Siamo alla terza puntata della quinta stagione di The Walking Dead, intitolata "Un tetto e quattro mura" (titolo originale "Four walls and a roof") e siamo qui per dirvi la nostra opinione in merito, aspettando, alla fine, la vostra.
Devo dire che la prima impressione lasciatami dalla puntata è stata quella che quest'anno l'asticella della violenza è stata alzata alquanto. E non violenza contro gli Zombie, che in una serie come questa non solo ci sta ma è anche necessaria, ma violenza tra gli esseri umani.
Puntata di sicuro molto adrenalinica, pur con le dovute e solite riflessioni che la serie vuole portare avanti, cioè quelle sulla necessità di rimanere umani, nell'intimo, in un mondo inumano.
Devo essere onesta e dire subito che io e Rick Grames non abbiamo mai avuto un grosso feeling. L'ho sempre trovato troppo indeciso e pasticcione. Un personaggio di cui, in qualche maniera, non potermi fidare, con troppe facce per essere amato veramente. Ma quest'anno sia lui che Andrew Lincoln mi stanno lasciando a bocca aperta. L'attore ha fatto dei passi avanti nella recitazione del personaggio che mi lasciano sempre più allibita, forse proprio perchè finalmente è stata data una direzione precisa al personaggio stesso: uccidere senza pietà o essere uccisi a propria volta, senza se e senza ma. O, perlomeno, questi se e questi ma ce li teniamo per quando siamo al sicuro. Per quando i nostri scrupoli e le nostre riflessioni morali non possono danneggiarci ma, anzi, ci riportano a quell'umanità necessaria per non andare troppo oltre, come Gareth e compagnia.
In questa puntata ammetto che ho urlato di gioia davanti allo schermo nel momento in cui Rick entra in chiesa dietro Gareth (come solo con la morte di Shane e Lori mi era capitato), che è convinto di avere in mano la situazione. Dopo aver sentito Gareth parlare a più non posso e dire tante di quelle cretinate che neanche Shane e Lori sono riusciti a dire quando erano con noi, quando Rick entra in chiesa e gli spara alla mano, quando gli dice che non voleva sprecare proiettili e comincia a pugnalarlo a morte ebbene sì, ero felice. E poi ho pensato a quanto sono stati bravi gli autori a farmi odiare in così breve tempo un personaggio fino a questo punto.
Questo, secondo me deve fare The Walking Dead, cioè creare personaggi villain non per una stagione intera, tanto che poi fanno il giro su sè stessi e ti ritrovi quasi a comprenderli (come il Governatore, per esempio) e a trovarli persino pesanti nella loro "cattiveria" ripetuta. Come appunto Gareth, che in tre puntate è risultato talmente odioso da farmi dimenticare, appunto, che era lì solo da tre puntate.
Non per niente all'inizio i cannibali vengono paragonati, con una regia molto riuscita, agli Zombie dietro i vetri della scuola. Che al loro confronto sembrano addirittura più umani. Almeno loro sono guidati da un istinto incontrollabile e irrazionale, un virus. Garteh e compagni hanno razionalizzato la cosa più orribile che un essere umano può fare ad un altro essere umano, il cannibalismo, soprattutto in un'epoca in cui gli esseri umani sono sotto minaccia e dovrebbero collaborare tra loro.
Una piccola gioia me l'ero già presa quando Bob fa sapere loro di essere stato morsicato e che quindi è "carne infetta". E qui mi casca un po' l'asino devo dirlo. Tutti in quel mondo sono carne infetta, lo sappiamo dalla prima stagione e poi, Garteh come fa a dire che siccome è stato cotto, il virus è debellato? Molti virus sono resistenti alla cottura. Spero proprio che con la parte di storia relativa a Eugene tutto ciò ci venga esplicato un po' meglio, perchè qui The Walking Dead ha proprio una grossa lacuna, dopo il CDC niente più è stato scoperto o detto su questo benedetto virus. Sempre che Kirkmann e soci non preferiscano tenere le spiegazione per la serie gemella, che dovrebbe partire l'anno prossimo, e che tratterà proprio del periodo dell'inizio dell'epidemia nel mondo della serie madre. Chi vivrà vedrà.
Una cosa poi che ha portato la violenza dell'episodio a valori massimi è il luogo dove la carneficina si è svolta, una chiesa, le quattro mura ed un tetto del titolo. Perchè, con poche parole ed azioni, la serie ha chiarito un concetto molto potente: senza la fede che la regge e le azioni che da essa derivano, una chiesa non è niente, solo mura e tetto, appunto. Come padre Gabriel, dopo le scioccanti rivelazioni che ha fatto, non è più un prete, ma solo un grosso vigliacco che vede in tutto ciò che gli succede la mano divina della vendetta. Un'altra vigliaccheria a ben pensarci, così si esime del tutto dalla punzione, anche psicologica, che dovrebbe avere per mano degli uomini.
