Nell quarto appuntamento di questa rubrica troviamo Daryl, personaggio che vive nell'ombra e che spesso passa inosservato ma del quale il gruppo sembra non poter fare a meno nei momenti di necessità. Naturalmente dopo il salto...
Questo mondo è abbastanza uno schifo. Prima o dopo gli Zombie? Francamente, non è che ci sia molta differenza. Questo sembra essere il pensiero di Daryl, un personaggio che in entrambe le stagioni non ha mai goduto di un grande risalto come possono aver avuto invece i personaggi trattati nei precedenti appuntamenti (Shane, Dale e Rick). Eppure (suo malgrado?) più di una volta si è ritrovato ad essere un tassello fondamentale, una figura di cui il gruppo sembra non poter proprio fare a meno quando la situazione lo richiede.
L'inizio della serie è tutt'altro che semplice per lui. Il suo gruppo infatti è una ristrettissima cerchia di persone formata da lui ed il fratello, Merle, che vive insieme al gruppo principale, condividendone gli spazi più che altro, e con il quale ha veramente molto poco in comune. Una sorta di gruppo nel gruppo, per intenderci. E come se ciò non bastasse, Daryl sembra avere poco in comune persino all'interno del suo stessa micro comunità, in cui l'unico vero legame sembra essere la sola parentela. Diviene dunque facile comprendere il motivo per cui i rapporti tra Daryl e Rick si fanno tesi sin dall'arrivo di quest'ultimo al campo. Il loro primo incontro avviene infatti per comunicargli che il fratello è stato ammanettato ed abbandonato in una città piena di Zombie. Non basterà la missione di recupero suicida e senza alcun esito portata avanti da Rick a placare l'ira di Daryl, rimasto ora davvero solo. O lo era già, in realtà?
Daryl infatti è un personaggio controverso, molto chiuso ed enigmatico, naturalmente predisposto alla solitudine. Eppure talvolta, più dalle parole non dette che da altro, già nella prima stagione dove in realtà è molto poco presente, a tratti sembra che questa solitudine sia auto indotta... più che una vera vocazione sembra quasi un fardello.
Con la scomparsa di Merle ed il fallimento della missione di ricerca non c'è più nulla che leghi Daryl al gruppo. Se a questo si aggiungono le sue abilità di sopravvienza, l'abilità nella caccia ed altre qualità di questo genere, viene facile pensare che il rapporto tra Daryl ed il resto del gruppo sia destinato ad avere vita breve. Ma invece è proprio il contrario. A questo punto allora vien da sè che, una volta scelto di rimanere col gruppo, il suo scopo sia quello di far parte di una comunità, forse l'ultima rimasta nel raggio di chissà quante miglia... ed ancora una volta non è così. Daryl infatti da questa comunità si estranea completamente, vive isolato dagli altri, non partecipa alle loro scelte, non lega con loro e non mostra l'intenzione di volerlo fare.
Gli unici momenti di contatto avvengono quando delle sue abilità non se ne può proprio fare a meno, allora, a malincuore, si unisce agli altri. In pratica si auto esilia, tornando semplicemente come in principio a condividerne gli spazi. La prima stagione di Daryl si conclude quindi con questa domanda: perchè restare col gruppo quando palesemente non lo vuoi e non ne hai bisogno? La risposta è semplice quanto spiazzante. Non li abbandona perchè, forse, è proprio il gruppo ad aver bisogno di lui...
Nella seconda stagione accade però qualcosa che cambierà Daryl, la scomparsa della piccola Sophia. Sebbene infatti alle ricerche prenda parte tutto il gruppo, quello sicuramente più attivo in tal senso sarà proprio lui. Non che ci fosse un particolare legame tra lui e la bambina ma questa perdita risveglia in Daryl qualcosa che lo porta a mutare il suo modo di vedere le cose. Al di là dell'impegno profuso nelle ricerche, infatti, assistiamo ad un'evoluzione che lo porta ad avvicinarsi al gruppo stesso, a partire dalla collaborazione con Rick col quale, davanti a questa tragedia, sembra che gli antichi contrasti si siano sopitamente risolti sino ad arrivare a Carol, la madre della bambina, la quale man mano che passa il tempo sembra l'unica in grado di farlo aprire.
