Vi avevamo comunicato l'uscita del libro di Nicola Furia "Apocalisse Anno 10" con questa news. Ora ecco la nostra recensione.
Per onestà intellettuale devo premettervi che Furia è il mio autore italiano preferito in assoluto di questo genere di libri (qui la mia recensione del volume "Diario di guerra contro gli Zombie", prequel alla storia di cui vi parlo oggi). E che, come ormai sa chi mi segue in "The Walking Dead", da chi amo pretendo sempre di più che dagli altri.
Fatte le dovute premesse, parto con il dirvi che il libro si divora letteralmente in due giorni. E' tesissimo, interessante e non molla mai il ritmo. In poche parole se inizia a leggerlo, cominci a dormire poco.
E' la storia di un viaggio di un gruppo di "guerrieri" ed una giornalista del Nuovo Impero Italico, che si è formato dopo dieci anni di lotte per riconquistare fette di territorio dagli Zombie usando le tecniche del Colonnello Furia, da Roma verso la Basilicata, dove una delle Oasi degli uomini manda segnali contrastanti all'Impero. Dovranno attraversare terre non "bonificate" nè dagli Zombie nè dagli uomini, dei predoni crudelissimi, che non si assoggettano alle leggi dell'Impero ma che, anzi fanno della violenza e del rubare le loro linee guida.
E, poichè gli uomini sono sempre uomini, l'Impero è anche in guerra in Germania con la Falange Alemanna, una specie di quarto Reich, per la conquista di questi territori. Ebbene sì, avete letto bene, grazie alle tecniche di Furia usate in grande scala, l'Impero Italico sta "liberando" tutta l'Europa, come fece l'Impero Romano. più o meno. Date voi il significato che volete alla parola "liberando", ma tenete conto che Furia (lo scrittore) ne ha un'idea ben precisa e pensa che la Storia si ripeta sempre e l'uomo non impari mai niente da essa. Ed io sono perfettamente d'accordo con lui.
Allora, intanto specifico che non è strettamente necessario avere letto il libro precedente per capire questo. A parte, però, che vi sareste persi uno dei migliori libri degli ultimi anni, è vero che questo libro menziona spesso piccole vicende dell'altro, dato che usa alcuni personaggi presenti nel pimo libro, spiegandole sempre certo, però lo capireste fino in fondo e completamente solo come seguito del primo. Ma, ripeto, è autosufficiente.
E poi vi dico che l'idea di Furia, pseudonimo di uno scrittore che prima o poi "beccherò" (si accettano suggerimenti in merito) del nuovo mondo post-Furia (personaggio) è micidiale e, purtroppo, conoscendo gli uomini e gli italiani in particolare, realistica.
Il personaggio principale è la giornalista Silvia Ferri, che accompagna il gruppo per poter scrivere un resoconto del "nuovo mondo" al di fuori dell'Oasi di Roma. Ha una caratteristica peculiare, che non vi svelerò, ma che verrà detta dall'autore nelle prime pagine. Ho letto che per alcuni è un difetto questo, ma per me non lo è. Anzi, sapendo bene con chi ho a che fare, la mia empatia nei suoi confronti è cresciuta a dismisura in poche pagine.
Perchè tutti noi abbiamo amato il "pazzo, ribelle, duro e matto" Colonnello Furia del primo libro e, molto furbescamente, l'autore aggancia i personaggi a cui tiene di più (alla fine ci dice anche che ha usato la figlia come musa per il personaggio) al Colonnello stesso, in un modo o nell'altro, come il co-protagonista tenente Daliberti. Quindi, per empatia, anche noi ci agganciamo subito a loro in nome di quell'amore che abbiamo avuto per il loro mentore.
E, insieme a lei, anche noi ci rendiamo conto che "tutto cambia per rimanere tutto uguale", nel male ovvio. L'idea iniziale che ci viene presentata da alcuni personaggi è che, anche se siamo in una dittatura militare, la sicurezza dagli Zombie, dai Raider e la fine della paura e della fame vale bene il prezzo da pagare. E cioè che quelle persone "comode" per la dittatura, anche se delinquenti o peggio prima della guerra agli Zombie, abbiano raggiunto gradi militari di comando e che, appunto, comandino. La sicurezza prima della libertà, quindi. Vi ricorda qualcosa del mondo odierno? Vi sembra una richiesta familiare che ci viene fatta tutt'oggi?
Purtroppo, proprio il prezzo pagato da questi "idealisti" si rivela tanto alto che anche la nostra protagonista decide che, alla fine, come suo padre pensava, la libertà è l'unica cosa che vale la pena di tenersi, a costo di combattere contro gli Zombie ed i dittatori per ottenerla.
