Cosa succede quando il senso della misura, tipicamente british, sposa un film di Zombie? Succede quello che succede in Devil's Playground, produzione made in UK del 2010 caratterizzata da una certa aurea mediocritas: si sta esattamente a metà tra l'ottimo e il pessimo lavoro.
La recensione dopo il salto.
Partendo da un budget più che contenuto, la matricola alla regia Mark McQueen ha confezionato un prodotto che richiama il connazionale 28 giorni dopo, oltre i vari Resident Evil.
Scelta coraggiosa, ma forse non così saggia, perché non è mai facile confrontarsi con i veterani. E infatti Devil's Playground non brilla certo per inventiva o finezza, ma considerando il fatto che si tratta di un'opera prima non si può neanche parlare di "epic fail".
In Devil's Playground vediamo una Londra scossa dalla piaga Zombie, tutta colpa di una mega casa farmaceutica che sperimenta su 30'000 volontari un nuovo ricostituente, indovinate quale sarà il risultato... di questi 30'000 solo una ragazza non manifesta gli effetti collaterali, e dato che i suoi anticorpi potrebbero essere il segreto per la cura, un gruppo di survivor (tra cui il suo ex e l'addetto alla security della casa farmaceutica) capisce di dover salvare lei per salvare anche il proprio futuro. Se la speranza è l'ultima a morire, con umani ed ex tali bisognerà combattere all'ultimo sangue per vedere il domani.
Se già la trama non aggiunge né toglie niente di nuovo al genere, anche la caratterizzazione dei personaggi (tra cui l'inglesissimo Danny Dyer, che avrete già visto forse in Human Traffic e The Football Factory), gli scenari, i dialoghi, il trucco e gli effetti speciali in generale non si fanno notare per originalità e stile. Ok, ci può stare un minimo di critica nell'attribuire la responsabilità dell'infezione alla multinazionale che voleva creare una sorta di energy drink miracoloso. E grazie ai sopravvissuti in fuga fanno capolino valori come amicizia, amore, lealtà e pure i loro contrari, ma tutto rimane un po', come dire, nella media. Senza infamia e senza lode.
Lo stesso discorso vale per il fattore gore, né gli Zombie in sé né le killing-scene sono memorabili, gli infetti non sono proprio curatissimi nei dettagli (però sono super agili, fanno certi salti, che sia a causa del farmaco energy?!) ma tutto sommato il film non ne risente più di tanto. Non vi dico niente del finale, anche qui idem con patate.
Concludendo, non lo consiglierei a chi volesse avvicinarsi per la prima volta a uno Zombie-movie, ma considerando tutte le boiate recenti, molte delle quali prodotte con budget da molti più zeri di quello di Devil's Playground, ad un fan del genere non lo sconsiglierei affatto.
Di certo abbiamo tutti visto di meglio, ma sono ancora più certo che abbiamo visto tutti di peggio.
Scheda del film:
La recensione dopo il salto.
Devil's Playground, la locandina
Partendo da un budget più che contenuto, la matricola alla regia Mark McQueen ha confezionato un prodotto che richiama il connazionale 28 giorni dopo, oltre i vari Resident Evil.
Scelta coraggiosa, ma forse non così saggia, perché non è mai facile confrontarsi con i veterani. E infatti Devil's Playground non brilla certo per inventiva o finezza, ma considerando il fatto che si tratta di un'opera prima non si può neanche parlare di "epic fail".
Devil's Playground, uno dei trailer. Feeling stressed?
In Devil's Playground vediamo una Londra scossa dalla piaga Zombie, tutta colpa di una mega casa farmaceutica che sperimenta su 30'000 volontari un nuovo ricostituente, indovinate quale sarà il risultato... di questi 30'000 solo una ragazza non manifesta gli effetti collaterali, e dato che i suoi anticorpi potrebbero essere il segreto per la cura, un gruppo di survivor (tra cui il suo ex e l'addetto alla security della casa farmaceutica) capisce di dover salvare lei per salvare anche il proprio futuro. Se la speranza è l'ultima a morire, con umani ed ex tali bisognerà combattere all'ultimo sangue per vedere il domani.
Un polizzombie da Devil's Playground
Se già la trama non aggiunge né toglie niente di nuovo al genere, anche la caratterizzazione dei personaggi (tra cui l'inglesissimo Danny Dyer, che avrete già visto forse in Human Traffic e The Football Factory), gli scenari, i dialoghi, il trucco e gli effetti speciali in generale non si fanno notare per originalità e stile. Ok, ci può stare un minimo di critica nell'attribuire la responsabilità dell'infezione alla multinazionale che voleva creare una sorta di energy drink miracoloso. E grazie ai sopravvissuti in fuga fanno capolino valori come amicizia, amore, lealtà e pure i loro contrari, ma tutto rimane un po', come dire, nella media. Senza infamia e senza lode.
Infetto, afflitto e trafitto
Lo stesso discorso vale per il fattore gore, né gli Zombie in sé né le killing-scene sono memorabili, gli infetti non sono proprio curatissimi nei dettagli (però sono super agili, fanno certi salti, che sia a causa del farmaco energy?!) ma tutto sommato il film non ne risente più di tanto. Non vi dico niente del finale, anche qui idem con patate.
Concludendo, non lo consiglierei a chi volesse avvicinarsi per la prima volta a uno Zombie-movie, ma considerando tutte le boiate recenti, molte delle quali prodotte con budget da molti più zeri di quello di Devil's Playground, ad un fan del genere non lo sconsiglierei affatto.
Di certo abbiamo tutti visto di meglio, ma sono ancora più certo che abbiamo visto tutti di peggio.
Scheda del film:
Titolo originale: Devil's Playground Paese: Inghilterra Anno: 2010 Regia: Mark McQueen Produttore: Intandem, Black Blue, HMR Films Sceneggiatura: Bart Ruspoli Cast principale: Danny Dyer, Jaime Murray, MyAnna Buring, Craig Fairbrass Durata: 90 minuti Voto: 6/10 Classificazione Zombie: Tipologia: infetti |