Adesso basta. Va bene cavalcare l’onda, d’accordo che non si deve mai smettere di giocare quando la mano è fortunata, ma se lo sporco viene a galla e comincia a tracimare è il momento di piantare le barricate.
War Of The Dead, del regista Marko Mäkilaakso, trabocca melma, e quel che è peggio lo fa credendoci troppo. Trama e recensione dopo il salto.
La trama (se così la si può chiamare) di War Of The Dead viene riassunta nella premessa scritta su fondo nero all’inizio: 1939, da qualche parte lungo il confine tra Finlandia e URSS si trova un bunker dove i nazisti conducono esperimenti genetici sui soldati russi catturati, volti a sconfiggere la morte. Due anni dopo un’unità d’élite composta da soldati finlandesi e americani guerreggia con soldati russi, finnici, nazisti, per la maggior parte già Zombie. Tutto qui.
Purtroppo regista e sceneggiatori devono aver pensato che lo sviluppo cerebrale dello spettatore dedito a film del genere si sia fermato al primo Wolfenstein 3D, quello del 1992 con i muri a quadrettoni e i pixel grossi come cubi di Rubik. E che quindi sarebbe bastato titillare il cervelletto e l’inconscio dei nerd con semplici accostamenti Zombie-Nazisti-Svastica, e tutto avrebbe funzionato a meraviglia. Invece: niente.
War Of The Dead è un film pigro, scoraggiato e triste, inutile come la birra senz’alcol, dannoso. Anche gli effetti speciali sono tirati via, ma per fortuna si contano sulle dita di mezza mano (un’esplosione disegnata coi lampostil e gli Zombie che non mordono mai: si limitano a dispensare succhiotti sul collo dei malcapitati poi se ne vanno). Siamo al surrealismo d’avanguardia. Da notare poi che gli Zombie sono del tutto simili ai protagonisti vivi: se non capite a colpo d’occhio, e immersi in una oscurità continua vista la fotografia che preferisce nascondere che mostrare, la differenza fra una divisa americana, russa e tedesca, spesso vi troverete a schierarvi involontariamente per un poveraccio di Zombie fatto a pezzi poco dopo.
Le battute tamarre sono a zero: il film si prende molto sul serio e questo permette di individuare due momenti epici.
Il primo: un soldato americano domanda al russo: “Come sai l’inglese?”, e il sovietico risponde: “Mia mamma lo insegna a scuola” (siamo nel ’41: nessun dubbio che fosse pieno di scuole superiori russe che insegnavano l’inglese).
Il secondo. Ecco il grande mistero che si svela nel bunker: per un paio di secondi viene inquadrato un tavolaccio sghembo con cinghie. Il regista potrebbe inventarsi una scemata qualsiasi da far dire ai suoi, fargli assumere una parvenza logica, e invece i protagonisti si limitano a constatare la cosa con una capacità deduttiva che neppure i figli partoriti dal rapporto contronatura fra Perry Mason e l’avvocato Matlock potrebbero vantare: “Cosa stavano facendo?” chiede Stone. “Non lo so ma questo spiega quelle cose”, risponde Laasko. “Quest’affare le ha riportate in vita.”, continua Stone. “Tu credi?”. “Il diavolo ha molti travestimenti.” dice Stone. “I soldati delle SS...” borbotta Laasko guardandosi misteriosamente le scarpe. Ecco tutto: i due cervelloni hanno svelato il segreto della rivivificazione dei morti.
Ma le raffinatezze di War Of The Dead non finiscono qui. Gli Zombie, ad esempio: amano formare gruppi di tre aspettando di essere spazzati via da una bomba a mano vagante. Poi: i personaggi hanno il carisma di un lavandino che perde. Stone al massimo offre panza e presenza (meno la seconda). Resa tecnica, ridicola: i primi minuti, malamente virati in seppia, sembrano il filmino delle vacanze. Si sprecano inquadrature oblique e movimenti di macchina caotici e ballonzolanti: probabilmente per accrescere la sensazione di pericolo, invece il risultato è di procurare una lieve nausea. Nel marasma, c’è spazio anche per la triste storia d’amore tra il soldato russo e la contadinella.
Poi, finalmente, arrivano come un balsamo i titoli di coda, e sono forse l’unica cosa salvabile e da godersi davvero con popcorn e birra gelata. Infatti uno degli attori si chiama Mikko Leppilampi. Un nome bellissimo: avessi un cane, lo chiamerei così.
Il trailer del film War Of The Dead
Scheda del film:
[Segnalato da: Erika M.]
War Of The Dead, del regista Marko Mäkilaakso, trabocca melma, e quel che è peggio lo fa credendoci troppo. Trama e recensione dopo il salto.