In ogni momento della puntata abbiamo visto le immagini sacre tipiche di una chiesa ma che, grazie al comportamento vile di padre Gabriel, non hanno più alcun valore.
Una definizione di fede molto permeante e potente in poche semplici azioni senza tante "menate" da cui questa serie ogni tanto si faceva prendere la mano. Una definizione che, tra l'altro, mi appartiene pienamente.
Anche la morte di Bob è stata molto significativa ma non pesante. E la serie ha sottolineato ancora un volta come la trasformazione in Zombie varia da persona a persona e da situazione a situazione, rendendo il tutto più pericolo ancora perchè imprevedibile.
Mi è piaciuta anche la divisione del gruppo, perchè veramente Glenn e Maggie ormai erano delle palle al piede e io di Eugene non mi fido. Non so perchè razionalmente, ma quando in The Walking Dead qualcosa è troppo bello per essere vero, di solito c'è una colossale fregatura in vita. La speranza non abita in questa serie, come la magnifica puntata della morte definitiva della figlia di Carol ci ha ben spiegato tempo fa.
Così come mi è piaciuto il fatto che un guerriero con Abraham abbia riconosciuto che il mondo abbia bisogno di questo Rick senza pietà, ma che al momento giusto si mette a scavare le tombe per i suoi nemici insieme a Tyreesee gli assicura che la sua umanità è intatta, rassicurando al contempo anche sè stesso.
E qui siamo all'altra palla al piede del gruppo e cioè Tyreese. L'uomo con il cappello del gruppo di Gareth non lo ha ucciso veramente, come abbiamo visto in questa puntata. E' vero che ha terminato Bob, ma perchè rientrava nel suo codice morale di perdono e grazia. Così veramente non può continuare, o finirà ucciso o farà uccidere qualcuno.
E la puntata termina con un cliffhanger molto potente: Daryl starà chiamando Carol, Beth o chi altri?
Stagione veramente potente e senza mezzi termini questa di The Walking Dead, se continuerà così riuscirà ad essere una delle migliori in assoluto.
E voi cosa ne pensate?
Devo dire che la prima impressione lasciatami dalla puntata è stata quella che quest'anno l'asticella della violenza è stata alzata alquanto. E non violenza contro gli Zombie, che in una serie come questa non solo ci sta ma è anche necessaria, ma violenza tra gli esseri umani.
Puntata di sicuro molto adrenalinica, pur con le dovute e solite riflessioni che la serie vuole portare avanti, cioè quelle sulla necessità di rimanere umani, nell'intimo, in un mondo inumano.
Devo essere onesta e dire subito che io e Rick Grames non abbiamo mai avuto un grosso feeling. L'ho sempre trovato troppo indeciso e pasticcione. Un personaggio di cui, in qualche maniera, non potermi fidare, con troppe facce per essere amato veramente. Ma quest'anno sia lui che Andrew Lincoln mi stanno lasciando a bocca aperta. L'attore ha fatto dei passi avanti nella recitazione del personaggio che mi lasciano sempre più allibita, forse proprio perchè finalmente è stata data una direzione precisa al personaggio stesso: uccidere senza pietà o essere uccisi a propria volta, senza se e senza ma. O, perlomeno, questi se e questi ma ce li teniamo per quando siamo al sicuro. Per quando i nostri scrupoli e le nostre riflessioni morali non possono danneggiarci ma, anzi, ci riportano a quell'umanità necessaria per non andare troppo oltre, come Gareth e compagnia.
In questa puntata ammetto che ho urlato di gioia davanti allo schermo nel momento in cui Rick entra in chiesa dietro Gareth (come solo con la morte di Shane e Lori mi era capitato), che è convinto di avere in mano la situazione. Dopo aver sentito Gareth parlare a più non posso e dire tante di quelle cretinate che neanche Shane e Lori sono riusciti a dire quando erano con noi, quando Rick entra in chiesa e gli spara alla mano, quando gli dice che non voleva sprecare proiettili e comincia a pugnalarlo a morte ebbene sì, ero felice. E poi ho pensato a quanto sono stati bravi gli autori a farmi odiare in così breve tempo un personaggio fino a questo punto.
