Finalmente la recensione del libro “Decameron dei morti, l’alba dei trapassati redivivi”, edito da Origami Edizioni (al momento disponibile solo come eBook) e scritto da Mauro Longo. Se volete sapere il perché del “finalmente” iniziale seguiteci dopo il salto.
La prima sensazione provata dopo la lettura del libro è stata “ce l’ho fatta!!” trionfante come se avessi scalato, nel mio piccolo, l’Everest. Questo non per la lunghezza del libro, che è considerevole, o la noia dell’argomento trattato, che non esiste perché parla di Zombie e lo fa molto bene, ma per il linguaggio usato dall’autore: come ci indica il titolo, l’autore si rifà al libro Decamerone di Boccaccio (anzi lo cita come addirittura eventuale co-autore del racconto) e, con molta buona volontà e grandi capacità, usa proprio il linguaggio usato nel Decamerone.
Ora, io adoro la letteratura classica ma devo ammettere che ci vuole una grande attenzione e concentrazione per leggere questo libro in “volgare italiano del 1300” che con la nostra attuale lingua ha poco a che fare (soprattutto quella “moderna” utilizzata oggi dagli scrittori). Intanto voglio precisare che tutta la “fatica” di cui parlo sopra ne vale ampiamente la pena: il libro descrive la “peste nera” a Firenze nel 1348 come un’epidemia di “redivivi”, cioè non come peste bubbonica, come la storia ufficiale ci ha tramandato, ma come un’epidemia Zombie che attraversa tutta l’Europa del tempo. Lo fa attraverso dieci racconti di “sopravvissuti e combattenti” raccontati uno al giorno. E descrive in maniera precisa e “scientifica” vari tipi di Zombie e le probabili cause dell’epidemia (senza peraltro dare una risposta certa, ma lasciando al lettore “la scelta”).
E’ un libro sicuramente impegnativo ma il cui impegno vale veramente la pena: l’autore ti fa immergere in maniera profonda nel tempo e nell’epidemia che descrive e sicuramente il linguaggio usato con grande maestria e con grande fatica, senza dubbio vista la veridicità, ti aiuta molto in questa “immersione”.
Conclusione: un libro da non perdere per chi adora gli Zombie ma da non prendere con leggerezza, altrimenti vi arenerete alle prime pagine e lo abbandonerete e sarebbe veramente una perdita per voi che lo fate (lo so bene, all’inizio ci ho pensato anch’io un paio di volte di mollarlo, ma per fortuna non l’ho fatto).
La prima sensazione provata dopo la lettura del libro è stata “ce l’ho fatta!!” trionfante come se avessi scalato, nel mio piccolo, l’Everest. Questo non per la lunghezza del libro, che è considerevole, o la noia dell’argomento trattato, che non esiste perché parla di Zombie e lo fa molto bene, ma per il linguaggio usato dall’autore: come ci indica il titolo, l’autore si rifà al libro Decamerone di Boccaccio (anzi lo cita come addirittura eventuale co-autore del racconto) e, con molta buona volontà e grandi capacità, usa proprio il linguaggio usato nel Decamerone.
Ora, io adoro la letteratura classica ma devo ammettere che ci vuole una grande attenzione e concentrazione per leggere questo libro in “volgare italiano del 1300” che con la nostra attuale lingua ha poco a che fare (soprattutto quella “moderna” utilizzata oggi dagli scrittori). Intanto voglio precisare che tutta la “fatica” di cui parlo sopra ne vale ampiamente la pena: il libro descrive la “peste nera” a Firenze nel 1348 come un’epidemia di “redivivi”, cioè non come peste bubbonica, come la storia ufficiale ci ha tramandato, ma come un’epidemia Zombie che attraversa tutta l’Europa del tempo. Lo fa attraverso dieci racconti di “sopravvissuti e combattenti” raccontati uno al giorno. E descrive in maniera precisa e “scientifica” vari tipi di Zombie e le probabili cause dell’epidemia (senza peraltro dare una risposta certa, ma lasciando al lettore “la scelta”).
E’ un libro sicuramente impegnativo ma il cui impegno vale veramente la pena: l’autore ti fa immergere in maniera profonda nel tempo e nell’epidemia che descrive e sicuramente il linguaggio usato con grande maestria e con grande fatica, senza dubbio vista la veridicità, ti aiuta molto in questa “immersione”.
Conclusione: un libro da non perdere per chi adora gli Zombie ma da non prendere con leggerezza, altrimenti vi arenerete alle prime pagine e lo abbandonerete e sarebbe veramente una perdita per voi che lo fate (lo so bene, all’inizio ci ho pensato anch’io un paio di volte di mollarlo, ma per fortuna non l’ho fatto).