Quando, poche settimane fa, Sucker Punch celebrava Ghost of Tsushima per gli 8 milioni di copie vendute, Jeff Ross, creative director di Days Gone, ribatteva piccato che, numeri alla mano, il videogame sviluppato da Bend Studio ha fatto ancora meglio (oltre 8 milioni di copie in un anno e mezzo). Days Gone non è certo un gioco perfetto, ma ha venduto benissimo. Eppure Sony, e qui nasce il fastidio di Ross, continua a considerarlo un fallimento. Tanto da accantonare definitivamente l'idea di un possibile sequel. Ma come sarebbe stato Days Gone 2? Lo ha rivelato proprio Ross in una recente intervista a USA Today. Seguitemi nella news per scoprirlo!
Sony è stata molto chiara: Days Gone 2 non ci sarà. Questo era già chiaro da un po': l'idea di un sequel era già stata presa in considerazione nel 2019, anno di uscita del videogame, ma poi è stata accantonata anche a causa dei pareri contrastanti che il gioco ha ricevuto dalla critica di settore, dovuti ad esempio ai bug o al lento ritmo narrativo, soprattutto all'inizio (Days Gone "è una combustione lenta", è stato detto). Nemmeno gli ottimi numeri registrati nelle vendite hanno fanno cambiare idea ai produttori. Chissà se ci riuscirà la petizione già firmata da oltre 140.000 persone che a gran voce chiedono un nuovo capitolo della storia di Deacon St. John. Days Gone 2 avrebbe prima di tutto cercato di risolvere i punti deboli del primo capitolo: Deacon che urla come un forsennato o Radio Free Oregon che gracchia mentre ci si avvicina furtivi a uno Zombie, che peraltro non si accorge di nulla, è poco credibile. Inoltre sarebbe stato risolto il problema del nuoto: in Days Gone 2 Deacon avrebbe potuto nuotare. La mancanza del nuoto veniva spiegata in termini narrativi: Deacon ha paura dell'acqua. In realtà, rivela Ross, ciò era dovuto a problemi di natura ingegneristica. E poi: perché diavolo non potremmo affrontare gli uomini della NERO?
Sony è stata molto chiara: Days Gone 2 non ci sarà. Questo era già chiaro da un po': l'idea di un sequel era già stata presa in considerazione nel 2019, anno di uscita del videogame, ma poi è stata accantonata anche a causa dei pareri contrastanti che il gioco ha ricevuto dalla critica di settore, dovuti ad esempio ai bug o al lento ritmo narrativo, soprattutto all'inizio (Days Gone "è una combustione lenta", è stato detto). Nemmeno gli ottimi numeri registrati nelle vendite hanno fanno cambiare idea ai produttori. Chissà se ci riuscirà la petizione già firmata da oltre 140.000 persone che a gran voce chiedono un nuovo capitolo della storia di Deacon St. John. Days Gone 2 avrebbe prima di tutto cercato di risolvere i punti deboli del primo capitolo: Deacon che urla come un forsennato o Radio Free Oregon che gracchia mentre ci si avvicina furtivi a uno Zombie, che peraltro non si accorge di nulla, è poco credibile. Inoltre sarebbe stato risolto il problema del nuoto: in Days Gone 2 Deacon avrebbe potuto nuotare. La mancanza del nuoto veniva spiegata in termini narrativi: Deacon ha paura dell'acqua. In realtà, rivela Ross, ciò era dovuto a problemi di natura ingegneristica. E poi: perché diavolo non potremmo affrontare gli uomini della NERO?
Attenzione: il prossimo paragrafo può contenere spolier! A Ross sarebbe piaciuto continuare la storia di Deacon ed esplorare la sua relazione con Sarah: cosa sarebbe successo una volta tornati insieme? Sarebbero stati felici? Ai personaggi, sia amici che nemici (animali compresi: dannati animali!), avrebbe voluto dare invece comportamenti più dinamici e più vari. Di certo Days Gone 2 avrebbe mantenuto l'atmosfera epica del mondo aperto, caratteristica a cui Ross tiene particolarmente: poche isole felici in cui si è al sicuro, intorno un mondo ostile fatto di ostacoli e pericoli: orde di Zombie, trappole e imboscate di sopravvissuti che tra una missione e l'altra tentano di farci cadere dalla moto e ucciderci. E ovviamente, appunto, la moto, fondamentale ancora di salvezza da tenere sempre a portata di mano, strumento a cui è delegato l'elemento survival con la gestione dei danni e del carburante. Ciò che abbiamo detto rientra nella filosofia di Ross, che non concepiva Days Gone come un singolo videogame, bensì come la base di una serie, su cui costruire i titoli successivi. Days Gone, a differenza di altri survival horror, mette al centro, più che la storia dei protagonisti, l'apocalisse: le missioni a volte sono semplici e limitate, soprattutto nelle fasi iniziali del gioco, in modo tale da immergere il giocatore nell'atmosfera, resa ostile e disagiante non solo dagli infetti ma anche dai sopravvissuti: "gli umani sono terribili con gli umani", spiega Ross. "Per me, questa è l'apocalisse. Non sono solo gli Zombie. Siamo animali in gabbia". Days Gone, in conclusione, può essere visto come un progetto non solo incompiuto, ma appena iniziato, e l'amarezza di Ross è palpabile. Chissà però che in futuro le cose non possano cambiare.
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[Fonte: USA Today]
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