Siamo giunti al Quarto episodio del nostro progetto di racconto interattivo. Nell'ultimo episodio (qui) abbiamo visto Luca morire e Giulia doveva quindi decidere dove andare, per cercare di sopravvivere. O meglio voi dovevate decidere. Quale è stata quindi la vostra scelta? Il suo destino e il conseguente nuovo racconto, dopo il salto.
Giulia è sola, in strada, e non può più nascondersi nel suo appartamento. E' tempo di prendere in mano la situazione. Ma in quale direzione?
Il voto maggiore sia su Facebook che su Google+ è stato:
Giulia sceglie di visitare la chiesa a lei vicina per trovare Don Michele.
Avete deciso quindi la salvezza della Fede? Vedremo!
Prima di lasciarvi al seguente capitolo della storia, vi ricordiamo velocemente le "regole" della storia:
Questa volta la decisione da prendere è cosa farà Don Michele, un uomo distrutto da ciò che ha dovuto vedere e fare. La scelta spetta a voi.
Per scegliere il suo fato collegati alla nostra pagina su Facebook oppure a quella su Google+ e dai la tua risposta!
Spargete la voce, infettate quanti amici potete, e decidete il destino dei sopravvissuti nel mondo del Progetto NORNE.
Giulia è sola, in strada, e non può più nascondersi nel suo appartamento. E' tempo di prendere in mano la situazione. Ma in quale direzione?
Il voto maggiore sia su Facebook che su Google+ è stato:
Giulia sceglie di visitare la chiesa a lei vicina per trovare Don Michele.
Avete deciso quindi la salvezza della Fede? Vedremo!
Prima di lasciarvi al seguente capitolo della storia, vi ricordiamo velocemente le "regole" della storia:
- Ci sono sempre e solo quattro scelte possibili.
- Due di queste scelte portano alla morte sicura del/i personaggio/i.
- Non è possibile prevedere quali scelte portino alla morte poiché la sfortuna o l’imprevisto possono essere in agguato e non sempre la scelta che appare più logica è quella migliore.
- Ogni scelta è irreversibile.
- La morte di uno o più personaggi non decreta la fine della storia.
Progetto NORNE #4
La caduta di Babilonia
Dopo ciò, vidi un altro angelo discendere dal cielo con grande potere e la terra fu illuminata dal suo splendore.
Gridò a gran voce: "E’ caduta, è caduta Babilonia la grande ed è diventata covo di demoni, carcere di ogni spirito immondo, carcere d’ogni uccello impuro e aborrito e carcere di ogni bestia immonda e aborrita"
La testa del ragazzino Zombie fu nuovamente spinta a forza dentro il catino di pietra. L'acqua rossastra lo investì mentre questi cercava di divincolarsi ripetutamente. L'acqua che un tempo era stata santa e pulita. Le candele, unica fonte di luce nel buio della notte, tremolavano.
Don Michele tratteneva a stento il mostro, la sua voce squillante echeggiava tra le colonne della chiesa, i passi dell'Apocalisse salivano fino a perdersi nei bui angoli del soffitto.
Cercava di non guardare la profonda ferita nel collo di quello che fino a poche ore fa era stato una cosa vivente, un angelo agli occhi di Dio. Ormai il sangue si era fermato, il cuore non lo avrebbe mai più pompato e quello che rimaneva era solo un burattino del Demonio.
Andava avanti così da molto tempo, aveva provato con tutti i mostri che aveva incontrato. Era fermamente convinto che questo fosse un castigo di Dio, un modo divino per mondare il male dal mondo.
Ma mentre le settimane passavano, le atrocità non accennavo a smettere e perivano sempre più persone tra cui bambini innocenti e uomini che Don Michele conosceva bene come timorati di Dio.
I passi dell'Apocalisse si trasformarono presto in roche grida di disperazione, mentre calde lacrime solcavano il viso stanco e smunto del pastore.
L'aveva il suo Dio abbandonato? Qual'era il motivo di tanto dolore e distruzione, perché la spada di Luce colpiva giusti e colpevoli senza distinzione?
La testa dello Zombie cozzava ora contro i bordi del catino, incrinando la pietra mentre il cranio veniva sbattuto brutalmente. Presto sotto le mani impazzite del prete non rimase che una poltiglia sanguinolenta, mossa soltanto da qualche spasmo involontario dei nervi. Don Michele lasciò cadere malamente il corpo, il viso schizzato di sangue mostrava limpidi occhi chiari, pieni di follia. Le sue urla, mentre contemplava il Cristo crocifisso, si univano a quelle degli Zombie fuori, che martellavano la porta della chiesa e la barricata dietro di essa.
Fu in quel preciso instante che il pastore vide alla sua sinistra una ragazza che lo osservava terrorizzata, in piedi davanti alla porta della sacrestia. Se la sua mente non fosse stata allucinata dagli orrori a cui aveva assistito, avrebbe potuto riconoscere la figura come quella di Giulia, suaparrocchiana, che abitava poco distante dalla chiesa.
Smise di urlare e cominciò a muoversi nella direzione della ragazza.
Giulia era riuscita ad arrivare alla chiesetta senza particolari problemi, nonostante il buio. Sembrava che la strada in salita fino alla costruzione fosse apparentemente sgombra di quei mostri. Probabilmente la maggior parte si era riversata davanti al suo appartamento.
Giunta ad un centinaio di metri aveva notato che la porta principale della chiesa era assediata da una decina di Zombie, i quali cercavano di entrare senza riuscirci. Decise di passare da dietro quindi, aggirando l'entrata attraverso una serie di residence in costruzione, i quali non erano stati completati prima della epidemia e sarebbero rimasti così, forse per sempre .
