Tirate fuori gli scheletri dall'armadio per eccellenza, unheimlich tatuato sulla genealogia horror tedesca, e se vi avanzano anche un buon numero di armi da fuoco. Le brigate più feroci del nazismo, le SS ‘Totenkopf’, sono tornate. E alla faccia di qualsiasi revisionismo hanno tutta l’aria di voler dare una lezione, storica e non, a chi ha intenzione di fare troppo lo sbruffone in casa d’altri. La trama e la recensione del film dopo il salto.
La trama non brilla per originalità. Siamo in un punto imprecisato dell’est europeo. Una comitiva di mercenari viene ingaggiata dall’ingegnere di alcuni misteriosi finanziatori per un'impresa di ricerca in un vecchio bunker nazista. Troveranno ad attenderli i residui d'un passato dimenticabile, specie di superuomini nietzschiani, ovviamente nazisti, né vivi né morti, ma immanentemente intrappolati nel tempo e nello spazio oltreché nelle divise…
Brillante Zombie movie d'atmosfera di stampo militare sulla scia di numerosi epigoni: ibernati in Dead snow, in debito d’ossigeno (ma ancora biondissimi) nei mari di Shock waves, questa volta finiscono sepolti in un bunker piuttosto vivace nonostante l’età e il riciclo dell’idea (già vista in Deathwatch e lo stesso The bunker).
Tutto sommato, però, il film funziona. Eccome. Il regista Steve Barker riesce a creare un clima malaticcio di tensione grazie a una sceneggiatura che parte bene e nasconde l’evidenza dei difetti nel modo migliore. Il risultato è questo Outpost, onesto horror di assedio, sobrio sia nella messa in scena che nel gore. La produzione è casalinga, girato e finanziato da una coppia scozzese di Glasgow, eppure ha l’enorme pregio di apparire come il film di una major. Tanto che la Sony, fiutando l’affare, ne ha messa sotto le grinfie la distribuzione.
Tra caratteri ipercollaudati (il duro, il cinico, il religioso, tutti interpretati in modo discreto e convincente), e Ray Stevenson che fa le prove generali per Il Punitore nei panni del leader dei mercenari, il film viene sostenuto da una confezione dignitosa. La glaciale fotografia (una volta tanto funzionale al testo nelle sue rielaborazioni cromatiche) ed alcuni momenti di tensione decisamente non male fanno il resto, riuscendo a bypassare d’un balzo le limitazioni di budget per allestire comunque un buon horror-war movie.
Forse non avrebbe guastato un po’ di diaframma in più nei momenti più decisi, dove il buio e le misteriose tenebre intimidiscono oltremisura la componente horror, ma i veri assi nella manica di Barker sono da ricercare altrove: il filmino di propaganda nazi/documentario d’epoca con tanto di super soldati creati in laboratorio che marciano entusiasticamente sul mondo fino alle porte di Washington è splendido. Lo sguardo del redivivo capitano delle SS, freddo e vuoto, disturba in modo reale. Le apparizioni son et lumière fra gli alberi, con le sagome e le ombre dei soldati Zombie, rialza la ansia quanto la sinfonia n. 9 di Beethoven che giganteggia tra i cunicoli del sotterraneo.
Ottimi e bel calibrati infine i richiami ‘storici’ riguardanti il mito del supersoldato nazista, vera chimera delle SS di Himmler, mutuata in modo sottile dal videogioco Wolfenstein, la teoria dei campi unificati di Einstein e l’esperimento di Filadelfia… per gli appassionati di mistero in salsa zombie, il menù è servito.
Scheda del film:
La locandina di Outpost: Zombie e nazisti, un feeling molto stretto
La trama non brilla per originalità. Siamo in un punto imprecisato dell’est europeo. Una comitiva di mercenari viene ingaggiata dall’ingegnere di alcuni misteriosi finanziatori per un'impresa di ricerca in un vecchio bunker nazista. Troveranno ad attenderli i residui d'un passato dimenticabile, specie di superuomini nietzschiani, ovviamente nazisti, né vivi né morti, ma immanentemente intrappolati nel tempo e nello spazio oltreché nelle divise…
A volte l'armamento pesante e l'attrezzatura tecnologica non serve... |
Tutto sommato, però, il film funziona. Eccome. Il regista Steve Barker riesce a creare un clima malaticcio di tensione grazie a una sceneggiatura che parte bene e nasconde l’evidenza dei difetti nel modo migliore. Il risultato è questo Outpost, onesto horror di assedio, sobrio sia nella messa in scena che nel gore. La produzione è casalinga, girato e finanziato da una coppia scozzese di Glasgow, eppure ha l’enorme pregio di apparire come il film di una major. Tanto che la Sony, fiutando l’affare, ne ha messa sotto le grinfie la distribuzione.
La partita a scacchi con il morto: tra poco sarà più vivo che mai |
Tra caratteri ipercollaudati (il duro, il cinico, il religioso, tutti interpretati in modo discreto e convincente), e Ray Stevenson che fa le prove generali per Il Punitore nei panni del leader dei mercenari, il film viene sostenuto da una confezione dignitosa. La glaciale fotografia (una volta tanto funzionale al testo nelle sue rielaborazioni cromatiche) ed alcuni momenti di tensione decisamente non male fanno il resto, riuscendo a bypassare d’un balzo le limitazioni di budget per allestire comunque un buon horror-war movie.
Forse non avrebbe guastato un po’ di diaframma in più nei momenti più decisi, dove il buio e le misteriose tenebre intimidiscono oltremisura la componente horror, ma i veri assi nella manica di Barker sono da ricercare altrove: il filmino di propaganda nazi/documentario d’epoca con tanto di super soldati creati in laboratorio che marciano entusiasticamente sul mondo fino alle porte di Washington è splendido. Lo sguardo del redivivo capitano delle SS, freddo e vuoto, disturba in modo reale. Le apparizioni son et lumière fra gli alberi, con le sagome e le ombre dei soldati Zombie, rialza la ansia quanto la sinfonia n. 9 di Beethoven che giganteggia tra i cunicoli del sotterraneo.
Uno Zombie di Outpost: cappotto lungo, elmetto inconfondibile, inarrestabile |
Il trailer del film Outpost
Scheda del film:
Titolo originale: Outpost Paese: Gran Bretagna Anno: 2008 Regia: Steve barker Cast principale: Ray Stevenson, Richard Brake, Julian Wadham, Paul Blair, Brett Fancy, Enoch Frost, Julian Rivett Durata: 90 minuti Voto: 7/10 Classificazione Zombie: Tipologia: non-morti |