Questo, secondo me deve fare The Walking Dead, cioè creare personaggi villain non per una stagione intera, tanto che poi fanno il giro su sè stessi e ti ritrovi quasi a comprenderli (come il Governatore, per esempio) e a trovarli persino pesanti nella loro "cattiveria" ripetuta. Come appunto Gareth, che in tre puntate è risultato talmente odioso da farmi dimenticare, appunto, che era lì solo da tre puntate.
Non per niente all'inizio i cannibali vengono paragonati, con una regia molto riuscita, agli Zombie dietro i vetri della scuola. Che al loro confronto sembrano addirittura più umani. Almeno loro sono guidati da un istinto incontrollabile e irrazionale, un virus. Garteh e compagni hanno razionalizzato la cosa più orribile che un essere umano può fare ad un altro essere umano, il cannibalismo, soprattutto in un'epoca in cui gli esseri umani sono sotto minaccia e dovrebbero collaborare tra loro.
Una piccola gioia me l'ero già presa quando Bob fa sapere loro di essere stato morsicato e che quindi è "carne infetta". E qui mi casca un po' l'asino devo dirlo. Tutti in quel mondo sono carne infetta, lo sappiamo dalla prima stagione e poi, Garteh come fa a dire che siccome è stato cotto, il virus è debellato? Molti virus sono resistenti alla cottura. Spero proprio che con la parte di storia relativa a Eugene tutto ciò ci venga esplicato un po' meglio, perchè qui The Walking Dead ha proprio una grossa lacuna, dopo il CDC niente più è stato scoperto o detto su questo benedetto virus. Sempre che Kirkmann e soci non preferiscano tenere le spiegazione per la serie gemella, che dovrebbe partire l'anno prossimo, e che tratterà proprio del periodo dell'inizio dell'epidemia nel mondo della serie madre. Chi vivrà vedrà.
Una cosa poi che ha portato la violenza dell'episodio a valori massimi è il luogo dove la carneficina si è svolta, una chiesa, le quattro mura ed un tetto del titolo. Perchè, con poche parole ed azioni, la serie ha chiarito un concetto molto potente: senza la fede che la regge e le azioni che da essa derivano, una chiesa non è niente, solo mura e tetto, appunto. Come padre Gabriel, dopo le scioccanti rivelazioni che ha fatto, non è più un prete, ma solo un grosso vigliacco che vede in tutto ciò che gli succede la mano divina della vendetta. Un'altra vigliaccheria a ben pensarci, così si esime del tutto dalla punzione, anche psicologica, che dovrebbe avere per mano degli uomini.
In ogni momento della puntata abbiamo visto le immagini sacre tipiche di una chiesa ma che, grazie al comportamento vile di padre Gabriel, non hanno più alcun valore.
Una definizione di fede molto permeante e potente in poche semplici azioni senza tante "menate" da cui questa serie ogni tanto si faceva prendere la mano. Una definizione che, tra l'altro, mi appartiene pienamente.
Anche la morte di Bob è stata molto significativa ma non pesante. E la serie ha sottolineato ancora un volta come la trasformazione in Zombie varia da persona a persona e da situazione a situazione, rendendo il tutto più pericolo ancora perchè imprevedibile.
Mi è piaciuta anche la divisione del gruppo, perchè veramente Glenn e Maggie ormai erano delle palle al piede e io di Eugene non mi fido. Non so perchè razionalmente, ma quando in The Walking Dead qualcosa è troppo bello per essere vero, di solito c'è una colossale fregatura in vita. La speranza non abita in questa serie, come la magnifica puntata della morte definitiva della figlia di Carol ci ha ben spiegato tempo fa.
Così come mi è piaciuto il fatto che un guerriero con Abraham abbia riconosciuto che il mondo abbia bisogno di questo Rick senza pietà, ma che al momento giusto si mette a scavare le tombe per i suoi nemici insieme a Tyreesee gli assicura che la sua umanità è intatta, rassicurando al contempo anche sè stesso.
E qui siamo all'altra palla al piede del gruppo e cioè Tyreese. L'uomo con il cappello del gruppo di Gareth non lo ha ucciso veramente, come abbiamo visto in questa puntata. E' vero che ha terminato Bob, ma perchè rientrava nel suo codice morale di perdono e grazia. Così veramente non può continuare, o finirà ucciso o farà uccidere qualcuno.
E la puntata termina con un cliffhanger molto potente: Daryl starà chiamando Carol, Beth o chi altri?
Stagione veramente potente e senza mezzi termini questa di The Walking Dead, se continuerà così riuscirà ad essere una delle migliori in assoluto.
E voi cosa ne pensate?