Venerdì 20/11/2015 è andata in onda l’undicesima puntata della seconda stagione di Z Nation sul canale americano SyFy e, come sempre non vediamo l’ora di commentare l’episodio e dare il nostro giudizio.
Continuate a seguirci dopo il salto se siete curiosi e se anche voi volete condividere il vostro parere.
Partiamo con l’ormai consueto intro al rallenty nel quale il team deve affrontare gli Zombie di turno che in questo caso sembrano quasi lavici, delle palle di fuoco che camminano.
La bellissima scena si conclude nel trash più assoluto con il proiettile di 10k che alla “Wanted” devia su Doc e finisce dritto dritto nella testa dello sfortunato Zombie.
L'episodio entra nel vivo quando il nostro team incontra un gruppo di sopravvissuti che nel contesto dell’apocalisse Zombie appare alquanto fuori posto: partecipanti di un seminario in comunicazione aziendale e risoluzione dei contrasti.
Il gruppo utilizza le tecniche di comunicazione apprese nel seminario per sopravvivere tra di loro in modo pacifico e lo fa ad esempio con il bastone della parola, strumento utilizzato per facilitare il dialogo e favorire l’ascolto. Insomma ci troviamo di fronte ad una piccola democrazia in cui è il popolo a decidere sulla base delle valutazioni di ciascuno.
Z Nation ci mostra dunque un metodo alternativo con il quale affrontare l’apocalisse (Zombie e non). Sappiamo d'altronde che in un mondo come quello rappresentato in Z Nation senza regole, governi e sovrastrutture sociali, il più grande pericolo resta sempre l’uomo. Come tenere a freno gli istinti volenti che possono emergere in questo contesto? Con la comunicazione.
Certo stiamo parlando di un gruppo (ristretto) di persone specifiche, che conoscono e studiano la materia, che si sono ritrovate a dover affrontare l’outbreak e a dover convivere nello stesso luogo.
Il tutto poi acquisisce maggiore credibilità quando viene spiegato che inizialmente molti sceglievano di andare via pensando che restare lì sarebbe stato un errore, peccato che poi tornassero puntualmente indietro, da Zombie! Questo ha chiaramente dissuaso le persone dall'affrontare l'inferno fuori dall'hotel convincendosi sempre più del fatto che lasciare il posto avrebbe significato diventare una delle tante creature non-morte portatrici di distruzione.
Dopo un primo inevitabile momento di tensione e di studio reciproco i due gruppi si uniscono e conosciamo Gideon, la guida del gruppo, nonché docente del seminario di comunicazione, il quale, proprio come si fa all'inizio di questo genere di corsi, si approccia ai nostri sopravvissuti con il giochino chiamato “inventario dell’onestà” che consiste nell'esporre la propria impressione su ciascuno dei partecipanti senza filtro alcuno.
“Corporate Retreat” inizia facendoci riflettere sull'eventualità che una società possa realmente essere ricostruita attraverso le tecniche di comunicazione, mostrandoci i pro e i contro. Ma con l’arrivo degli stranieri arriva subito il primo grandissimo problema che mette in discussione tale modalità, ed è qui che l’episodio prende la sua direzione e ci trasporta prima in una ricostruzione della scena del crimine alla CSI e poi in una sorta di giallo alla Agatha Christie versione Zombie Apocalypse.
La piccola società creata da Gideon non tollera la violenza ma ha delle regole ben chiare e chiunque le infranga incorre nella peggiore delle punizioni, considerato soprattutto che parliamo di persone che non sono abituate a vivere per la strada e a combattere quotidianamente contro la minaccia Zombie.
Arriviamo così alla messa in scena della condanna che è un chiaro omaggio al bellissimo “The Mist” di Frank Darabont, trasposizione cinematografica del racconto di Stephen King, che ahimè però non regge assolutamente il confronto con l’originale, forse anche a causa della troppa fretta con la quale termina la scena.
Il gruppo giustifica dunque il proprio atto come non violento solo perché lascia lo sporco lavoro ai mostri che si trovano al di fuori dell’hotel. Ci si pulisce la coscienza in questo modo nella società di Gideon.
Ma più passano i minuti e più si percepisce la fragilità di questo gruppo e la certezza che presto tutto si sgretolerà in tanti piccoli pezzettini.
Mantenere il controllo è la parola d’ordine per Gideon, e questo è alla base della filosofia con la quale cerca di tenere compatto il gruppo.
Un nuovo momento di tensione arriva con l’inseguimento tra le stanze dell’albergo, tipologia di scena che io amo. Tra sparatorie, attacchi di Zombie ed inseguimenti assistiamo al rovesciamento del ruolo di Dana che passa da vittima in cerca di fuga a persona chiaramente complice dell’assassino.
