Harold's Going Stiff (letteralmente "Harold diventa rigido") ci insegna che anche gli Zombie hanno un cuore, sebbene spesso fermo ed effettivamente inutile a svolgere le loro principali funzioni. Sì insomma, se proprio volete uno Zombie per amico seguiteci dopo il salto ...
"Preparatevi ad incontrare il più dolce degli Zombie...", così recita la frase di lancio di questa piccola opera cinematografica. Il film è diretto da Keith Wright e distribuito dalla FrissonFilm. Tra i numerosi riconoscimenti ricevuti spicca il Best Narrative Feature all'Austin Film Festival.
Nessun contagio incontenibile, niente panico nelle strade, ma solo qualche agreste eliminatore di Zombie armato di mazza da baseball. E' lo scenario che sin dall'inizio colpisce lo spettatore. Gli Zombie che minacciano (...o forse no?) il tranquillo stile di vita dell'Inghilterra rurale sono inizialmente comuni esseri umani vittime di una qualche forma virale che prima li rende estremamente rigidi e disagiati nei momenti più semplici, quindi nevrotici e infine violenti e cannibali.
Harold è il paziente zero, il primo a cui sia stata diagnosticata questa patologia. Il decorso della sua malattia, più lento degli infetti che lo hanno seguito, è una straziante sequenza di difficilissimi gesti quotidiani, finché nella sua vita non arriva Penny, un'infermiera un po' in carne che cerca un'anima sensibile come la sua. Penny seguirà Harold nel suo percorso di riabilitazione fisioterapico che regalerà grande felicità ad entrambi. Ma medici senza scrupoli attendono di effettuare nuovi ed invasivi test su Harold nel tentativo di identificare la ragioni del contagio e quindi una cura.
I primi esperimenti avranno l'effetto inaspettato di restituire al protagonista tutte le normali funzionalità motorie, ma solo per qualche ora facendolo sprofondare poco dopo nell'orrido stadio finale. I due avranno comunque trovato l'armonia perfetta, come solo gli solo gli innamorati possono sperare anche nelle condizioni più avverse, fino al tragico epilogo.
Il trailer (in lingua originale)
Diciamola tutta, la visione del film richiede una certa dose di freschezza fisica e mentale poiché i tempi non sono certo da Zombie-movie classico ma piuttosto da soap opera. Va detto anche però che man mano che la storia prende forma ci si rende conto che i personaggi meritano comunque di essere ascoltati.
E' bene chiarirlo: nel film gli Zombie sono presenti ma non protagonisti, e soprattutto non sembrano rappresentare una grande minaccia. L'attenzione è piuttosto rivolta all'umanità dei personaggi e alla semplicità dei loro sentimenti. Si tratta di una pellicola anglosassone e come tale va affrontata. Sebbene tempi e personaggi siano molto differenti, possiamo trovare molti punti in comune con un'altra interessante opera inglese, ovvero Into the flesh.
L'approccio d'oltremanica agli infetti sembra incarnare l'eterna lotta tra la compassione e la repressione verso chi, seppur pericoloso per i sani, è comunque vittima innocente del contagio. Pertanto possiamo considerare Harold's Going Stiff unico nel suo genere ma non capostipite di un genere nuovo. L'idea che ci siamo fatti infine è che la promozione della pellicola sia leggermente ingannevole e che abbia voluto calcare la mano sulle tematiche Zombie, così tanto in voga ultimamente. In realtà il film tratta argomenti tutt'altro che orrorifici utilizzando l'espediente narrativo dei morti viventi che si dimostra pertanto più malleabile di tanti altri.
Scheda del film:
"Preparatevi ad incontrare il più dolce degli Zombie...", così recita la frase di lancio di questa piccola opera cinematografica. Il film è diretto da Keith Wright e distribuito dalla FrissonFilm. Tra i numerosi riconoscimenti ricevuti spicca il Best Narrative Feature all'Austin Film Festival.
Nessun contagio incontenibile, niente panico nelle strade, ma solo qualche agreste eliminatore di Zombie armato di mazza da baseball. E' lo scenario che sin dall'inizio colpisce lo spettatore. Gli Zombie che minacciano (...o forse no?) il tranquillo stile di vita dell'Inghilterra rurale sono inizialmente comuni esseri umani vittime di una qualche forma virale che prima li rende estremamente rigidi e disagiati nei momenti più semplici, quindi nevrotici e infine violenti e cannibali.
Harold è il paziente zero, il primo a cui sia stata diagnosticata questa patologia. Il decorso della sua malattia, più lento degli infetti che lo hanno seguito, è una straziante sequenza di difficilissimi gesti quotidiani, finché nella sua vita non arriva Penny, un'infermiera un po' in carne che cerca un'anima sensibile come la sua. Penny seguirà Harold nel suo percorso di riabilitazione fisioterapico che regalerà grande felicità ad entrambi. Ma medici senza scrupoli attendono di effettuare nuovi ed invasivi test su Harold nel tentativo di identificare la ragioni del contagio e quindi una cura.
I primi esperimenti avranno l'effetto inaspettato di restituire al protagonista tutte le normali funzionalità motorie, ma solo per qualche ora facendolo sprofondare poco dopo nell'orrido stadio finale. I due avranno comunque trovato l'armonia perfetta, come solo gli solo gli innamorati possono sperare anche nelle condizioni più avverse, fino al tragico epilogo.
Il trailer (in lingua originale)
Diciamola tutta, la visione del film richiede una certa dose di freschezza fisica e mentale poiché i tempi non sono certo da Zombie-movie classico ma piuttosto da soap opera. Va detto anche però che man mano che la storia prende forma ci si rende conto che i personaggi meritano comunque di essere ascoltati.
E' bene chiarirlo: nel film gli Zombie sono presenti ma non protagonisti, e soprattutto non sembrano rappresentare una grande minaccia. L'attenzione è piuttosto rivolta all'umanità dei personaggi e alla semplicità dei loro sentimenti. Si tratta di una pellicola anglosassone e come tale va affrontata. Sebbene tempi e personaggi siano molto differenti, possiamo trovare molti punti in comune con un'altra interessante opera inglese, ovvero Into the flesh.
L'approccio d'oltremanica agli infetti sembra incarnare l'eterna lotta tra la compassione e la repressione verso chi, seppur pericoloso per i sani, è comunque vittima innocente del contagio. Pertanto possiamo considerare Harold's Going Stiff unico nel suo genere ma non capostipite di un genere nuovo. L'idea che ci siamo fatti infine è che la promozione della pellicola sia leggermente ingannevole e che abbia voluto calcare la mano sulle tematiche Zombie, così tanto in voga ultimamente. In realtà il film tratta argomenti tutt'altro che orrorifici utilizzando l'espediente narrativo dei morti viventi che si dimostra pertanto più malleabile di tanti altri.
Scheda del film:
Titolo originale: Harold's Going Stiff Paese: Gran Bretagna Anno: 2011 Regia: Keith Wright Produttore: Richard Guy Sceneggiatura: Keith Wright Cast principale: Stan Rowe, Sarah Spencer, Andy Pandini Durata: 77 Voto: 7/10 Classificazione Zombie: Tipologia: infetti |