La prossima settimana, precisamente il 28 Ottobre, un nuovo romanzo Zombie made in Italy raggiungerà le librerie grazie alla Arkadia Editore. Noi abbiamo avuto l’occasione di leggerlo in anteprima, seguiteci dopo il salto se volete scoprire cosa ci riserva il volume Domani. Cronaca del contagio di Massimo Spiga!
Domani. Cronaca del contagio narra le vicende di Andrea Malerba, laurea in filosofia e tanta voglia di sballarsi, che per evitare la disoccupazione si ritrova a lavorare in Rai sotto la supervisione della zia Francesca. Assieme a questa, ed alla di lei assistente Laura, parte per la Bulgaria, più precisamente per Belene, al fine di girare un servizio sulla locale centrale nucleare mai ultimata. Raggiunta la località il gruppo scopre interessanti elementi che potrebbero arricchire il servizio, se non addirittura darne vita a nuovi: la presenza di un gulag, che smise la sua terribile funzione di campo di concentramento neanche troppi anni prima, e la privatizzazione del carcere locale ad opera della società paramilitare Whitefang Worldwide. Come è logico aspettarsi, altrimenti una recensione su ZKB non avrebbe motivo di essere, la calma non dura troppo ed il gruppo di cronisti si ritrova presto in un incubo da cui pare impossibile potersi svegliare.
Fine della nostra sinossi, perché vogliamo evitare ogni tipo di spoiler, andiamo ad analizzare il romanzo: ci troviamo di fronte ad un’opera complessa, che inizia sì un po’ lentamente, così da creare un credibile background, ma che una volta innescata la miccia continua in un susseguirsi di situazioni adrenaliniche e pericoli sempre differenti.
Una semplice storia Zombie? Sarebbe riduttivo e sbagliato catalogarla così sbrigativamente; ci troviamo di fronte ad un racconto capace di unire le cupe macchinazioni della corporazioni Umbrella-style, o degli “Illuminati” che tessono le trame mondiali, ai deliri onirici ed ultradimensionali del migliore Lovecraft (tranquilli, non troverete gli odiosi “il terrore mi impedisce di raccontare ciò che vidi” che troppo spesso ci riservava lo scrittore di Providence, perché qui tutto viene descritto magistralmente). Quello che è certo è che i molti indizi disseminati per le pagine del libro sapranno trovare una spiegazione ed un posto proseguendo nella lettura.
I personaggi sono ben caratterizzati, ma il principale pregio del romanzo non è quello di presentare una forte analisi introspettiva degli individui che ne popolano le pagine, bensì la capacità di mostrare come le debolezze umane e la lotta per la sopravvivenza, contro ogni buonismo, possano trasformare un uomo comune, non nato per essere un eroe od un leader carismatico, in un personaggio dannatamente “umano” che oscilla continuamente tra il bene ed il male (alla faccia di Tolkien e dei suoi Hobbit).
Ovviamente la storia non si baserà solo sui tre di cui abbiamo accennato sopra, tra i tanti conosceremo infatti Don Corvaja, il parroco di Belene, il perfido Ginchev, il misterioso Helsinger ed il durissimo Anwar (creatore di una “società” che pare un tributo a quanto visto in uno degli episodi della saga di Alien).
Venendo agli Zombie ci troviamo di fronte a belve antropofaghe veloci, nel movimento come nella diffusione del contagio, che ricordano i “Demoni” della duologia di Lamberto Bava sia per la capacità di evolversi sia perché classificabili all’interno della tipologia Zombie “posseduti”. Con la lettura scopriremo se un colpo in testa basterà a por fine all'esistenza di questi non-morti; certamente Zombie più pericolosi di quelli conosciuti in altre sedi perché capaci di conservare reminiscenze della loro vita passata e perché paiono addirittura dotati di una certa organizzazione (ma anche qui non vi diciamo altro).
Interessante notare come quasi subito il pericolo non-morto venga identificato... era ora che scrittori e sceneggiatori abbandonassero il cliché del gruppo che, nelle prime fasi di un outbreak, si fa decimare prima di capacitarsi la vera natura della minaccia (ormai anche le nonne sanno cos'è uno Zombie!!).