Il suo cinico mondo fatto di distanze e indifferenze nei confronti delle persone viene intaccato dalla scomparsa di una creatura innocente che si trova ora nel bosco, sola come troppo a lungo lui lo è stato ed indifesa. Ma per Daryl dietro questa ricerca c'è molto di più di una bambina persa nel bosco. C'è una ragione. Una motivazione. Se tutte le sue azioni per il gruppo sino ad ora erano infatti abbastanza forzate, questa volta per lui c'è davvero qualcosa da fare, qualcosa in cui credere.
Metterà a rischio la sua stessa vita in questa missione, e non a caso è proprio in quel momento che, quando ha toccato il fondo (non solo del crepaccio in cui è caduto), vedrà un'allucinazione del fratello, riflesso del subconscio di un mondo che pian piano si sta allontanando da lui, forse perchè non gli è mai realmente appartenuto, sebbene l'abbia spesso usato come scudo. E questo mondo gli rinfaccerà l'inutilità delle sue azioni, gli rinfaccerà tutte le sue presunte debolezze. Non solo la sua vita messa a rischio per questa bambina, per quella donna, ma soprattutto il suo servilismo nei confronti dell'uomo che ha ucciso il fratello: Rick.
Ancora una volta sarà questo mondo a salvargli la pellaccia, a dargli la forza per uscire dal crepaccio, a dargli la conferma di poter contare solo sulle sue forze, ma questa volta sarà l'ultima. Questo non è infatti un discorso, ma un addio. Da questo "incontro" ne uscirà un Daryl nuovo. A mano a mano che le speranze di Carol di ritrovare la figlia ancora viva si affievoliscono, sorprendentemente è proprio Daryl a darle fiducia, coraggio, a darle una forza che sembra mancarle. Perchè Sophia è ancora viva. Sophia deve essere ancora viva. Sophia è morta.
Questo è un duro colpo per Daryl che, come un animale ferito, tornerà immediatamente a chiudersi a riccio, se possibile, più di quanto non lo fosse prima della scomparsa della bambina. Paradossalmente questo ritrovamento sconvolge più in profondità lui che la madre della bambina stessa, la quale infatti nel vedere il tracollo di Daryl, cercherà di sostenerlo e restituirgli quella forza che da lui ha ricevuto quando è a lei ch'è mancata. Ma Daryl non è come lei, purtroppo, e tale è la delusione nel suo fallimento che non solo rifiuterà quest'aiuto, ma addirittura comincerà a trattare Carol in maniera cinica, quasi brutale. No, non c'è cattiveria nelle sue parole, non c'è cattiveria nei suoi gesti... E se ce n'è, non è a Carol che è rivolta ma a sè stesso.
Quest'atteggiamento è un'autodifesa con la quale Daryl cerca di isolarsi in modo da non rischiare di venire nuovamente ferito, la sua punizione per essersi illuso. Le sue parole non gli vengono dal cuore, ma dalla paura, la paura di non essere più solo... E mosso da questa paura dà il peggio di sè per allontanare la donna. Il suo vecchio mondo è tornato. No, non era un addio. L'avevi solo accantonato in un angolo buio affinchè potessi non vederlo, ma non gli hai detto addio. Non puoi dirgli addio. E' parte di te, è quello che sei. Rassegnati Daryl. Ma non aveva fatto i conti con una persona, che questo discorso pare averlo sentito e non è disposta ad accettarlo, dimostrando una forza insospettabile: Carol. Non importa quanto dure saranno le sue parole, non importa quanto dure saranno le sue azioni, lei incasserà. E soffrirà. Se lui ha bisogno di questo, per quanto doloroso possa essere, è questo che lei gli darà. Una seconda guancia su cui scaricare i suoi pugni. E la cosa funziona.
Tutto questo percorso servirà a Daryl per comprendere due cose. La prima è che è vero, quella parte di lui non può abbandonarla. La seconda è che non è l'unica parte di lui. La crisalide che ne esce è un Daryl che sa scendere a compromessi con sè stesso, un Daryl equilibrato che è finalmente pronto a fare la sua parte non nel gruppo, bensì nel mondo, nella sua vita. Non è più l'ombra delle sue insicurezze, non è più la visione che aveva di lui suo fratello. Ora è pronto. Ora è Daryl.
