oggi con questa serie di articoli vogliamo sviluppare un tema di grandissima importanza, la pianificazione dell'emergenza, naturalmente in caso di uno Zombie Outbreak. Ma questa volta non sarà soltanto un esercizio di fantasia, coloro i quali ci seguiranno in questo percorso, potranno vedere applicati i reali modelli di pianificazione della protezione civile (anche se con qualche licenza non morta) e cooperare attraverso il web per poter rendere più sicuro il proprio Comune... ma solo contro gli Zombie naturalmente.
La premessa generale di questo percorso, cosi come per un vero piano di protezione civile, è quella di lavorare utilizzando soltanto le risorse reali. Ad esempio non è possibile per un Comune da solo, in caso di rischio esondazione, presidiare 5 ponti con 2 agenti di polizia municipale, come del resto non è pensabile avere in casa centinaia di chiodi e assi di legno a meno che non si viva dentro un Leroy Merlin.
In questo nostro primissimo appuntamento fisseremo gli obiettivi del piano per il rischio Zombie e definiremo i primi fondamenti del modello di pianificazione che riteniamo di dover applicare.
Parte I - Gli obiettivi
Per questa fase iniziale del processo pianificatorio si individuano, pur lasciando la porta aperta a novità e proposte magari formulate da voi, i seguenti obiettivi di massima:
Parte II - Il modello
Per modello si intende il paradigma all'interno del quale il nostro lavoro si muove, ma più delle parole chiarisce questo concetto la descrizione stessa di come abbiamo intenzione di operare. Per prima cosa la nostra pianificazione si baserà sugli scenari di rischio nazionali per la gestione di epidemie con agenti eziologici che richiedono il livello 4 di sicurezza (come ad esempio il famigerato ebola virus).
Non saranno affascinanti come i nostri amici Zombie, ma almeno ci forniscono modelli di diffusione e di risposta degli organismi, per alcuni aspetti similari.
Proseguiremo poi basandoci sulla capacità ipotetica di risposta all'evento di singoli cittadini o piccoli gruppi, senza il coinvolgimento delle Istituzioni (per queste, il discorso è più complesso ma vi assicuro che ci stiamo già lavorando e a breve avremo dei contributi quasi ufficiali da parte delle Istituzioni e delle Forze Armate).
Nella speranza di terminare il nostro piano, anche con il vostro prezioso contributo, prima dell'arrivo di un'orda di Zombie, vi aspettiamo al prossimo appuntamento quando cominceremo a fornirvi i primi materiali su cui lavorare.
Incuriosito? seguici dopo l'insolito scontrino.
Un'armeria al posto della Casa Bianca? (ipotetico scontrino non fiscale)
Sopravvivere ad uno Zombie Outbreak, questo è certamente il chiodo fisso di ogni appassionato di Living Dead che si rispetti, tutti noi abbiamo fantasticato e ci siamo consumati la testa a immaginare il rifugio più sicuro o le armi più efficaci contro i mangia cervello ma adesso, senza necessariamente abbandonare le vecchie e sane abitudini, è giunto comunque il momento di fare di più.
Cosa significa fare di più? Pensate agli Zombie di gran parte della filmografia, essi, anche se forse non proprio consapevolmente, adottano una strategia cooperativa dalla quale tutti traggono vantaggio, il gruppo di Zombie, l'orda ci ha abituato a performance molto elevate contro i singoli o i piccoli gruppi di sopravvissuti.
Da oggi con questa serie di articoli vogliamo sviluppare un tema di grandissima importanza, la pianificazione dell'emergenza, naturalmente in caso di uno Zombie Outbreak. Ma questa volta non sarà soltanto un esercizio di fantasia, coloro i quali ci seguiranno in questo percorso, potranno vedere applicati i reali modelli di pianificazione della protezione civile (anche se con qualche licenza non morta) e cooperare attraverso il web per poter rendere più sicuro il proprio Comune... ma solo contro gli Zombie naturalmente.
Un bel cartello per un Comune sicuro
La premessa generale di questo percorso, cosi come per un vero piano di protezione civile, è quella di lavorare utilizzando soltanto le risorse reali. Ad esempio non è possibile per un Comune da solo, in caso di rischio esondazione, presidiare 5 ponti con 2 agenti di polizia municipale, come del resto non è pensabile avere in casa centinaia di chiodi e assi di legno a meno che non si viva dentro un Leroy Merlin.
In questo nostro primissimo appuntamento fisseremo gli obiettivi del piano per il rischio Zombie e definiremo i primi fondamenti del modello di pianificazione che riteniamo di dover applicare.
Piano di protezione civile
Scenario di rischio: Zombie Outbreak
Scenario di rischio: Zombie Outbreak
Procedure operative per la prima risposta e l'autosoccorso della popolazione
Parte I - Gli obiettivi
Per questa fase iniziale del processo pianificatorio si individuano, pur lasciando la porta aperta a novità e proposte magari formulate da voi, i seguenti obiettivi di massima:
- Identificazione dei livelli di allerta e delle procedure di attivazione;
- Identificazione e mappatura dei luoghi di prima attesa e indicazioni per la loro messa in sicurezza (aree di attesa sicure);
- Individuazione e mappature delle strutture / aree in grado di accogliere e garantire la sicurezza della popolazione in caso di evento (aree di accoglienza);
- Individuazione delle strategie per il superamento dell'emergenza e per il ritorno alla normalità (magari non proprio quella di prima...)
Parte II - Il modello
Per modello si intende il paradigma all'interno del quale il nostro lavoro si muove, ma più delle parole chiarisce questo concetto la descrizione stessa di come abbiamo intenzione di operare. Per prima cosa la nostra pianificazione si baserà sugli scenari di rischio nazionali per la gestione di epidemie con agenti eziologici che richiedono il livello 4 di sicurezza (come ad esempio il famigerato ebola virus).
Il mio peluches di Ebola (il virus reale era troppo piccolo...)
Non saranno affascinanti come i nostri amici Zombie, ma almeno ci forniscono modelli di diffusione e di risposta degli organismi, per alcuni aspetti similari.
Proseguiremo poi basandoci sulla capacità ipotetica di risposta all'evento di singoli cittadini o piccoli gruppi, senza il coinvolgimento delle Istituzioni (per queste, il discorso è più complesso ma vi assicuro che ci stiamo già lavorando e a breve avremo dei contributi quasi ufficiali da parte delle Istituzioni e delle Forze Armate).
Nella speranza di terminare il nostro piano, anche con il vostro prezioso contributo, prima dell'arrivo di un'orda di Zombie, vi aspettiamo al prossimo appuntamento quando cominceremo a fornirvi i primi materiali su cui lavorare.