Dopo avervi dato in pasto la recensione de Il Grande Notturno di Ian Delacroix torniamo su questo piacevole titolo per proporvi un brano inedito che lo stesso autore regala in esclusiva ai lettori di Zombie KB. Chi avrà già letto il libro troverà nel racconto un differente punto di vista di un'importante scena della storia, per chi invece il libro non lo ha ancora letto sarà invece un'occasione per avvicinarsi a questo titolo. Buona lettura, dopo il salto...
Dal diario di un sopravvissuto
Dal diario di un sopravvissuto
Sesto San Giovanni, un tempo conosciuta per le sue industrie, non esiste più.[Fonte: Edizioni XII]
La Sesto che conoscevo è andata perduta. Ma quello che è successo oggi… no, non esistono parole per descriverlo. Quando sono usciti dal tunnel e la gente ha incominciato a morire. Cristo, non ho mai visto niente di simile.
Erano tanti, erano troppi. Non abbiamo capito subito cosa fossero, pensavamo a dei rifugiati, dei senza tetto, forse. Ma quando hanno iniziato a mordere la gente e a divorarla… è allora che è iniziato il delirio. Ho visto una bambina sbranata davanti ai miei occhi! Cristo Santo, una bambina!
La gente correva di qua e di là, urlavano tutti quanti, calpestavano quelli che erano caduti, indifferenti gli uni agli altri. Ma i morti… i morti erano troppi. Continuavano a essere vomitati dalla galleria. Sembravano non finire mai. Sono scappato sulle scale. Credo di aver calpestato qualcuno – per un momento ho sentito qualcosa di morbido sotto le scarpe, e un rumore, come di un ramo spezzato – non mi sono fermato. Non mi sono guardato indietro. Ho continuato ad avanzare, come in un sogno. Ho continuato a correre mentre il sangue mi schizzava attorno e imbrattava le pareti. Ho raggiunto il piano terra, ma i morti erano già arrivati anche lì.
Ho provato a nascondermi in uno sgabuzzino, ma loro… era come se sentissero dove eravamo. In un momento di confusione sono riuscito a raggiungere la superficie. Il sole, che sollievo il sole! Che poi, c’erano solo nuvole e il cielo era grigio, e il sole era solo un ricordo, ma uscire dalle gallerie… è stata una liberazione.
Poi, sono usciti anche i morti.
E la follia è continuata anche all’esterno.
Il piazzale si è trasformato in un mattatoio. I morti che circondavano la gente e la facevano a pezzi, senza rimorso, senza fermarsi nemmeno per un istante. Da dove traevano la loro energia?
Un camion ha sbandato e si è andato a schiantare contro… contro qualcosa. Qualcosa di grosso. Mi sembrava di essere chissà dove. Non stava succedendo davvero. Non nella mia città. Quella – l’immagine del camion – è stata l’ultima cosa che ho visto. Era nauseato, avevo paura, volevo solo andarmene di lì e dimenticare. Sono corso via, mentre la gente moriva attorno a me e chiedeva aiuto.
Adesso sono rinchiuso in casa. Ho abbassato le tapparelle e tengo la luce accesa. Il mio sole immaginario. Ho il televisore acceso, continuo a passare da un canale all’altro, per cercare qualche spiegazione dal notiziario. Ma non dicono niente. È come se il mondo, là fuori, non sapesse cosa sta succedendo qui…