Attraverso il viottolo posteriore, vide che la porta che dava accesso alla sacrestia era come sempre bloccata solo da un chiavistello senzalucchetto. Don Michele era solito chiudere a chiave solo la porta interna che dava sulla chiesa e lasciare aperta quella esterna.
Mentre si avvicinava, ormai a pochi passi, vide a qualche metro da lei alcuni Zombie che voltavano l'angolo, venendo dal parchetto antistante, e sembravano proseguire nella sua direzione, anche se non l'avevano ancora vista. Si affrettò quindi ad entrare.
Varcata la soglia e richiusa la porta dietro di sé, Giulia venne raggiunta da un rancido odore di decomposizione e sangue. La stanza era scarsamente illuminata da due candele ormai agli sgoccioli, i vari cassetti e armadietti che la adornavano era quasi tutti aperti e spogli. Sul tavolo centrale si trovava un piccolo tesoro di armi in disordine sparso: coltelli, pistole e persino alcuni fucili. In un angolo stracci e bende insanguinate completavano l'assurdo quadro.
Giulia stava valutando se raccogliere qualcuna di quelle armi, e metterle nello zaino di Luca, nonostante non le sapesse usare, quando qualcuno nella chiesa urlò, un suono di profonda tristezza e disperazione.
La ragazza aprì lentamente la porta che dava accesso alla chiesa, mentre il grido continuava accompagnato da un rumore di qualcosa di molliccio che colpiva della pietra. Davanti a lei vicino all'altare, un uomo stava guardando il crocefisso della chiesa, urlando, il viso grondante di sangue era una smorfia di dolore e pazzia. Tra le sue mani un corpo di quello che sembrava un ragazzo, la testa unirriconoscibileammasso di carne maciullata.
L'uomo si fermò e smise di urlare per guardarla. Dopo alcuni istanti interminabili cominciò a muoversi verso di lei. Giulia non riconoscendo Don Michele, si voltò nella direzione in cui era arrivata e corse verso la porta che dava sull'esterno della chiesa. Non sarebbe mai dovuta andare lì, pensò. Terrorizzata aprì la porta e si trovò una coppia di Zombie davanti che cercavano di entrare. Uno di loro era una donna, sulla quarantina, vestita in tuta e dall'occhio le pendeva un ferro da uncinetto conficcato. Anche l'altra un tempo era stata una donna, era però più anziana e vestita elegantemente. Il pesante trucco che aveva prima di morire le si era sciolto addosso e assieme alla sporcizia che aveva sul volto, aveva trasformato la sua faccia in una orribile maschera grottesca.
Lo Zombie con il ferro nell'occhio l'afferrò per il braccio e Giulia cercò di divincolarsi cadendo all'indietro e tirando con sé il mostro. Mentre sbatteva la testa e il mondo si faceva confuso, sentì un gusto di ferro e carne marcia in bocca, quando la non-morta le infilò le sue dita in gola nel tentativo di morderla. Era sopra di lei e non riusciva a togliersela di dosso. Un dolore lancinante le colpì la gamba. Giulia urlò. L'altro Zombie era sulle sue gambe, i denti gialli e marcescenti affondavano nella sua caviglia, attraversò i calzini. Quando cercò di urlare, un altro morso la raggiunse all'altezza della spalla, strappando una sanguinante porzione di carne.
Don Michele guardava impietrito ciò che stava accadendo nella sua sacrestia. La scena lo aveva risvegliato dal suo momento di follia ma non riusciva a muoversi. Giulia, una ragazza che conosceva bene, fin da quando lui era statochierichetto e l'aveva vista battezzarsi. Che ne aveva osservato i passi nei riti religiosi cristiani dell'età, mentre cresceva e la vedeva sempre più di rado in chiesa.
Ed ora era lì, sanguinante, assalita da due mostri del demonio. Perché non cercava di salvarla, come aveva fatto con tutti gli altri?
Perché ormai sapeva che non esisteva nessuna redenzione, che una volta morso da quelle creature saresti diventata una di loro e niente ti poteva salvare. Non c'era nessun Dio, nessuna punizione divina e sopratutto nessuna redenzione.
I tentativi di difendersi della ragazza si fecero più deboli, le sue grida sciamarono in gemiti di dolore, mentre il suo sangue scorreva sul pavimento di pietra. Gli Zombie staccavano implacabilmente nuovi lembi di carne in una furia frenetica. Gli occhi di Giulia si spostarono sul prete senza vederlo, la vita le scivolava via inesorabilmente.
Don Michele raccolse lentamente dal tavolo una delle pistole. Nessuna speranza, che senso aveva vivere ancora in questo mondo? Un mondo senza Dio? O forse si potevano ancora cambiare le cose? Forse anche senza Dio lui avrebbe trovato qualcuno da aiutare, e che magari lo avrebbe aiutato?
L'uomo osservava il nero opaco della pistola, mentre gli Zombie riversi a terra continuavano la loro opera di distruzione sul corpo ormai senza vita di Giulia. Una delle candele si spense e la stanza si fece ancora più buia, in quella notte di morte nella città di Ricorno.
Questa volta la decisione da prendere è cosa farà Don Michele, un uomo distrutto da ciò che ha dovuto vedere e fare. La scelta spetta a voi.
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Spargete la voce, infettate quanti amici potete, e decidete il destino dei sopravvissuti nel mondo del Progetto NORNE.