Vi abbiamo presentato "Iliade Z" in una nostra precedente news (qui). Se ora volete sapere cosa ne pensiamo di questo libro non avete che da continuare a leggere.
Non è facile recensire questo libro, devo ammetterlo. In parte perchè quando ho visto il titolo mi è venuto un accidenti, nel senso che mi sembrava un po' presuntuoso rileggere Omero (scusate se è poco), anche se in chiave Zombie. In secondo luogo perchè scritto a più mani da alcuni scrittori della redazione di "I Love Zombie" e, come sapete dalle mie precedenti recensioni, non con tutti loro ho "un bel rapporto" come scrittori.
Per la prima parte il problema è presto risolto. Dell'Iliade di Omero ci sono i nomi, le caratteristiche basilari (ma neanche troppo) dei personaggi, due città Troia e Greci (che a quanto pare esistono davvero nel Sud d'Italia, ma non l'ho verificato), la trama basilare sulle pulsioni, peggiori, umane e poi, grazie al cielo, più nulla. Scusate ma Omero è Omero e nessuno può dire di poterlo eguagliare o, peggio ancora, "riscriverlo".
La vera base del libro è il mondo creato da Nicola Furia con i suoi "Diario di guerra contro gli Zombie" ed il successivo "Apocalisse anno 10. Viaggio nell'Italia degli Zombie". Addirittura colui che racconta l"epica" battaglia è un ex soldato facente parte del reparto del Colonnello Furia (personaggio).
Per il secondo problema la risoluzione è un pò più complicata. Mi spiego meglio: ogni autore ha scritto una parte del libro basandosi su un personaggio in particolare ma portando avanti, nello stesso tempo la trama generale. E, giustamente, ognuno di loro mantiene intatti il proprio stile e la propria visione del mondo Zombie. Quindi, alcuni mi sono piaciuti, altri mi sono sembrati un po' più deboli come scrittori.
Intanto specifichiamo che siamo dalle parti di "The Walking Dead" (con il dovuto rispetto che si deve nel paragone alla serie fenomeno di questi ultimi anni): gli Zombie sono solo un contorno, appaiono poco e male, quasi come deus ex machina quando all'autore fa comodo. La storia è basata sugli uomini e le loro pulsioni peggiori, soprattutto per la loro voglia di potere e per quella di possedere. Anzi le due fazioni si fanno guerra e gli Zombie vengono tenuti ben lontani da recinti, mura, ecc. come spettatori della "gloriosa" umanità che, forse per loro fortuna, hanno abbandonato.
Non vi spiego la trama perchè, immagino la sappiate tutti. Parliamo invece degli autori.
Igor Zanchelli, apparentemente l'ideatore del tutto, parte inserendo l'Omero di turno, appunto l'ex soldato di Furia. Che dire, il suo stile, come sapete non mi è proprio congeniale, ma visto che utilizza praticamente l'idea di Furia (scrittore) di una Roma sotto dittatura e fa partire tutto da lì, non se la cava male. Certo deve imparare ad essere più fluido nello scrivere. Ma si può sicuramente fare.
Poi parte Michele Borgogni che si occupa di Paride e del famoso incontro con Elena a Troia. Qui si sale un po' di livello nello stile anche se i due personaggi sono scritti con l'accetta. Nel senso, Elena è appunto solo una bugiarda infingarda che ammalia lo scemo di turno, Paride, per liberarsi di un marito anziano e brutto. Entrambi, ovviamente, se ne fregano delle conseguenze che questo porterà per le due città. Di tutta la psicologia fine dei personaggi, dell'amore che supera tutto e tutti, che porta a dimenticarsi dei doveri di nascita descritti da Omero neanche l'ombra. L'ho trovata un po' troppo lunga, anche perchè è stata inserita a tutti i costi una battaglia con gli Zombie, anche abbastanza inutile. Forse per farli apparire o per rimarcare ancora il fatto, come se ce ne fosse bisogno, che Paride è un vigliacco bello e scemo.
Si passa a Luca Pennati che si occupa del punto di vista di Agamennone. Questa parte è molto ben scritta. Il personaggio ben delineato, secondo proprio le idee stesse di Omero, con tutte le sue sfaccettature negative e positive (queste ultime ben poche, come per Omero). E' un uomo che brama il potere fine a sè stesso, che vuole apparire come in realtà non è, per avere un maggiore controllo sui suoi uomini, che manderà al macello senza nessuna pietà. Qui entrano in gioco, poco ma con chiare indicazioni del carattere di base, anche Ulisse ed Achille. Anche loro molto ben delineati in ogni loro sfacettatura, anche se in poche righe. Perchè Agamennone è quello che è, ma conosce i suoi uomini, così li può manovrare meglio.
