Nella pellicola spagnola Retornados (The Returned) troviamo un mondo post-outbreak, più o meno ai giorni nostri, in cui l'infezione Zombie ha trovato una momentanea 'cura' - ma quando non sono i non-morti i peggiori nemici dell'uomo, è l'umanità stessa a essere una minaccia per se stessa... con o senza antidoto. La recensione dell'interessante Zombie-movie di Manuel Carballo dopo il salto.
Vi avevamo parlato dell'horror-thriller Retornados qui, qui e qui; ed ora che lo Zombie-movie di Manuel Carballo è uscito, ecco anche la recensione. Vi avviso; non è il film in cui per un'ora e mezza vedrete survivor combattere con orde di dannati, c'è già stato l'outbreak (delle belle sequenze iniziali, e flashback poi, ce lo mostrano), ora la premessa della storia - visto che gli infetti sono 'portatori sani' del virus - finché si fanno quotidianamente l'iniezione-antidoto, è questa:
Ma non fatevi ingannare dalla parola 'dose', il film non parla (a mio avviso) della dipendenza da sostanze o meno (com'era in The Addiction per es...) ma sottolinea, in modo abbastanza minimal, quanto sia ancora attuale - soprattutto per la metafora non-morta - la massima di Plauto 'homo homini lupus'. L'uomo non è un animale socievole (una volta che non ha più uno scopo 'comune'), e a mali estremi non esita a opporre estremi rimedi, anche (e specie) sulla pelle dei propri 'simili e/o cari'.
In Retornados seguiamo la vicenda di Kate, giovane donna 'con le palle' e dottoressa tra le responsabili di ricerca e sviluppo della 'Return Protein' (la cura che permette ai ritornati di rimanere 'normali') e del fidanzato, Alex, musicista il cui segreto (tale non per molto) è appunto quello di essere un ritornato. Proprio per la sua posizione, Kate è tra i primi a sapere che la cura non è così perfetta come si credeva (lei ne farà scorta anche 'illegalmente', ma invano), per cui si sta cercando di sintetizzare un altro antidoto, però ci sono troppe poche risorse e troppo poco tempo. I ritornati necessitano di iniezioni giornaliere, e ora che queste scarseggiano (e il Governo già inizia a prendere provvedimenti 'preventivi' contro quelle 'bombe a tempo') è 'guerra tra poveri' e 'tutti contro tutti'; l'homo-sapiens mostra di nuovo il proprio aspetto da predatore. La coppia accetta di scappare con due amici in un rifugio fuori città, ma presto scoprirà che anche lì è ben lontano dall'essere al sicuro, quant'è socievole la società? Quanto sai dei tuoi amici? Quanto puoi fidarti durante l'apocalisse? Basterà l'istinto?
Al di là della storia - che non vi spoilero troppo - in Retornados ho visto due o tre tematiche 'vitali' per il mondo degli Zombie: in breve e banalmente, il concetto di 'mors tua vita mea' dettato dal bisogno che riporta l'uomo al suo stadio 'primitivo' (simbologia dose-mostro) e il tracollo delle relazioni comunitarie (gli stessi temi che reggerebbero TWD se non fosse così z-soap), ma anche la lotta di amicizia contro amore, due sentimenti forti che, di fronte all'aut aut, possono 'spaccare la coscienza', e poi chiaramente l'affilata paura ignorante dell'uomo medio (il sonno della ragione genera mostri), l'ambiguità delle istituzioni durante il dramma popolare - così come la pericolosità dell'esercito che agisce come braccio armato (e decerebrato) della 'legge'; se da una parte ci sono raid assassini di associazioni ostili ai ritornati che assalgono ospedali e cliniche (impuniti, ovvio), dall'altra i ritornati si curano in strutture presiedute da forze armate e son tutti schedati, così che si sappia dove andarli a prender nel caso... E per queste cose non c'è cura: è la nostra natura.
Mi è sembrato tutto ben pesato in Retornados, da tensione, suspense e ritmo ad attori e dialoghi o location ecc, per me il tutto scorre e convince; di nuovo, torno a dirvi che se vi aspettate un action-movie sbagliate di grosso, di Zombie-infetti mi sa che se ne vedon un paio per 3 minuti max nel film (e quando si vedono, come nella scena qui sotto - che fa da memento per Alex - non è per caso), ma non è quello che conta. E' l'uomo a esser sotto esame qui, e alla fine credo proprio si tratti di un test che nessuno di noi passerebbe a pieni voti. Tutto sommato, sembra dirci Carballo, siamo bestie, e se ci levano la 'pappa' non ci pensiamo due volte ad azzannarci tra fratelli. Concordo.
Unica nota dolente, per me, il finale. Provo a spiegarmi senza spiegarvelo: ho trovato di troppo gli ultimi 2-3 minuti (forse scontati? non so... ok che danno a Kate un 'nuovo scopo' ma boh, caduta di stile direi, vedrete) mentre credo che se il film fosse finito nella scena del climax 'ironia della sorte' sarebbe stato molto più coerente con se stesso. Come a dire, per quanto animaleschi e perfidi, siamo piccoli, impotenti sul filo delle Parche (giochiamo a fare gli dei, ma è solo un'illusione)... in ogni caso la scelta di Carballo è in linea col personaggio della dottoressa cazzuta e la 'rispetto', ma ditemi voi se non sarebbe stato meglio finirla prima di vedere che lei ora si dedica a...
