Dopo lo strapotere indiscusso degli autori anglofoni iniziano ad affacciarsi, timidamente, nelle librerie i primi volumi a tema Zombie made in Italy. Oggi vi presentiamo Italian Zombie - cronache dalla resistenza pubblicato dalla 80144 Edizioni. Continuate a leggere per scoprire cosa ne pensiamo.
Nell'era di internet e dei social network è facile comunicare con amici, parenti e semplici sconosciuti, ma se il mondo come lo conosciamo dovesse finire? L'abitudine, prima, e la necessità, poi, potrebbero spingerci a tornare in rete per cercare aiuto o per avere notizie dei nostri cari.
Questa fondamentalmente è l'idea alla base del libro Italian Zombie che vede 9 autori dare vita ad altrettante storie di sopravvissuti sparsi sul territorio nazionale (Bologna, Padova, Napoli, Roma, Palermo, Latina, Crotone). L'unico filo che unisce i vari sopravvissuti è una pagina Facebook su cui i superstiti postano per cercare notizie in merito a possibili aree sicure e farsi coraggio l'un l'altro.
Forse questa è l'unica forzatura del volume (diciamo così perchè dubitiamo fortemente che la rete possa reggere a lungo durante il diffondersi di una pandemia Zombie), ma è comunque funzionale e, come da romeriana tradizione, usa gli Zombie per riflettere su usi e costumi del nostro tempo. Ed è forse proprio per questo che, fortunatamente, troviamo sopravvissuti perfettamente a conoscenza di cosa è uno Zombie (quante volte guardando un film horror rimanevamo increduli di fronte a personaggi che, dopo anni di pellicole/videogiochi/romanzi, ancora non capivano la minaccia che metteva a repentaglio la loro vita?!?) e che anzi trovano utili alcuni suggerimenti dei libri di Max Brooks.
Le 9 storie sono coinvolgenti e narrano spaccati di vita lontani dagli stereotipi hollywoodiani (le armi da fuoco qui da noi le posseggono o i cacciatori o le forze dell'ordine oppure i malviventi). I protagonisti sono impiegati, studenti, casalinghe, ragazzi di strada, etc. con il loro bagaglio culturale ed il loro piccolo mondo (chi dovesse conoscere le località di cui si narra nel volume si ritroverà maggiormente coinvolto nella lettura). I nove diari dei sopravvissuti, poi, offrono anche interessantissime nozioni sconosciute a chi non è della zona: come ad esempio l'origine del nome di piazza Navona o la situazione idrica sotterranea di Bologna (peccato che nello stesso racconto si legga un'inesattezza sul Conte Ugolino, di cui narra Dante, che ne l'Inferno non divorava il figlio bensì l'arcivescovo Ruggieri).
Il volume, in formato tascabile e con una bella copertina in rilievo che riprende il motivo di una pavimentazione a cubetti di porfido, è diviso in capitoli che si aprono con brevi post di Facebook e Twitter e si chiudono con dei codici QR (Quick Response Code); i codici permettono di visualizzare, con i propri dispositivi mobili collegati ad internet (smartphone, tablet, cellulari), alcuni video creati dagli autori come collegamento al racconto, quasi come se questi filmati fossero stati registrati durante collegamenti via webcam o riprese con cellulari.
Conclusione: un buon volume che si divora velocemente e che riesce anche ad insegnare qualcosa. Timori, follie, speranze ed eroismi si alternano in 9 diari uniti dal filo conduttore dei social network che tanto condizionano molte vite.
Nell'era di internet e dei social network è facile comunicare con amici, parenti e semplici sconosciuti, ma se il mondo come lo conosciamo dovesse finire? L'abitudine, prima, e la necessità, poi, potrebbero spingerci a tornare in rete per cercare aiuto o per avere notizie dei nostri cari.
Questa fondamentalmente è l'idea alla base del libro Italian Zombie che vede 9 autori dare vita ad altrettante storie di sopravvissuti sparsi sul territorio nazionale (Bologna, Padova, Napoli, Roma, Palermo, Latina, Crotone). L'unico filo che unisce i vari sopravvissuti è una pagina Facebook su cui i superstiti postano per cercare notizie in merito a possibili aree sicure e farsi coraggio l'un l'altro.
Forse questa è l'unica forzatura del volume (diciamo così perchè dubitiamo fortemente che la rete possa reggere a lungo durante il diffondersi di una pandemia Zombie), ma è comunque funzionale e, come da romeriana tradizione, usa gli Zombie per riflettere su usi e costumi del nostro tempo. Ed è forse proprio per questo che, fortunatamente, troviamo sopravvissuti perfettamente a conoscenza di cosa è uno Zombie (quante volte guardando un film horror rimanevamo increduli di fronte a personaggi che, dopo anni di pellicole/videogiochi/romanzi, ancora non capivano la minaccia che metteva a repentaglio la loro vita?!?) e che anzi trovano utili alcuni suggerimenti dei libri di Max Brooks.
Le 9 storie sono coinvolgenti e narrano spaccati di vita lontani dagli stereotipi hollywoodiani (le armi da fuoco qui da noi le posseggono o i cacciatori o le forze dell'ordine oppure i malviventi). I protagonisti sono impiegati, studenti, casalinghe, ragazzi di strada, etc. con il loro bagaglio culturale ed il loro piccolo mondo (chi dovesse conoscere le località di cui si narra nel volume si ritroverà maggiormente coinvolto nella lettura). I nove diari dei sopravvissuti, poi, offrono anche interessantissime nozioni sconosciute a chi non è della zona: come ad esempio l'origine del nome di piazza Navona o la situazione idrica sotterranea di Bologna (peccato che nello stesso racconto si legga un'inesattezza sul Conte Ugolino, di cui narra Dante, che ne l'Inferno non divorava il figlio bensì l'arcivescovo Ruggieri).
Il volume, in formato tascabile e con una bella copertina in rilievo che riprende il motivo di una pavimentazione a cubetti di porfido, è diviso in capitoli che si aprono con brevi post di Facebook e Twitter e si chiudono con dei codici QR (Quick Response Code); i codici permettono di visualizzare, con i propri dispositivi mobili collegati ad internet (smartphone, tablet, cellulari), alcuni video creati dagli autori come collegamento al racconto, quasi come se questi filmati fossero stati registrati durante collegamenti via webcam o riprese con cellulari.
Conclusione: un buon volume che si divora velocemente e che riesce anche ad insegnare qualcosa. Timori, follie, speranze ed eroismi si alternano in 9 diari uniti dal filo conduttore dei social network che tanto condizionano molte vite.