Alcuni archeologi in Siria hanno fatto una scoperta che li ha lasciati nel dubbio: un grappolo di teschi dell'età della pietra sepolti in frantumi e, ordinatamente, separati dai rispettivi corpi... un'antica usanza da culto dei morti o una vecchia (ma sempre buona) precauzione scaramantica? Tutti i dettagli, foto comprese, dopo il salto.
Prima che pensiate male, non sarò certo io, dopo il post-smentita sui sali da bagno, a lanciare l'allarme "Zombie Outbreak neolitico"; vi riporto solo la news così com'è, con le dichiarazioni dei protagonisti. La notizia è questa: rinvenuti in Siria una decina di teschi di 10.000 anni fa, sepolti decapitati nei pressi di un accampamento, avevano tutti le ossa frontali del cranio spaccate con forza. Juan José Ibañez dello 'Spanish National Research Council in Barcelona' ha una teoria: "La scoperta potrebbe suggerire che gli uomini dell'età della pietra temessero che i morti giovani potessero essere una minaccia per i vivi". Vi dice niente?
E infatti i test effettuati dagli scienziati hanno rivelato che le ossa appartenevano a maschi di età tra i 18-30 (eccezion fatta per il teschio di un bambino, l'unico non spaccato). "Nessuno sa perché seppellissero le ossa" continua JJ Ibañez, "forse era un culto ancestrale, una specie di cementificatore sociale (l'uomo aveva appena iniziato a convivere)", ma tornando ai teschi aggiunge che "c'era un modello ricorrente nelle fratture, non c'era segno di tagli (ma di colpi di pietra), e tutti i teschi presentavano mandibola e cranio superiore, mentre mancavano tutti delle ossa frontali della faccia" (American Journal of Physical Anthropology, DOI: 10.1002/ajpa.22111). Se ve ne intendete, questi sono i resti:
Ibañez racconta che l'uomo primitivo avrebbe potuto seppellire i morti vicino alle proprie abitazioni per venerazione, o affinché i morti interagissero coi vivi (si ipotizza addirittura che pensavano di poter così assorbire la forza dei defunti), ma resta un mistero il motivo delle fratture dei teschi post-mortem. Non è della stessa idea, invece, Stuart Campbell dell'Università di Manchester. Per lui la spaccatura del cranio all'altezza del viso, in pieno volto, è un chiaro segnale della volontà di occultare l'identità del defunto, in chiave preventiva (torna il timore del giovane morto come minaccia). Ed è d'accordo con lui anche Liv Nilsson Stutz, dell'Università Emory di Atlanta, che afferma "Il rompere le ossa della faccia potrebbe essere un modo per separare il defunto dai vivi".
Se pensate a quello che avete letto nel manuale di sopravvivenza di Max Brooks, allora probabilmente so già che spiegazione vi siete dati a riguardo (e in effetti, anche nei casi di presunto vampirismo si registravano pratiche analoghe)... ma prima di gridare al primissimo Zombie Outbreak della storia, aspettiamo di vedere se a breve gli archeologi ci sapranno dire di più!
[Fonte: Archaeology Daily]
Prima che pensiate male, non sarò certo io, dopo il post-smentita sui sali da bagno, a lanciare l'allarme "Zombie Outbreak neolitico"; vi riporto solo la news così com'è, con le dichiarazioni dei protagonisti. La notizia è questa: rinvenuti in Siria una decina di teschi di 10.000 anni fa, sepolti decapitati nei pressi di un accampamento, avevano tutti le ossa frontali del cranio spaccate con forza. Juan José Ibañez dello 'Spanish National Research Council in Barcelona' ha una teoria: "La scoperta potrebbe suggerire che gli uomini dell'età della pietra temessero che i morti giovani potessero essere una minaccia per i vivi". Vi dice niente?
E infatti i test effettuati dagli scienziati hanno rivelato che le ossa appartenevano a maschi di età tra i 18-30 (eccezion fatta per il teschio di un bambino, l'unico non spaccato). "Nessuno sa perché seppellissero le ossa" continua JJ Ibañez, "forse era un culto ancestrale, una specie di cementificatore sociale (l'uomo aveva appena iniziato a convivere)", ma tornando ai teschi aggiunge che "c'era un modello ricorrente nelle fratture, non c'era segno di tagli (ma di colpi di pietra), e tutti i teschi presentavano mandibola e cranio superiore, mentre mancavano tutti delle ossa frontali della faccia" (American Journal of Physical Anthropology, DOI: 10.1002/ajpa.22111). Se ve ne intendete, questi sono i resti:
Ibañez racconta che l'uomo primitivo avrebbe potuto seppellire i morti vicino alle proprie abitazioni per venerazione, o affinché i morti interagissero coi vivi (si ipotizza addirittura che pensavano di poter così assorbire la forza dei defunti), ma resta un mistero il motivo delle fratture dei teschi post-mortem. Non è della stessa idea, invece, Stuart Campbell dell'Università di Manchester. Per lui la spaccatura del cranio all'altezza del viso, in pieno volto, è un chiaro segnale della volontà di occultare l'identità del defunto, in chiave preventiva (torna il timore del giovane morto come minaccia). Ed è d'accordo con lui anche Liv Nilsson Stutz, dell'Università Emory di Atlanta, che afferma "Il rompere le ossa della faccia potrebbe essere un modo per separare il defunto dai vivi".
Se pensate a quello che avete letto nel manuale di sopravvivenza di Max Brooks, allora probabilmente so già che spiegazione vi siete dati a riguardo (e in effetti, anche nei casi di presunto vampirismo si registravano pratiche analoghe)... ma prima di gridare al primissimo Zombie Outbreak della storia, aspettiamo di vedere se a breve gli archeologi ci sapranno dire di più!
[Fonte: Archaeology Daily]