Entra in gioco Viola della Rina, che si occupa di Briseide, l'unica altra donna degna di nota del libro a parte Elena. Lo stile è buono ma, onestamente, la descrizione di Breseide è pietosa (come del resto lo era in Omero, ma accidenti lui non scriveva nel 2016). Ok rispettare Omero ed i suoi personaggi, ma aggiornare un attimino Briseide, con delicatezza e senza esagerare non sarebbe stato male. Non so, fare una minima resistenza usando il suo cervello? [INIZIO SPOILER] Questa vede Achille violentare sull'altare della chiesa dov'è cresciuta la sua migliore amica, vede crocifiggere colui che ritiene un padre e che viene lasciato lì come Zombie, viene fatta schiava da Achille e che fa? Ma ovviamente vede il grande cuore che l'eroe ha in realtà e se ne innamora. Tempo per questo? Dieci minuti circa. E finisce pure male perchè quello, dopo un po' si dimentica di lei, dato che è "costretto" a regararla ad Agamennone. L'unico suo atto da vera donna nella sua situazione è quello finale, quando fa fuori chi la schiavizza, ma sempre perchè Achille è sparito. [FINE SPOILER]
E arriviamo a Nicola Furia. Ok , lo sapete che è il mio amore letterario italiano in tema Zombie, ma vi prometto che non mi farò influenzare da questo. Lui si occupa di Ettore e del suo scontro non voluto con l'amore di Achille, Patroclo (altro che Briseide) e, di conseguenza, della fine che farà a causa della vendetta di Achille su di lui. La verità nuda e cruda è che questa parte è meravigliosa. Spiega chiaramente (come già fatto da Omero, con il dovuto rispetto a quest'ultimo) quanto un uomo non scelga il suo destino a volte, ma ne viene risucchiato contro la sua stessa volontà, cioè parla della predestinazione tanto cara all'autore originario (per lui erano gli dei, per noi il destino). Quello di Ettore è l'obbligo di essere l'eroe senza macchia e senza paura che deve ovviare ai casini dell'inetto, ma bello, Paride da quando è nato. Tanto che, una volta tanto è talmente stufo da farlo quasi uccidere. Un uomo che vuole solo stare con la sua famiglia, ma non può farlo perchè la pressione esterna che la sua fama gli dà di grande condottiero, lo obbliga ad andare incontro a morte (o non morte) certa contro Achille, verso cui il suo stesso padre lo spinge. E come tale Achille, dopo che ha sfogato la sua rabbia, lo tratta, non permettendogli di diventare uno Zombie.
Arriviamo a Michele Rubini, che si occupa di Achille. Qui veramente raggiungiamo livelli di scrittura ottima. Achille viene visto e raccontato nei momenti prima della battaglia con Ettore e quando ridà la testa del figlio al padre, da Tersite, il suo esatto opposto in tutto, ma è come se fosse una parte stessa di Achille, nascosta in fondo alla sua anima, il suo vero io, costretto a sparire all'inizio dell'apocalisse Zombie. Come per Ettore, quindi, il destino ha scelto la sua vita e le sue azioni dandogli poca scelta. Tanto che, in certo punti, non si capisce bene se sia Tersite a "parlarci" o l'Achille che era. Bello poi, come Tersite, che cova vendetta, riesce a manipolare Achille proprio basandosi sulla sua reale natura o forse è Achille stesso che, schifato da ciò che è diventato, si autoinganna? Come dicevo grande scrittura e ancor più grande modo di presentarci un personaggio così controverso, anche per sè stesso.
Chiudiamo il tutto con Pietro Giovani. E' la prima volta che mi avvicino a questo autore e l'impressione è stata di un buono scrittore ma, come Igor Zanchelli, ancora immaturo nel suo modo di esprimersi. Si occupa di Ulisse e della famosa caduta di Troia. E' molto didascalico e preciso, senza particolarità o idee innovative e sconvolgenti. Ovviamente Achille viene morso da uno Zombie per una distrazione causata da Paride (questo è peggio di un portasfortuna cavolo) al tallone e viene ucciso dai Greci per impedirgli di mangiarli. Ulisse subentra come capo ed il resto è storia, senza cavallo ma con più moderni tir. Si farà anche lui, spero.
Un solo consiglio agli autori. Io eviterei di far fare l'introduzione ad un signore che descrive l'Iliade con "che palle l'Iliade". Non è una gran figura, per questo grande sapientone ovviamente (quando farà qualcosa di meglio sarò felice di leggerlo) nè per voi che vi affiliate a certa gente.
Che dirvi come consiglio? Da leggere o no? Non me la sento di dirvelo. Va a gusti personali. Certo se volete gli Zombie come principale personaggio della storia di un romanzo, non fa per voi. Se vi interessano la natura umana e le sue piccolezze, con contorno di apocalisse Zombie, fa nettamente per voi.