Conclusione: un romanzo capace di sorprendere, complesso e ben scritto. Un’incursione non-morta negli universi lovecraftiani che senza dubbio porta una ventata di novità nella letteratura di genere. Sconsigliato solo a chi vuole una Zombie-novel che ricalchi le pandemie alla Romero.
Domani. Cronaca del contagio narra le vicende di Andrea Malerba, laurea in filosofia e tanta voglia di sballarsi, che per evitare la disoccupazione si ritrova a lavorare in Rai sotto la supervisione della zia Francesca. Assieme a questa, ed alla di lei assistente Laura, parte per la Bulgaria, più precisamente per Belene, al fine di girare un servizio sulla locale centrale nucleare mai ultimata. Raggiunta la località il gruppo scopre interessanti elementi che potrebbero arricchire il servizio, se non addirittura darne vita a nuovi: la presenza di un gulag, che smise la sua terribile funzione di campo di concentramento neanche troppi anni prima, e la privatizzazione del carcere locale ad opera della società paramilitare Whitefang Worldwide. Come è logico aspettarsi, altrimenti una recensione su ZKB non avrebbe motivo di essere, la calma non dura troppo ed il gruppo di cronisti si ritrova presto in un incubo da cui pare impossibile potersi svegliare.
Fine della nostra sinossi, perché vogliamo evitare ogni tipo di spoiler, andiamo ad analizzare il romanzo: ci troviamo di fronte ad un’opera complessa, che inizia sì un po’ lentamente, così da creare un credibile background, ma che una volta innescata la miccia continua in un susseguirsi di situazioni adrenaliniche e pericoli sempre differenti.
Una semplice storia Zombie? Sarebbe riduttivo e sbagliato catalogarla così sbrigativamente; ci troviamo di fronte ad un racconto capace di unire le cupe macchinazioni della corporazioni Umbrella-style, o degli “Illuminati” che tessono le trame mondiali, ai deliri onirici ed ultradimensionali del migliore Lovecraft (tranquilli, non troverete gli odiosi “il terrore mi impedisce di raccontare ciò che vidi” che troppo spesso ci riservava lo scrittore di Providence, perché qui tutto viene descritto magistralmente). Quello che è certo è che i molti indizi disseminati per le pagine del libro sapranno trovare una spiegazione ed un posto proseguendo nella lettura.
I personaggi sono ben caratterizzati, ma il principale pregio del romanzo non è quello di presentare una forte analisi introspettiva degli individui che ne popolano le pagine, bensì la capacità di mostrare come le debolezze umane e la lotta per la sopravvivenza, contro ogni buonismo, possano trasformare un uomo comune, non nato per essere un eroe od un leader carismatico, in un personaggio dannatamente “umano” che oscilla continuamente tra il bene ed il male (alla faccia di Tolkien e dei suoi Hobbit).
Ovviamente la storia non si baserà solo sui tre di cui abbiamo accennato sopra, tra i tanti conosceremo infatti Don Corvaja, il parroco di Belene, il perfido Ginchev, il misterioso Helsinger ed il durissimo Anwar (creatore di una “società” che pare un tributo a quanto visto in uno degli episodi della saga di Alien).
Venendo agli Zombie ci troviamo di fronte a belve antropofaghe veloci, nel movimento come nella diffusione del contagio, che ricordano i “Demoni” della duologia di Lamberto Bava sia per la capacità di evolversi sia perché classificabili all’interno della tipologia Zombie “posseduti”. Con la lettura scopriremo se un colpo in testa basterà a por fine all'esistenza di questi non-morti; certamente Zombie più pericolosi di quelli conosciuti in altre sedi perché capaci di conservare reminiscenze della loro vita passata e perché paiono addirittura dotati di una certa organizzazione (ma anche qui non vi diciamo altro).
Interessante notare come quasi subito il pericolo non-morto venga identificato... era ora che scrittori e sceneggiatori abbandonassero il cliché del gruppo che, nelle prime fasi di un outbreak, si fa decimare prima di capacitarsi la vera natura della minaccia (ormai anche le nonne sanno cos'è uno Zombie!!).
Conclusione: un romanzo capace di sorprendere, complesso e ben scritto. Un’incursione non-morta negli universi lovecraftiani che senza dubbio porta una ventata di novità nella letteratura di genere. Sconsigliato solo a chi vuole una Zombie-novel che ricalchi le pandemie alla Romero.