Questo mondo è abbastanza uno schifo. Prima o dopo gli Zombie? Francamente, non è che ci sia molta differenza. Questo sembra essere il pensiero di Daryl, un personaggio che in entrambe le stagioni non ha mai goduto di un grande risalto come possono aver avuto invece i personaggi trattati nei precedenti appuntamenti (Shane, Dale e Rick). Eppure (suo malgrado?) più di una volta si è ritrovato ad essere un tassello fondamentale, una figura di cui il gruppo sembra non poter proprio fare a meno quando la situazione lo richiede.
L'inizio della serie è tutt'altro che semplice per lui. Il suo gruppo infatti è una ristrettissima cerchia di persone formata da lui ed il fratello, Merle, che vive insieme al gruppo principale, condividendone gli spazi più che altro, e con il quale ha veramente molto poco in comune. Una sorta di gruppo nel gruppo, per intenderci. E come se ciò non bastasse, Daryl sembra avere poco in comune persino all'interno del suo stessa micro comunità, in cui l'unico vero legame sembra essere la sola parentela. Diviene dunque facile comprendere il motivo per cui i rapporti tra Daryl e Rick si fanno tesi sin dall'arrivo di quest'ultimo al campo. Il loro primo incontro avviene infatti per comunicargli che il fratello è stato ammanettato ed abbandonato in una città piena di Zombie. Non basterà la missione di recupero suicida e senza alcun esito portata avanti da Rick a placare l'ira di Daryl, rimasto ora davvero solo. O lo era già, in realtà?
Daryl infatti è un personaggio controverso, molto chiuso ed enigmatico, naturalmente predisposto alla solitudine. Eppure talvolta, più dalle parole non dette che da altro, già nella prima stagione dove in realtà è molto poco presente, a tratti sembra che questa solitudine sia auto indotta... più che una vera vocazione sembra quasi un fardello.
Con la scomparsa di Merle ed il fallimento della missione di ricerca non c'è più nulla che leghi Daryl al gruppo. Se a questo si aggiungono le sue abilità di sopravvienza, l'abilità nella caccia ed altre qualità di questo genere, viene facile pensare che il rapporto tra Daryl ed il resto del gruppo sia destinato ad avere vita breve. Ma invece è proprio il contrario. A questo punto allora vien da sè che, una volta scelto di rimanere col gruppo, il suo scopo sia quello di far parte di una comunità, forse l'ultima rimasta nel raggio di chissà quante miglia... ed ancora una volta non è così. Daryl infatti da questa comunità si estranea completamente, vive isolato dagli altri, non partecipa alle loro scelte, non lega con loro e non mostra l'intenzione di volerlo fare.
Gli unici momenti di contatto avvengono quando delle sue abilità non se ne può proprio fare a meno, allora, a malincuore, si unisce agli altri. In pratica si auto esilia, tornando semplicemente come in principio a condividerne gli spazi. La prima stagione di Daryl si conclude quindi con questa domanda: perchè restare col gruppo quando palesemente non lo vuoi e non ne hai bisogno? La risposta è semplice quanto spiazzante. Non li abbandona perchè, forse, è proprio il gruppo ad aver bisogno di lui...
Nella seconda stagione accade però qualcosa che cambierà Daryl, la scomparsa della piccola Sophia. Sebbene infatti alle ricerche prenda parte tutto il gruppo, quello sicuramente più attivo in tal senso sarà proprio lui. Non che ci fosse un particolare legame tra lui e la bambina ma questa perdita risveglia in Daryl qualcosa che lo porta a mutare il suo modo di vedere le cose. Al di là dell'impegno profuso nelle ricerche, infatti, assistiamo ad un'evoluzione che lo porta ad avvicinarsi al gruppo stesso, a partire dalla collaborazione con Rick col quale, davanti a questa tragedia, sembra che gli antichi contrasti si siano sopitamente risolti sino ad arrivare a Carol, la madre della bambina, la quale man mano che passa il tempo sembra l'unica in grado di farlo aprire.
