Solo due ore vi separano dal vostro imminente futuro di Zombie/infected. Che cosa fareste, quali sarebbero i vostri pensieri prima della presunta inevitabile fine e nuovo inizio? Buona visione, a seguire del salto.
Una piccola introduzione prima del video. Si tratta di un film/cortometraggio indipendente americano, primo progetto debutto del regista Michael Ballif che lo ha creato praticamente senza budget e con l’aiuto di altre due persone. Il corto è stato premiato l’anno scorso in vari festival del cinema americani. Eccovi quindi il filmato e mi raccomando, guardate anche ciò che viene dopo i titoli di coda.
2 Hours di Micheal Ballif (si consiglia di attivare i sottotitoli)
Cominciamo subito nel dire che l’idea del sopravvissuto morso che racconta colpito dai deliri dell’infezione, non è propriamente originale ma è sicuramente un lato interessante da esplorare per un film.
Può essere però anche un punto spinoso su cui concentrarsi, in quanto in alcune scene è difficile capire dove c’è logica narrativa e dove c’è invece magari solo pura confusione nella trama. Il nostro si avventura, a sua detta, alla ricerca di sopravvissuti, i quali raccontano di un bosco con alberi vivi in cui gli infetti vagano pacificamente spaesati. Ma questo luogo è anche un posto dove le persone possono essere curate? Perché, figliolo, ti rimangono solo 2 ore e ciondolare in giro per rovine di civiltà e boschi con luci fatate non è che risolva il problema eh. Il protagonista di questo non si cura e tra incontri con gli Zombie (che non si capisce molto se siano della tipologia lenti o veloci, sembra un mix) e sussurri e allucinazioni arriva fino al presunto "boschetto della felicità".
Qui giunge, non dopo vari problemi dovuti alla sua imminente trasformazione, alla filosofica conclusione che il morbo è una cura, non una malattia. Una cura per il nostro vivere sbagliato. E l’estinzione è la soluzione finale del tutto. Quindi che dire?
I propositi di creare qualcosa di godibile ci sono, e la realizzazione è buona. Le inquadrature sono talvolta troppo sfarfallanti e l’alternanza di stile di visuale del protagonista non aiuta, rendendo ulteriormente il tutto più confusionario. Le allucinazioni, i colori e le riprese sono eseguiti con gusto, anche se la voce narrante qualche volta assume un timbro troppo atono e innaturale.
A proposito della voce, ci vogliamo accontentare del fatto che chi ci parla è delirante e quindi si accetta comunque ciò che dice come accennavamo prima. Perché altrimenti cercando di seguire una logica, è facile perdersi tra discorsi senza senso, retorica spicciola e stile “sogno o son desto”. Ha abbandonato la ragazza? Ma c’era veramente una cura? Ma i sopravvissuti massacrati nel finale erano un branco di imbecilli che vagano nei boschi infestati raccogliendo acqua da pozze stagnanti o erano qualcosa di più?
Domande che non abbisognano necessariamente di una risposta per godersi questo corto. Sembra sia in programma un secondo film, non si sa se anche questo dedicato ai nostri amici Zombie. Speriamo quindi di vedere qualcosa dello stesso livello e perchè no, anche migliore!
La sopravvivenza, anche quando la fine è ormai certa
Una piccola introduzione prima del video. Si tratta di un film/cortometraggio indipendente americano, primo progetto debutto del regista Michael Ballif che lo ha creato praticamente senza budget e con l’aiuto di altre due persone. Il corto è stato premiato l’anno scorso in vari festival del cinema americani. Eccovi quindi il filmato e mi raccomando, guardate anche ciò che viene dopo i titoli di coda.
2 Hours di Micheal Ballif (si consiglia di attivare i sottotitoli)
Cominciamo subito nel dire che l’idea del sopravvissuto morso che racconta colpito dai deliri dell’infezione, non è propriamente originale ma è sicuramente un lato interessante da esplorare per un film.
Può essere però anche un punto spinoso su cui concentrarsi, in quanto in alcune scene è difficile capire dove c’è logica narrativa e dove c’è invece magari solo pura confusione nella trama. Il nostro si avventura, a sua detta, alla ricerca di sopravvissuti, i quali raccontano di un bosco con alberi vivi in cui gli infetti vagano pacificamente spaesati. Ma questo luogo è anche un posto dove le persone possono essere curate? Perché, figliolo, ti rimangono solo 2 ore e ciondolare in giro per rovine di civiltà e boschi con luci fatate non è che risolva il problema eh. Il protagonista di questo non si cura e tra incontri con gli Zombie (che non si capisce molto se siano della tipologia lenti o veloci, sembra un mix) e sussurri e allucinazioni arriva fino al presunto "boschetto della felicità".
Qui giunge, non dopo vari problemi dovuti alla sua imminente trasformazione, alla filosofica conclusione che il morbo è una cura, non una malattia. Una cura per il nostro vivere sbagliato. E l’estinzione è la soluzione finale del tutto. Quindi che dire?
I propositi di creare qualcosa di godibile ci sono, e la realizzazione è buona. Le inquadrature sono talvolta troppo sfarfallanti e l’alternanza di stile di visuale del protagonista non aiuta, rendendo ulteriormente il tutto più confusionario. Le allucinazioni, i colori e le riprese sono eseguiti con gusto, anche se la voce narrante qualche volta assume un timbro troppo atono e innaturale.
A proposito della voce, ci vogliamo accontentare del fatto che chi ci parla è delirante e quindi si accetta comunque ciò che dice come accennavamo prima. Perché altrimenti cercando di seguire una logica, è facile perdersi tra discorsi senza senso, retorica spicciola e stile “sogno o son desto”. Ha abbandonato la ragazza? Ma c’era veramente una cura? Ma i sopravvissuti massacrati nel finale erano un branco di imbecilli che vagano nei boschi infestati raccogliendo acqua da pozze stagnanti o erano qualcosa di più?
Domande che non abbisognano necessariamente di una risposta per godersi questo corto. Sembra sia in programma un secondo film, non si sa se anche questo dedicato ai nostri amici Zombie. Speriamo quindi di vedere qualcosa dello stesso livello e perchè no, anche migliore!