Scheda del film:
Vi avevamo parlato dell'horror-thriller Retornados qui, qui e qui; ed ora che lo Zombie-movie di Manuel Carballo è uscito, ecco anche la recensione. Vi avviso; non è il film in cui per un'ora e mezza vedrete survivor combattere con orde di dannati, c'è già stato l'outbreak (delle belle sequenze iniziali, e flashback poi, ce lo mostrano), ora la premessa della storia - visto che gli infetti sono 'portatori sani' del virus - finché si fanno quotidianamente l'iniezione-antidoto, è questa:
Ma non fatevi ingannare dalla parola 'dose', il film non parla (a mio avviso) della dipendenza da sostanze o meno (com'era in The Addiction per es...) ma sottolinea, in modo abbastanza minimal, quanto sia ancora attuale - soprattutto per la metafora non-morta - la massima di Plauto 'homo homini lupus'. L'uomo non è un animale socievole (una volta che non ha più uno scopo 'comune'), e a mali estremi non esita a opporre estremi rimedi, anche (e specie) sulla pelle dei propri 'simili e/o cari'.
In Retornados seguiamo la vicenda di Kate, giovane donna 'con le palle' e dottoressa tra le responsabili di ricerca e sviluppo della 'Return Protein' (la cura che permette ai ritornati di rimanere 'normali') e del fidanzato, Alex, musicista il cui segreto (tale non per molto) è appunto quello di essere un ritornato. Proprio per la sua posizione, Kate è tra i primi a sapere che la cura non è così perfetta come si credeva (lei ne farà scorta anche 'illegalmente', ma invano), per cui si sta cercando di sintetizzare un altro antidoto, però ci sono troppe poche risorse e troppo poco tempo. I ritornati necessitano di iniezioni giornaliere, e ora che queste scarseggiano (e il Governo già inizia a prendere provvedimenti 'preventivi' contro quelle 'bombe a tempo') è 'guerra tra poveri' e 'tutti contro tutti'; l'homo-sapiens mostra di nuovo il proprio aspetto da predatore. La coppia accetta di scappare con due amici in un rifugio fuori città, ma presto scoprirà che anche lì è ben lontano dall'essere al sicuro, quant'è socievole la società? Quanto sai dei tuoi amici? Quanto puoi fidarti durante l'apocalisse? Basterà l'istinto?
Al di là della storia - che non vi spoilero troppo - in Retornados ho visto due o tre tematiche 'vitali' per il mondo degli Zombie: in breve e banalmente, il concetto di 'mors tua vita mea' dettato dal bisogno che riporta l'uomo al suo stadio 'primitivo' (simbologia dose-mostro) e il tracollo delle relazioni comunitarie (gli stessi temi che reggerebbero TWD se non fosse così z-soap), ma anche la lotta di amicizia contro amore, due sentimenti forti che, di fronte all'aut aut, possono 'spaccare la coscienza', e poi chiaramente l'affilata paura ignorante dell'uomo medio (il sonno della ragione genera mostri), l'ambiguità delle istituzioni durante il dramma popolare - così come la pericolosità dell'esercito che agisce come braccio armato (e decerebrato) della 'legge'; se da una parte ci sono raid assassini di associazioni ostili ai ritornati che assalgono ospedali e cliniche (impuniti, ovvio), dall'altra i ritornati si curano in strutture presiedute da forze armate e son tutti schedati, così che si sappia dove andarli a prender nel caso... E per queste cose non c'è cura: è la nostra natura.
Mi è sembrato tutto ben pesato in Retornados, da tensione, suspense e ritmo ad attori e dialoghi o location ecc, per me il tutto scorre e convince; di nuovo, torno a dirvi che se vi aspettate un action-movie sbagliate di grosso, di Zombie-infetti mi sa che se ne vedon un paio per 3 minuti max nel film (e quando si vedono, come nella scena qui sotto - che fa da memento per Alex - non è per caso), ma non è quello che conta. E' l'uomo a esser sotto esame qui, e alla fine credo proprio si tratti di un test che nessuno di noi passerebbe a pieni voti. Tutto sommato, sembra dirci Carballo, siamo bestie, e se ci levano la 'pappa' non ci pensiamo due volte ad azzannarci tra fratelli. Concordo.
Unica nota dolente, per me, il finale. Provo a spiegarmi senza spiegarvelo: ho trovato di troppo gli ultimi 2-3 minuti (forse scontati? non so... ok che danno a Kate un 'nuovo scopo' ma boh, caduta di stile direi, vedrete) mentre credo che se il film fosse finito nella scena del climax 'ironia della sorte' sarebbe stato molto più coerente con se stesso. Come a dire, per quanto animaleschi e perfidi, siamo piccoli, impotenti sul filo delle Parche (giochiamo a fare gli dei, ma è solo un'illusione)... in ogni caso la scelta di Carballo è in linea col personaggio della dottoressa cazzuta e la 'rispetto', ma ditemi voi se non sarebbe stato meglio finirla prima di vedere che lei ora si dedica a...
Scheda del film:
Titolo originale: Retornados Paese: Spagna - Canada Anno: 2013 Regia: Manuel Carballo Produttore: Ramaco Media I - Castelao Pictures Sceneggiatura: Hatem Khraiche Cast principale: Kris Holden-Ried, Emily Hampshire, Claudia Bassols, Shawn Doyle Durata: 98 min Voto: 7,5/10 Classificazione Zombie: Tipologia: infetti |