Non è facile recensire questo libro, devo ammetterlo. In parte perchè quando ho visto il titolo mi è venuto un accidenti, nel senso che mi sembrava un po' presuntuoso rileggere Omero (scusate se è poco), anche se in chiave Zombie. In secondo luogo perchè scritto a più mani da alcuni scrittori della redazione di "I Love Zombie" e, come sapete dalle mie precedenti recensioni, non con tutti loro ho "un bel rapporto" come scrittori.
Per la prima parte il problema è presto risolto. Dell'Iliade di Omero ci sono i nomi, le caratteristiche basilari (ma neanche troppo) dei personaggi, due città Troia e Greci (che a quanto pare esistono davvero nel Sud d'Italia, ma non l'ho verificato), la trama basilare sulle pulsioni, peggiori, umane e poi, grazie al cielo, più nulla. Scusate ma Omero è Omero e nessuno può dire di poterlo eguagliare o, peggio ancora, "riscriverlo".
La vera base del libro è il mondo creato da Nicola Furia con i suoi "Diario di guerra contro gli Zombie" ed il successivo "Apocalisse anno 10. Viaggio nell'Italia degli Zombie". Addirittura colui che racconta l"epica" battaglia è un ex soldato facente parte del reparto del Colonnello Furia (personaggio).
Per il secondo problema la risoluzione è un pò più complicata. Mi spiego meglio: ogni autore ha scritto una parte del libro basandosi su un personaggio in particolare ma portando avanti, nello stesso tempo la trama generale. E, giustamente, ognuno di loro mantiene intatti il proprio stile e la propria visione del mondo Zombie. Quindi, alcuni mi sono piaciuti, altri mi sono sembrati un po' più deboli come scrittori.
Intanto specifichiamo che siamo dalle parti di "The Walking Dead" (con il dovuto rispetto che si deve nel paragone alla serie fenomeno di questi ultimi anni): gli Zombie sono solo un contorno, appaiono poco e male, quasi come deus ex machina quando all'autore fa comodo. La storia è basata sugli uomini e le loro pulsioni peggiori, soprattutto per la loro voglia di potere e per quella di possedere. Anzi le due fazioni si fanno guerra e gli Zombie vengono tenuti ben lontani da recinti, mura, ecc. come spettatori della "gloriosa" umanità che, forse per loro fortuna, hanno abbandonato.
Non vi spiego la trama perchè, immagino la sappiate tutti. Parliamo invece degli autori.
Igor Zanchelli, apparentemente l'ideatore del tutto, parte inserendo l'Omero di turno, appunto l'ex soldato di Furia. Che dire, il suo stile, come sapete non mi è proprio congeniale, ma visto che utilizza praticamente l'idea di Furia (scrittore) di una Roma sotto dittatura e fa partire tutto da lì, non se la cava male. Certo deve imparare ad essere più fluido nello scrivere. Ma si può sicuramente fare.
Poi parte Michele Borgogni che si occupa di Paride e del famoso incontro con Elena a Troia. Qui si sale un po' di livello nello stile anche se i due personaggi sono scritti con l'accetta. Nel senso, Elena è appunto solo una bugiarda infingarda che ammalia lo scemo di turno, Paride, per liberarsi di un marito anziano e brutto. Entrambi, ovviamente, se ne fregano delle conseguenze che questo porterà per le due città. Di tutta la psicologia fine dei personaggi, dell'amore che supera tutto e tutti, che porta a dimenticarsi dei doveri di nascita descritti da Omero neanche l'ombra. L'ho trovata un po' troppo lunga, anche perchè è stata inserita a tutti i costi una battaglia con gli Zombie, anche abbastanza inutile. Forse per farli apparire o per rimarcare ancora il fatto, come se ce ne fosse bisogno, che Paride è un vigliacco bello e scemo.
Si passa a Luca Pennati che si occupa del punto di vista di Agamennone. Questa parte è molto ben scritta. Il personaggio ben delineato, secondo proprio le idee stesse di Omero, con tutte le sue sfaccettature negative e positive (queste ultime ben poche, come per Omero). E' un uomo che brama il potere fine a sè stesso, che vuole apparire come in realtà non è, per avere un maggiore controllo sui suoi uomini, che manderà al macello senza nessuna pietà. Qui entrano in gioco, poco ma con chiare indicazioni del carattere di base, anche Ulisse ed Achille. Anche loro molto ben delineati in ogni loro sfacettatura, anche se in poche righe. Perchè Agamennone è quello che è, ma conosce i suoi uomini, così li può manovrare meglio.