Interessante anche, l'idea dell'autore di chi siano i veri zombie: i morti che camminano e tentano di sbranarti o chi tenta di controllare il mondo e le persone, nel modo più spregevole possibile credetemi (qualche lacrimuccia, lo ammetto, mi è scappata per uno dei protagonisti), per i suoi fini? Direi che la risposta è chiara ed inequivocabile per lui. Si può essere d'accordo o meno certo, ma sulla sua idea di "vera umanità" non si può proprio discutere. E qui apro una piccola polemica amichevole con l'autore: so dal sito in cui scrive spesso che odia "The Walking Dead" (la serie), ma l'idea di fondo è la stessa, peggio gli uomini degli Zombie, e questo è indiscutibile direi.
Libro duro ed implacabile, con il lettore e con la nostra società, nel miglior stile di Furia (autore). Editing quasi perfetto (due e tre errorini futili sono scappati), immagine di copertina con i veri "Zombie" della nostra società in primo piano. Stile da Furia, nel bene e nel male, ma per me fantastico: diretto, senza fronzoli, "semplice" all'apparenza, subito usufruibile dal lettore, degno dei miglori scrittori americani, come Maberry (e non è un complimento che faccio facilmente, credetemi. Ritengo gli americani ancora una bella spanna sopra di noi in questo campo).
Solo un piccolo appunto. Per me un buon libro come questo è come una melodia perfetta che ti culla e ti porta in mondi diversi e lontani durante il tempo in cui la senti. Quindi, per un lettore, un improvviso cambio di ritmo in questa melodia è immediatamente riconoscibile e qui c'è l'unico vero difetto del libro, per me. Furia, nella postfazione ci dice che uno dei personaggi principali, il "tipico duro dal cuore d'oro", è una persona realmente esistente e che ha scritto personalmente i passaggi riguardanti il personaggio in questione. E qui, il cambio di ritmo percepito in certe parti del libro mi si è chiarito subito. Furia è troppo "avanti" e bravo, ormai, per essere "avvicinato" ad uno scrittore "emergente", per quanto questo abbia ottime capacità e, pur apprezzando, la sua fiducia nei "giovani" scrittori, avrei, personalmente, preferito che questa questione fosse stata detta al lettore all'inizio del libro, magari in una piccola prefazione. Perchè, credetemi, quel cambio di ritmo ti distrae e ti trascina via, temporaneamente, dal mondo dove Furia ti ha portato con tanta abilità, ed un po' questo può infastidire.
Comunque, per finire, da leggere assolutamente ed immediatamente.
Per onestà intellettuale devo premettervi che Furia è il mio autore italiano preferito in assoluto di questo genere di libri (qui la mia recensione del volume "Diario di guerra contro gli Zombie", prequel alla storia di cui vi parlo oggi). E che, come ormai sa chi mi segue in "The Walking Dead", da chi amo pretendo sempre di più che dagli altri.
Fatte le dovute premesse, parto con il dirvi che il libro si divora letteralmente in due giorni. E' tesissimo, interessante e non molla mai il ritmo. In poche parole se inizia a leggerlo, cominci a dormire poco.
E' la storia di un viaggio di un gruppo di "guerrieri" ed una giornalista del Nuovo Impero Italico, che si è formato dopo dieci anni di lotte per riconquistare fette di territorio dagli Zombie usando le tecniche del Colonnello Furia, da Roma verso la Basilicata, dove una delle Oasi degli uomini manda segnali contrastanti all'Impero. Dovranno attraversare terre non "bonificate" nè dagli Zombie nè dagli uomini, dei predoni crudelissimi, che non si assoggettano alle leggi dell'Impero ma che, anzi fanno della violenza e del rubare le loro linee guida.
E, poichè gli uomini sono sempre uomini, l'Impero è anche in guerra in Germania con la Falange Alemanna, una specie di quarto Reich, per la conquista di questi territori. Ebbene sì, avete letto bene, grazie alle tecniche di Furia usate in grande scala, l'Impero Italico sta "liberando" tutta l'Europa, come fece l'Impero Romano. più o meno. Date voi il significato che volete alla parola "liberando", ma tenete conto che Furia (lo scrittore) ne ha un'idea ben precisa e pensa che la Storia si ripeta sempre e l'uomo non impari mai niente da essa. Ed io sono perfettamente d'accordo con lui.
Allora, intanto specifico che non è strettamente necessario avere letto il libro precedente per capire questo. A parte, però, che vi sareste persi uno dei migliori libri degli ultimi anni, è vero che questo libro menziona spesso piccole vicende dell'altro, dato che usa alcuni personaggi presenti nel pimo libro, spiegandole sempre certo, però lo capireste fino in fondo e completamente solo come seguito del primo. Ma, ripeto, è autosufficiente.