Il suo cinico mondo fatto di distanze e indifferenze nei confronti delle persone viene intaccato dalla scomparsa di una creatura innocente che si trova ora nel bosco, sola come troppo a lungo lui lo è stato ed indifesa. Ma per Daryl dietro questa ricerca c'è molto di più di una bambina persa nel bosco. C'è una ragione. Una motivazione. Se tutte le sue azioni per il gruppo sino ad ora erano infatti abbastanza forzate, questa volta per lui c'è davvero qualcosa da fare, qualcosa in cui credere.
Metterà a rischio la sua stessa vita in questa missione, e non a caso è proprio in quel momento che, quando ha toccato il fondo (non solo del crepaccio in cui è caduto), vedrà un'allucinazione del fratello, riflesso del subconscio di un mondo che pian piano si sta allontanando da lui, forse perchè non gli è mai realmente appartenuto, sebbene l'abbia spesso usato come scudo. E questo mondo gli rinfaccerà l'inutilità delle sue azioni, gli rinfaccerà tutte le sue presunte debolezze. Non solo la sua vita messa a rischio per questa bambina, per quella donna, ma soprattutto il suo servilismo nei confronti dell'uomo che ha ucciso il fratello: Rick.
Ancora una volta sarà questo mondo a salvargli la pellaccia, a dargli la forza per uscire dal crepaccio, a dargli la conferma di poter contare solo sulle sue forze, ma questa volta sarà l'ultima. Questo non è infatti un discorso, ma un addio. Da questo "incontro" ne uscirà un Daryl nuovo. A mano a mano che le speranze di Carol di ritrovare la figlia ancora viva si affievoliscono, sorprendentemente è proprio Daryl a darle fiducia, coraggio, a darle una forza che sembra mancarle. Perchè Sophia è ancora viva. Sophia deve essere ancora viva. Sophia è morta.
Questo è un duro colpo per Daryl che, come un animale ferito, tornerà immediatamente a chiudersi a riccio, se possibile, più di quanto non lo fosse prima della scomparsa della bambina. Paradossalmente questo ritrovamento sconvolge più in profondità lui che la madre della bambina stessa, la quale infatti nel vedere il tracollo di Daryl, cercherà di sostenerlo e restituirgli quella forza che da lui ha ricevuto quando è a lei ch'è mancata. Ma Daryl non è come lei, purtroppo, e tale è la delusione nel suo fallimento che non solo rifiuterà quest'aiuto, ma addirittura comincerà a trattare Carol in maniera cinica, quasi brutale. No, non c'è cattiveria nelle sue parole, non c'è cattiveria nei suoi gesti... E se ce n'è, non è a Carol che è rivolta ma a sè stesso.
Quest'atteggiamento è un'autodifesa con la quale Daryl cerca di isolarsi in modo da non rischiare di venire nuovamente ferito, la sua punizione per essersi illuso. Le sue parole non gli vengono dal cuore, ma dalla paura, la paura di non essere più solo... E mosso da questa paura dà il peggio di sè per allontanare la donna. Il suo vecchio mondo è tornato. No, non era un addio. L'avevi solo accantonato in un angolo buio affinchè potessi non vederlo, ma non gli hai detto addio. Non puoi dirgli addio. E' parte di te, è quello che sei. Rassegnati Daryl. Ma non aveva fatto i conti con una persona, che questo discorso pare averlo sentito e non è disposta ad accettarlo, dimostrando una forza insospettabile: Carol. Non importa quanto dure saranno le sue parole, non importa quanto dure saranno le sue azioni, lei incasserà. E soffrirà. Se lui ha bisogno di questo, per quanto doloroso possa essere, è questo che lei gli darà. Una seconda guancia su cui scaricare i suoi pugni. E la cosa funziona.
Tutto questo percorso servirà a Daryl per comprendere due cose. La prima è che è vero, quella parte di lui non può abbandonarla. La seconda è che non è l'unica parte di lui. La crisalide che ne esce è un Daryl che sa scendere a compromessi con sè stesso, un Daryl equilibrato che è finalmente pronto a fare la sua parte non nel gruppo, bensì nel mondo, nella sua vita. Non è più l'ombra delle sue insicurezze, non è più la visione che aveva di lui suo fratello. Ora è pronto. Ora è Daryl.
"Io ero più piccolo quando mi persi. Nove giorni nel bosco a mangiare bacche e pulirmi il culo con foglie di quercia velenose."
Daryl Dixon