Nel frattempo il nostro Murphy continua il suo percorso di sofferenza in seguito al terribile omicidio di massa di Zombie nel Grand Canyon avvenuto nel precedente episodio, e questo suo dolore attira gli Zombie come mosche. L’impressione è che il suo lato Zombie stia per prendere il sopravvento, e che dunque presto avrà la risposta al quesito posto da Warren. Il suo legame con gli Zombie è molto più forte rispetto a quello che ha con gli umani perché è un legame di sangue del quale non può avere controllo e questo non cambierà mai, anzi non potrà che crescere con il tempo.
“Corporate Retreat” ci fornisce comunque una risposta in merito al quesito iniziale: no, non è possibile mettere in piedi una società solida retta solo da tecniche di comunicazione aziendali, questo perché l’indole violenta dell’uomo non può essere semplicemente frenata. Prima o poi esplode.
Nuovo episodio di transizione, nuovo luogo, nuovo gruppo di sopravvissuti, nuova trama, e stesso problema posto già in precedenza.
La puntata in se funziona non c’è dubbio, affronta nuovi temi mai visti in Z Nation e come al suo solito lo fa in modo originale (tolti i vari omaggi televisivi/cinematografici). Ci fa riflettere, come forse non ha mai fatto prima, sulla natura dell’uomo sulle sue reazioni in un determinato contesto e sappiamo che in una serie ambientata durante l’apocalisse Zombie questo è uno dei temi principali.
Ma siamo a 4 episodi dalla conclusione di questa seconda stagione e la trama principale che collega l’intera serie è estremamente debole e viene lasciata troppo spesso in secondo piano. Questa struttura come ho già detto nelle scorse recensioni è pericolosa e continua a far perdere fan per strada. Se devo considerare la stagione nel suo complesso al momento è alquanto inconcludente e vuota. Non si può pretendere di andare avanti a trame verticali autoconclusive alla CSI o simili, non in una serie come Z Nation. Questo elemento mi infastidisce e soprattutto mi preoccupa per il futuro della serie.
Voto episodio: 7.
Ormai diventa una consuetudine e sto iniziando a pensare che forse dovrei cambiare il titolo di La Perla della Puntata in Le Perle di Doc. Come sempre è lui che ci regala le chicche migliori di ogni episodio e oggi lo fa grazie alle sua fantastica trovata in termini medici che permette di realizzare una trasfusione senza alcun tipo di apparecchiatura. Doc sei un genio!
Prima di lasciarvi, come di consueto, vi ricordiamo che per tutti gli aggiornamenti, news, foto e video, oltre che continuare a seguirci su ZombieKB, vi consigliamo di entrare nella pagina Facebook Z Nation Italia dedicata alla serie TV.
Bene, ora tocca a voi darci il vostro parere sulla puntata.
Vi do come sempre appuntamento alla prossima settimana con il nuovo episodio di Z Nation.
A presto Zies!
Continuate a seguirci dopo il salto se siete curiosi e se anche voi volete condividere il vostro parere.
Partiamo con l’ormai consueto intro al rallenty nel quale il team deve affrontare gli Zombie di turno che in questo caso sembrano quasi lavici, delle palle di fuoco che camminano.
La bellissima scena si conclude nel trash più assoluto con il proiettile di 10k che alla “Wanted” devia su Doc e finisce dritto dritto nella testa dello sfortunato Zombie.
L'episodio entra nel vivo quando il nostro team incontra un gruppo di sopravvissuti che nel contesto dell’apocalisse Zombie appare alquanto fuori posto: partecipanti di un seminario in comunicazione aziendale e risoluzione dei contrasti.
Il gruppo utilizza le tecniche di comunicazione apprese nel seminario per sopravvivere tra di loro in modo pacifico e lo fa ad esempio con il bastone della parola, strumento utilizzato per facilitare il dialogo e favorire l’ascolto. Insomma ci troviamo di fronte ad una piccola democrazia in cui è il popolo a decidere sulla base delle valutazioni di ciascuno.
Z Nation ci mostra dunque un metodo alternativo con il quale affrontare l’apocalisse (Zombie e non). Sappiamo d'altronde che in un mondo come quello rappresentato in Z Nation senza regole, governi e sovrastrutture sociali, il più grande pericolo resta sempre l’uomo. Come tenere a freno gli istinti volenti che possono emergere in questo contesto? Con la comunicazione.
Certo stiamo parlando di un gruppo (ristretto) di persone specifiche, che conoscono e studiano la materia, che si sono ritrovate a dover affrontare l’outbreak e a dover convivere nello stesso luogo.
Il tutto poi acquisisce maggiore credibilità quando viene spiegato che inizialmente molti sceglievano di andare via pensando che restare lì sarebbe stato un errore, peccato che poi tornassero puntualmente indietro, da Zombie! Questo ha chiaramente dissuaso le persone dall'affrontare l'inferno fuori dall'hotel convincendosi sempre più del fatto che lasciare il posto avrebbe significato diventare una delle tante creature non-morte portatrici di distruzione.
Dopo un primo inevitabile momento di tensione e di studio reciproco i due gruppi si uniscono e conosciamo Gideon, la guida del gruppo, nonché docente del seminario di comunicazione, il quale, proprio come si fa all'inizio di questo genere di corsi, si approccia ai nostri sopravvissuti con il giochino chiamato “inventario dell’onestà” che consiste nell'esporre la propria impressione su ciascuno dei partecipanti senza filtro alcuno.