Entra in gioco Viola della Rina, che si occupa di Briseide, l'unica altra donna degna di nota del libro a parte Elena. Lo stile è buono ma, onestamente, la descrizione di Breseide è pietosa (come del resto lo era in Omero, ma accidenti lui non scriveva nel 2016). Ok rispettare Omero ed i suoi personaggi, ma aggiornare un attimino Briseide, con delicatezza e senza esagerare non sarebbe stato male. Non so, fare una minima resistenza usando il suo cervello? [INIZIO SPOILER] Questa vede Achille violentare sull'altare della chiesa dov'è cresciuta la sua migliore amica, vede crocifiggere colui che ritiene un padre e che viene lasciato lì come Zombie, viene fatta schiava da Achille e che fa? Ma ovviamente vede il grande cuore che l'eroe ha in realtà e se ne innamora. Tempo per questo? Dieci minuti circa. E finisce pure male perchè quello, dopo un po' si dimentica di lei, dato che è "costretto" a regararla ad Agamennone. L'unico suo atto da vera donna nella sua situazione è quello finale, quando fa fuori chi la schiavizza, ma sempre perchè Achille è sparito. [FINE SPOILER]
E arriviamo a Nicola Furia. Ok , lo sapete che è il mio amore letterario italiano in tema Zombie, ma vi prometto che non mi farò influenzare da questo. Lui si occupa di Ettore e del suo scontro non voluto con l'amore di Achille, Patroclo (altro che Briseide) e, di conseguenza, della fine che farà a causa della vendetta di Achille su di lui. La verità nuda e cruda è che questa parte è meravigliosa. Spiega chiaramente (come già fatto da Omero, con il dovuto rispetto a quest'ultimo) quanto un uomo non scelga il suo destino a volte, ma ne viene risucchiato contro la sua stessa volontà, cioè parla della predestinazione tanto cara all'autore originario (per lui erano gli dei, per noi il destino). Quello di Ettore è l'obbligo di essere l'eroe senza macchia e senza paura che deve ovviare ai casini dell'inetto, ma bello, Paride da quando è nato. Tanto che, una volta tanto è talmente stufo da farlo quasi uccidere. Un uomo che vuole solo stare con la sua famiglia, ma non può farlo perchè la pressione esterna che la sua fama gli dà di grande condottiero, lo obbliga ad andare incontro a morte (o non morte) certa contro Achille, verso cui il suo stesso padre lo spinge. E come tale Achille, dopo che ha sfogato la sua rabbia, lo tratta, non permettendogli di diventare uno Zombie.
Arriviamo a Michele Rubini, che si occupa di Achille. Qui veramente raggiungiamo livelli di scrittura ottima. Achille viene visto e raccontato nei momenti prima della battaglia con Ettore e quando ridà la testa del figlio al padre, da Tersite, il suo esatto opposto in tutto, ma è come se fosse una parte stessa di Achille, nascosta in fondo alla sua anima, il suo vero io, costretto a sparire all'inizio dell'apocalisse Zombie. Come per Ettore, quindi, il destino ha scelto la sua vita e le sue azioni dandogli poca scelta. Tanto che, in certo punti, non si capisce bene se sia Tersite a "parlarci" o l'Achille che era. Bello poi, come Tersite, che cova vendetta, riesce a manipolare Achille proprio basandosi sulla sua reale natura o forse è Achille stesso che, schifato da ciò che è diventato, si autoinganna? Come dicevo grande scrittura e ancor più grande modo di presentarci un personaggio così controverso, anche per sè stesso.
Chiudiamo il tutto con Pietro Giovani. E' la prima volta che mi avvicino a questo autore e l'impressione è stata di un buono scrittore ma, come Igor Zanchelli, ancora immaturo nel suo modo di esprimersi. Si occupa di Ulisse e della famosa caduta di Troia. E' molto didascalico e preciso, senza particolarità o idee innovative e sconvolgenti. Ovviamente Achille viene morso da uno Zombie per una distrazione causata da Paride (questo è peggio di un portasfortuna cavolo) al tallone e viene ucciso dai Greci per impedirgli di mangiarli. Ulisse subentra come capo ed il resto è storia, senza cavallo ma con più moderni tir. Si farà anche lui, spero.
Un solo consiglio agli autori. Io eviterei di far fare l'introduzione ad un signore che descrive l'Iliade con "che palle l'Iliade". Non è una gran figura, per questo grande sapientone ovviamente (quando farà qualcosa di meglio sarò felice di leggerlo) nè per voi che vi affiliate a certa gente.
Che dirvi come consiglio? Da leggere o no? Non me la sento di dirvelo. Va a gusti personali. Certo se volete gli Zombie come principale personaggio della storia di un romanzo, non fa per voi. Se vi interessano la natura umana e le sue piccolezze, con contorno di apocalisse Zombie, fa nettamente per voi.