E poi vi dico che l'idea di Furia, pseudonimo di uno scrittore che prima o poi "beccherò" (si accettano suggerimenti in merito) del nuovo mondo post-Furia (personaggio) è micidiale e, purtroppo, conoscendo gli uomini e gli italiani in particolare, realistica.
Il personaggio principale è la giornalista Silvia Ferri, che accompagna il gruppo per poter scrivere un resoconto del "nuovo mondo" al di fuori dell'Oasi di Roma. Ha una caratteristica peculiare, che non vi svelerò, ma che verrà detta dall'autore nelle prime pagine. Ho letto che per alcuni è un difetto questo, ma per me non lo è. Anzi, sapendo bene con chi ho a che fare, la mia empatia nei suoi confronti è cresciuta a dismisura in poche pagine.
Perchè tutti noi abbiamo amato il "pazzo, ribelle, duro e matto" Colonnello Furia del primo libro e, molto furbescamente, l'autore aggancia i personaggi a cui tiene di più (alla fine ci dice anche che ha usato la figlia come musa per il personaggio) al Colonnello stesso, in un modo o nell'altro, come il co-protagonista tenente Daliberti. Quindi, per empatia, anche noi ci agganciamo subito a loro in nome di quell'amore che abbiamo avuto per il loro mentore.
E, insieme a lei, anche noi ci rendiamo conto che "tutto cambia per rimanere tutto uguale", nel male ovvio. L'idea iniziale che ci viene presentata da alcuni personaggi è che, anche se siamo in una dittatura militare, la sicurezza dagli Zombie, dai Raider e la fine della paura e della fame vale bene il prezzo da pagare. E cioè che quelle persone "comode" per la dittatura, anche se delinquenti o peggio prima della guerra agli Zombie, abbiano raggiunto gradi militari di comando e che, appunto, comandino. La sicurezza prima della libertà, quindi. Vi ricorda qualcosa del mondo odierno? Vi sembra una richiesta familiare che ci viene fatta tutt'oggi?
Purtroppo, proprio il prezzo pagato da questi "idealisti" si rivela tanto alto che anche la nostra protagonista decide che, alla fine, come suo padre pensava, la libertà è l'unica cosa che vale la pena di tenersi, a costo di combattere contro gli Zombie ed i dittatori per ottenerla.
Interessante anche, l'idea dell'autore di chi siano i veri zombie: i morti che camminano e tentano di sbranarti o chi tenta di controllare il mondo e le persone, nel modo più spregevole possibile credetemi (qualche lacrimuccia, lo ammetto, mi è scappata per uno dei protagonisti), per i suoi fini? Direi che la risposta è chiara ed inequivocabile per lui. Si può essere d'accordo o meno certo, ma sulla sua idea di "vera umanità" non si può proprio discutere. E qui apro una piccola polemica amichevole con l'autore: so dal sito in cui scrive spesso che odia "The Walking Dead" (la serie), ma l'idea di fondo è la stessa, peggio gli uomini degli Zombie, e questo è indiscutibile direi.
Libro duro ed implacabile, con il lettore e con la nostra società, nel miglior stile di Furia (autore). Editing quasi perfetto (due e tre errorini futili sono scappati), immagine di copertina con i veri "Zombie" della nostra società in primo piano. Stile da Furia, nel bene e nel male, ma per me fantastico: diretto, senza fronzoli, "semplice" all'apparenza, subito usufruibile dal lettore, degno dei miglori scrittori americani, come Maberry (e non è un complimento che faccio facilmente, credetemi. Ritengo gli americani ancora una bella spanna sopra di noi in questo campo).
Solo un piccolo appunto. Per me un buon libro come questo è come una melodia perfetta che ti culla e ti porta in mondi diversi e lontani durante il tempo in cui la senti. Quindi, per un lettore, un improvviso cambio di ritmo in questa melodia è immediatamente riconoscibile e qui c'è l'unico vero difetto del libro, per me. Furia, nella postfazione ci dice che uno dei personaggi principali, il "tipico duro dal cuore d'oro", è una persona realmente esistente e che ha scritto personalmente i passaggi riguardanti il personaggio in questione. E qui, il cambio di ritmo percepito in certe parti del libro mi si è chiarito subito. Furia è troppo "avanti" e bravo, ormai, per essere "avvicinato" ad uno scrittore "emergente", per quanto questo abbia ottime capacità e, pur apprezzando, la sua fiducia nei "giovani" scrittori, avrei, personalmente, preferito che questa questione fosse stata detta al lettore all'inizio del libro, magari in una piccola prefazione. Perchè, credetemi, quel cambio di ritmo ti distrae e ti trascina via, temporaneamente, dal mondo dove Furia ti ha portato con tanta abilità, ed un po' questo può infastidire.
Comunque, per finire, da leggere assolutamente ed immediatamente.