“Corporate Retreat” inizia facendoci riflettere sull'eventualità che una società possa realmente essere ricostruita attraverso le tecniche di comunicazione, mostrandoci i pro e i contro. Ma con l’arrivo degli stranieri arriva subito il primo grandissimo problema che mette in discussione tale modalità, ed è qui che l’episodio prende la sua direzione e ci trasporta prima in una ricostruzione della scena del crimine alla CSI e poi in una sorta di giallo alla Agatha Christie versione Zombie Apocalypse.
La piccola società creata da Gideon non tollera la violenza ma ha delle regole ben chiare e chiunque le infranga incorre nella peggiore delle punizioni, considerato soprattutto che parliamo di persone che non sono abituate a vivere per la strada e a combattere quotidianamente contro la minaccia Zombie.
Arriviamo così alla messa in scena della condanna che è un chiaro omaggio al bellissimo “The Mist” di Frank Darabont, trasposizione cinematografica del racconto di Stephen King, che ahimè però non regge assolutamente il confronto con l’originale, forse anche a causa della troppa fretta con la quale termina la scena.
Il gruppo giustifica dunque il proprio atto come non violento solo perché lascia lo sporco lavoro ai mostri che si trovano al di fuori dell’hotel. Ci si pulisce la coscienza in questo modo nella società di Gideon.
Ma più passano i minuti e più si percepisce la fragilità di questo gruppo e la certezza che presto tutto si sgretolerà in tanti piccoli pezzettini.
Mantenere il controllo è la parola d’ordine per Gideon, e questo è alla base della filosofia con la quale cerca di tenere compatto il gruppo.
Un nuovo momento di tensione arriva con l’inseguimento tra le stanze dell’albergo, tipologia di scena che io amo. Tra sparatorie, attacchi di Zombie ed inseguimenti assistiamo al rovesciamento del ruolo di Dana che passa da vittima in cerca di fuga a persona chiaramente complice dell’assassino.
Nel frattempo il nostro Murphy continua il suo percorso di sofferenza in seguito al terribile omicidio di massa di Zombie nel Grand Canyon avvenuto nel precedente episodio, e questo suo dolore attira gli Zombie come mosche. L’impressione è che il suo lato Zombie stia per prendere il sopravvento, e che dunque presto avrà la risposta al quesito posto da Warren. Il suo legame con gli Zombie è molto più forte rispetto a quello che ha con gli umani perché è un legame di sangue del quale non può avere controllo e questo non cambierà mai, anzi non potrà che crescere con il tempo.
“Corporate Retreat” ci fornisce comunque una risposta in merito al quesito iniziale: no, non è possibile mettere in piedi una società solida retta solo da tecniche di comunicazione aziendali, questo perché l’indole violenta dell’uomo non può essere semplicemente frenata. Prima o poi esplode.
Nuovo episodio di transizione, nuovo luogo, nuovo gruppo di sopravvissuti, nuova trama, e stesso problema posto già in precedenza.
La puntata in se funziona non c’è dubbio, affronta nuovi temi mai visti in Z Nation e come al suo solito lo fa in modo originale (tolti i vari omaggi televisivi/cinematografici). Ci fa riflettere, come forse non ha mai fatto prima, sulla natura dell’uomo sulle sue reazioni in un determinato contesto e sappiamo che in una serie ambientata durante l’apocalisse Zombie questo è uno dei temi principali.
Ma siamo a 4 episodi dalla conclusione di questa seconda stagione e la trama principale che collega l’intera serie è estremamente debole e viene lasciata troppo spesso in secondo piano. Questa struttura come ho già detto nelle scorse recensioni è pericolosa e continua a far perdere fan per strada. Se devo considerare la stagione nel suo complesso al momento è alquanto inconcludente e vuota. Non si può pretendere di andare avanti a trame verticali autoconclusive alla CSI o simili, non in una serie come Z Nation. Questo elemento mi infastidisce e soprattutto mi preoccupa per il futuro della serie.
Voto episodio: 7.
Ormai diventa una consuetudine e sto iniziando a pensare che forse dovrei cambiare il titolo di La Perla della Puntata in Le Perle di Doc. Come sempre è lui che ci regala le chicche migliori di ogni episodio e oggi lo fa grazie alle sua fantastica trovata in termini medici che permette di realizzare una trasfusione senza alcun tipo di apparecchiatura. Doc sei un genio!
Prima di lasciarvi, come di consueto, vi ricordiamo che per tutti gli aggiornamenti, news, foto e video, oltre che continuare a seguirci su ZombieKB, vi consigliamo di entrare nella pagina Facebook Z Nation Italia dedicata alla serie TV.
Bene, ora tocca a voi darci il vostro parere sulla puntata.
Vi do come sempre appuntamento alla prossima settimana con il nuovo episodio di Z Nation.
A presto Zies!