Amici, è da poco uscito il numero 7 di I Am A Hero, sorpresa! E nessuna sorpresa, amici: anche questo volume si conferma una bomba, come i suoi fratellini, tutti figli del folle genio Kengo Hanazawa. Un mostro davvero...
Il consueto appuntamento con le informazioni-infezioni non spoilerate e un bel po' d'immagini dopo il salto (come quello dello ZQN in questo numero, e chi ha orecchie per intendere intenda!).
Dopo l'ultima volta, avevamo lasciato Hideo in fuga con Araki e Hiromi, e lo ri-troviamo in compagnia di un gruppetto di survivor accampati sui tetti di una cittadina. Attraverso di loro, Hanazawa c'illustra le dinamiche che animano il gruppo (in generale) quando si tratta di autoconservazione: la necessità, la leadership, l'etica, la diffidenza, la violenza. Tutto con la solita maestria narrativa e maniacale cura dei fini dettagli che costruiscono quest'assurda storia verosimilissima.
Come Hanazawa sapientemente c'aveva fatto sospettare nel vol.6 di I Am A Hero, il protagonista accenna qualche passo verso quell'eroismo che dà il titolo al seinen. Qualcosa smuove la coscienza di Hideo, più sicuro di sé anche se non ancora "pronto", e qualcosa lo porta addirittura a partecipare all'azione, oltre che ad usare il proprio cervello per aver ragione di situazioni scomode. Lentamente il nostro mangaka dà prova del proprio, limitatissimo (ma efficace), eroismo (dovrà salvare un'altra ragazza, trovando tempo per pensare alla sua ex...), una volta, tra l'altro, lasciandosi scappare una battuta-omaggio a Resident Evil in una location-omaggio a Romero! Hero non suona più come in una fantasia.
E parlando di realtà, in questo numero, Hanazawa abbandona le inquadrature da cinema-fotografia cui c'aveva abituato nelle vignette dei primi, ma ci regala suggestive riprese in prima persona, scaraventandoci nella storia insieme agli altri improvvisati eroi della sopravvivenza quotidiana. Le pagine in cui vedremo la scena attraverso le diverse maschere-caschi dei survivor sono da paura, così come quando proveremo la visuale distorta degli ZQN (gli infetti) giapponesi. Hanazawa riesce ad essere eloquente anche solo con un impercettibile accigliamento di uno dei suoi personaggi, o con l'ultimo gesto-routine ripetuto random dalle sue creature. Lascia senza parole. E se non è geniale questa capacità... e che dire di suspence e azione?
Una novità nella storia, ma niente di sicuro (come sempre in I Am A Hero), potrebbe essere il fatto che non tutti gli ZQN siano decerebrati, e per quanto alcuni sembrino i soliti affamati di carne umana, altri invece parrebbero mostrare "un po' più di cervello" (è un ossimoro, lo so), qualche attività cognitiva e qualche reazione ponderata al nuovo habitat naturale. Ovviamente, anche tutto ciò Hanazawa ce lo fa capire con uno stile e un'eleganza impareggiabili, di certo frutto di una spropositata cultura tra libri, film, fumetti e chissà cos'altro. Nonostante sia abbastanza giovane, Hanazawa dimostra un'agilissima abilità nel tessere la trama (non credo sia un caso se qualche personaggio sia momentaneamente da parte), qualcosa che molti autori raggiungono solo dopo anni d'esperienza. E mica tutti ce la fanno...
In conclusione, anche stavolta, non mi resta che indirizzarvi al sito della GP, che non smetterò mai di ringraziare per questa manna dal cielo; I Am A Hero è uno dei manga più bizzarri e malati che abbia mai letto! Colpi di scena e colpi di genio ogni capitolo, se non avete paura che il vostro coinquilino vi senta ansimare per il pathos o ridere da solo dall'altra stanza, allora correte subito a comprare il capolavoro di Hanazawa e non ascoltate chi dice che è noioso, lui è noioso!
Il consueto appuntamento con le informazioni-infezioni non spoilerate e un bel po' d'immagini dopo il salto (come quello dello ZQN in questo numero, e chi ha orecchie per intendere intenda!).
Dopo l'ultima volta, avevamo lasciato Hideo in fuga con Araki e Hiromi, e lo ri-troviamo in compagnia di un gruppetto di survivor accampati sui tetti di una cittadina. Attraverso di loro, Hanazawa c'illustra le dinamiche che animano il gruppo (in generale) quando si tratta di autoconservazione: la necessità, la leadership, l'etica, la diffidenza, la violenza. Tutto con la solita maestria narrativa e maniacale cura dei fini dettagli che costruiscono quest'assurda storia verosimilissima.
Come Hanazawa sapientemente c'aveva fatto sospettare nel vol.6 di I Am A Hero, il protagonista accenna qualche passo verso quell'eroismo che dà il titolo al seinen. Qualcosa smuove la coscienza di Hideo, più sicuro di sé anche se non ancora "pronto", e qualcosa lo porta addirittura a partecipare all'azione, oltre che ad usare il proprio cervello per aver ragione di situazioni scomode. Lentamente il nostro mangaka dà prova del proprio, limitatissimo (ma efficace), eroismo (dovrà salvare un'altra ragazza, trovando tempo per pensare alla sua ex...), una volta, tra l'altro, lasciandosi scappare una battuta-omaggio a Resident Evil in una location-omaggio a Romero! Hero non suona più come in una fantasia.
E parlando di realtà, in questo numero, Hanazawa abbandona le inquadrature da cinema-fotografia cui c'aveva abituato nelle vignette dei primi, ma ci regala suggestive riprese in prima persona, scaraventandoci nella storia insieme agli altri improvvisati eroi della sopravvivenza quotidiana. Le pagine in cui vedremo la scena attraverso le diverse maschere-caschi dei survivor sono da paura, così come quando proveremo la visuale distorta degli ZQN (gli infetti) giapponesi. Hanazawa riesce ad essere eloquente anche solo con un impercettibile accigliamento di uno dei suoi personaggi, o con l'ultimo gesto-routine ripetuto random dalle sue creature. Lascia senza parole. E se non è geniale questa capacità... e che dire di suspence e azione?
Una novità nella storia, ma niente di sicuro (come sempre in I Am A Hero), potrebbe essere il fatto che non tutti gli ZQN siano decerebrati, e per quanto alcuni sembrino i soliti affamati di carne umana, altri invece parrebbero mostrare "un po' più di cervello" (è un ossimoro, lo so), qualche attività cognitiva e qualche reazione ponderata al nuovo habitat naturale. Ovviamente, anche tutto ciò Hanazawa ce lo fa capire con uno stile e un'eleganza impareggiabili, di certo frutto di una spropositata cultura tra libri, film, fumetti e chissà cos'altro. Nonostante sia abbastanza giovane, Hanazawa dimostra un'agilissima abilità nel tessere la trama (non credo sia un caso se qualche personaggio sia momentaneamente da parte), qualcosa che molti autori raggiungono solo dopo anni d'esperienza. E mica tutti ce la fanno...
In conclusione, anche stavolta, non mi resta che indirizzarvi al sito della GP, che non smetterò mai di ringraziare per questa manna dal cielo; I Am A Hero è uno dei manga più bizzarri e malati che abbia mai letto! Colpi di scena e colpi di genio ogni capitolo, se non avete paura che il vostro coinquilino vi senta ansimare per il pathos o ridere da solo dall'altra stanza, allora correte subito a comprare il capolavoro di Hanazawa e non ascoltate chi dice che è noioso, lui è noioso!