La trama (se così la si può chiamare) di War Of The Dead viene riassunta nella premessa scritta su fondo nero all’inizio: 1939, da qualche parte lungo il confine tra Finlandia e URSS si trova un bunker dove i nazisti conducono esperimenti genetici sui soldati russi catturati, volti a sconfiggere la morte. Due anni dopo un’unità d’élite composta da soldati finlandesi e americani guerreggia con soldati russi, finnici, nazisti, per la maggior parte già Zombie. Tutto qui.
Purtroppo regista e sceneggiatori devono aver pensato che lo sviluppo cerebrale dello spettatore dedito a film del genere si sia fermato al primo Wolfenstein 3D, quello del 1992 con i muri a quadrettoni e i pixel grossi come cubi di Rubik. E che quindi sarebbe bastato titillare il cervelletto e l’inconscio dei nerd con semplici accostamenti Zombie-Nazisti-Svastica, e tutto avrebbe funzionato a meraviglia. Invece: niente.
War Of The Dead è un film pigro, scoraggiato e triste, inutile come la birra senz’alcol, dannoso. Anche gli effetti speciali sono tirati via, ma per fortuna si contano sulle dita di mezza mano (un’esplosione disegnata coi lampostil e gli Zombie che non mordono mai: si limitano a dispensare succhiotti sul collo dei malcapitati poi se ne vanno). Siamo al surrealismo d’avanguardia. Da notare poi che gli Zombie sono del tutto simili ai protagonisti vivi: se non capite a colpo d’occhio, e immersi in una oscurità continua vista la fotografia che preferisce nascondere che mostrare, la differenza fra una divisa americana, russa e tedesca, spesso vi troverete a schierarvi involontariamente per un poveraccio di Zombie fatto a pezzi poco dopo.
Le battute tamarre sono a zero: il film si prende molto sul serio e questo permette di individuare due momenti epici.
Il primo: un soldato americano domanda al russo: “Come sai l’inglese?”, e il sovietico risponde: “Mia mamma lo insegna a scuola” (siamo nel ’41: nessun dubbio che fosse pieno di scuole superiori russe che insegnavano l’inglese).
Il secondo. Ecco il grande mistero che si svela nel bunker: per un paio di secondi viene inquadrato un tavolaccio sghembo con cinghie. Il regista potrebbe inventarsi una scemata qualsiasi da far dire ai suoi, fargli assumere una parvenza logica, e invece i protagonisti si limitano a constatare la cosa con una capacità deduttiva che neppure i figli partoriti dal rapporto contronatura fra Perry Mason e l’avvocato Matlock potrebbero vantare: “Cosa stavano facendo?” chiede Stone. “Non lo so ma questo spiega quelle cose”, risponde Laasko. “Quest’affare le ha riportate in vita.”, continua Stone. “Tu credi?”. “Il diavolo ha molti travestimenti.” dice Stone. “I soldati delle SS...” borbotta Laasko guardandosi misteriosamente le scarpe. Ecco tutto: i due cervelloni hanno svelato il segreto della rivivificazione dei morti.
Ma le raffinatezze di War Of The Dead non finiscono qui. Gli Zombie, ad esempio: amano formare gruppi di tre aspettando di essere spazzati via da una bomba a mano vagante. Poi: i personaggi hanno il carisma di un lavandino che perde. Stone al massimo offre panza e presenza (meno la seconda). Resa tecnica, ridicola: i primi minuti, malamente virati in seppia, sembrano il filmino delle vacanze. Si sprecano inquadrature oblique e movimenti di macchina caotici e ballonzolanti: probabilmente per accrescere la sensazione di pericolo, invece il risultato è di procurare una lieve nausea. Nel marasma, c’è spazio anche per la triste storia d’amore tra il soldato russo e la contadinella.
Poi, finalmente, arrivano come un balsamo i titoli di coda, e sono forse l’unica cosa salvabile e da godersi davvero con popcorn e birra gelata. Infatti uno degli attori si chiama Mikko Leppilampi. Un nome bellissimo: avessi un cane, lo chiamerei così.
Il trailer del film War Of The Dead
Scheda del film:
Titolo originale: : War Of The Dead (conosciuto a volte come Stone’s War) Paese: USA / Lituania / Italia Anno: 2011 Regia: Marko Mäkilaakso Cast principale: Andrew Tiernan; Mikko Leppilampi; Samuel Vauramo; Jouko Ahola; Mark Wingett; Andreas Wilson; Antti Reini; Magdalena Górska. Durata: 86 minuti Voto: 2/10 Classificazione Zombie: Tipologia: non morti |
[Segnalato da: Erika M.]