Direttamente dal sito ufficiale della serie The Walking Dead arrivano alcune informazioni rivelate dalla regista Gwyneth Horder-Payton. Il botta e risposta dopo il salto...
Continuano i bollettini settimanali dal set della seconda stagione di The Walking Dead. Ecco per voi la traduzione dell'ultima intervista pubblicata sul sito della AMC.
D: Abbiamo sentito parlare molto di una scena ambientata nell'autostrada intasata dal traffico. Come è stato prepararla?
Gwyneth Horder-Payton
Continuano i bollettini settimanali dal set della seconda stagione di The Walking Dead. Ecco per voi la traduzione dell'ultima intervista pubblicata sul sito della AMC.
D: Abbiamo sentito parlare molto di una scena ambientata nell'autostrada intasata dal traffico. Come è stato prepararla?
R: Sicuramente una sfida. Avevamo molte vignette per il tamponamento, con tutte le parti delle macchine attaccate, la gente sotto le auto che guardava altre persone sotto altre auto. Avevo già in mente un piano, da cui abbiamo creato un modello, ma una volta sul luogo dove girare dovevamo essere sicuri di riuscire a infilarci sotto le auto e quindi di aver preso quelle giuste. In pratica una combinazione tra il jeeppone della mamma stile USA e il camioncino da contadini.D: Hai diretto il 3° episodio della prima stagione che pravalentemente si svolgeva nel campo dei superstiti. Molte differenze rispetto ad ora?
R: Quello, è stato il sogno di ogni regista. Mi trovavo con 18 attori che non potevano andare nelle loro roulotte perché ci si metteva troppo tempo, quindi in pratica eravamo tutti assieme in un unico camper con una specie di impianto di aria condizionata che andava a momenti. Tutti noi eravamo seduti, ansimanti e sudaticci. Dopo cinque giorni il cast ha ceduto alla sindrome di Stoccolma e si è sentito molto dipendente da me. E' stata una bella esperienza di avvicinamento. L'episodio era uno dei più importanti della serie dove si indaga per capire le varie relazioni che intercorrono tra i personaggi.D: Hai diretto uno dei più spaventosi episodi della serie AMC "The Killing", ovvero il terzo "El Diablo". Che cosa ti rende così fedele all'horror?
R: Non so il reale motivo. E' molto strano. Quando ero piccola leggevo soprattutto i libri di Edgar Allan Poe, Agatha Christie che però non si possono considerare propriamente horror. Niente mi ha fatto credere che questa potesse diventare la mia carriera. Forse è perché voglio immaginare le persone nelle situazioni più estreme e vedere come reagiscono. Sicuramente mi piaccione le atmosfere dark e non mi dispiacerebbe trovarmi in una stanza circondata da corpi umani fatti a pezzi e mangiucchiati. Ho una splendida foto di uno Zombie che ho visto l'altra sera. Era una donna molto anziana seduta e ricoperta di morsi che stava lavorando a maglia. Sembrava una mamma in versione zombie.D: C'è qualcosa che ti spaventa?
R: Il comportamento della gente mi spaventa moltissimo. Chi non recita al meglio, sicuramente mi spaventa. Ma questo cast non fa cose di questo tipo. Credo che solitamente la gente cerchi di fare un buon lavoro. Ogni tanto però succede qualcos'altro..D: Qual è stato il momento più memorabile sul set?
R: Vediamo.. stavamo girando alcune scene impegnative dove veniva guidato il camper. C'erano alcuni ragazzi dell'equipe nel retro del camper, guidava Andy, che è un ottimo guidatore. Mentre si allontava velocemente dall'esplosione del dipartimento della ricerca per le malattie e ha dovuto sterzare violentemente. Noi eravamo dietro e tutto è diventato assurdo: tutto volava! L'addetto all'esplosioni è volato direttamente sopra al supervisore alla sceneggiatura!D: Che cosa ti ha insegnato TWD a proposito della sopravvivenza all'apocalisse?
R: Ciò che abbiamo scoperto è che quando improvvisamente ti ritrovi membro di un piccolo gruppo di persone che non può allontanarsi più di tanto, l'idea di pubblico e privato cambia. Le persone devono concedere un momento di privacy agli altri anche se si trovano un paio di metri lontano da loro. Quindi troviamo ad esempio Lori e Rick che vogliono stare un pò tra loro ma devono farlo all'interno del gruppo.D: Provi la stessa cosa sul set?
R: Domanda interessante! La struttura sociale della vita sul set non ha niente a che vedere con un'apocalisse post-Zombie. Ma la gente viene messa assieme per fare un film od una serie tv. Come regista, ne sono una parte e lavoro intensamente con queste persone per sette, anche otto giorni e alla fine ti ritrovi a confidare a loro già dal primo giorno segreti non confessati neanche ad alcuni tuoi amici. Succede. Devi cucire immediatamente un rapporto per affrontare sfide del genere. Dopodiché tutto finisce e in quanto regista è triste perché sai che potresti non vedere mai più alcuni di loro.[Fonte: AMCTV]