Oggi dedichiamo uno spazio alla recensione di un'opera molto interessante: continuate a leggere se volete sapere cosa pensiamo del romanzo "Risorgemia", di Decimo Tagliapietra!
Risorgemia (qui la nostra news con la scheda del libro ed il booktrailer) narra di un outbreak scoppiato in un piccolo borgo delle Alpi Venoste e lo fa attraverso 2 linee temporali, entrambe toccate dalla non-morte: una del giugno-luglio del 1909 e l'altra, che occupa la maggior parte del romanzo, del febbraio 1959.
Il romanzo inizia con alcune pagine ambientate al giorno d'oggi (2012), dove i personaggi di uno strano ufficio sembrano quasi dar vita ad una puntata di X-files o ad una storia alla Martin Mystère (giusto perchè l'approccio non è quello alla Dylan Dog)... per fortuna la storia non ha preso la piega investigativa che avrebbe fatto annoiare il sottoscritto, questa parentesi introduttiva serviva solo per gettare le basi al racconto degli eventi che compongono il libro di Decimo Tagliapietra.
Le linee temporali si mischiano e spesso si trovano flashback all'interno delle stesse (questo solo in un caso mi ha portato a cercare, andando a ritroso, dettagli sull'uccisione di un personaggio che ho poi scoperto essere narrati alcune pagine dopo), ma per fortuna ogni paragrafo riporta la data e l'ora in cui si sono svolti gli eventi narrati.
Il romanzo è ambientato nell'epoca pre-Romero, quindi nessuno dei protagonisti conosceva i cadaveri antropofagi creati nel 1968 dal regista di Pittsburgh, né tantomeno il modo di eliminarli promosso dalle pellicole che seguirono "La notte dei Morti Viventi"; il massimo della non-morte di cui la gente del tempo poteva aver sentito era quella caraibica del voodoo (ricordiamo che il film "L'isola degli zombies" aka "White Zombie", con Bela Lugosi, è del 1932), che è tutt'altra cosa.
Detto questo scopriremo come gente di montagna potrebbe reagire ad una resurrezione dei morti connotata dalla violenza ben note a chi segue ZKB. Oltre alla mancanza di aiuti cinematografici anche il periodo invernale non aiuta la popolazione del piccolo borgo, che comunque può contare su qualche fucile da caccia o sui residuati bellici rimasti in possesso degli ex-combattenti del conflitto mondiale appena concluso. Nelle pagine fervore religioso e folklore si alternano tra personaggi che passano dallo scetticismo, all'incredulità fino al cercare di dare una spiegazione agli eventi che hanno coinvolto il centro del loro mondo (forse l'unica nota un po' stonata, in un racconto a mio giudizio perfetto, la si trova in alcune ipotesi che tiravano in ballo "virus" e "batteri", forse concetti fuori portata per persone di quel tempo e di quei luoghi senza studi di medicina alle spalle).
Il soprannaturale accompagna il lettore, che se ha avuto la fortuna di nascere in un piccolo paese potrà ritrovare alcuni dettagli di vita che i cittadini non conosceranno mai, in un romanzo che come detto poco sopra è eccezionale e non annoia mai, pur non concentrandosi esclusivamente sui non-morti e sulle stragi che essi compiono.
Il finale potrebbe lasciare la strada aperta ad un nuovo capitolo ambientato in un altro tempo ed in un altro luogo, ma forse è solo un escamotage usato dall'autore per dare un senso di ciclicità agli eventi.
Conclusione: un libro che non dovete lasciarvi scappare, consigliassimo ai fan de "La notte dei morti viventi", sconsigliato solo a chi pretende outbreak in ambienti urbani e tonnellate di armi usate in scene da blockbuster hollywoodiano.
Risorgemia (qui la nostra news con la scheda del libro ed il booktrailer) narra di un outbreak scoppiato in un piccolo borgo delle Alpi Venoste e lo fa attraverso 2 linee temporali, entrambe toccate dalla non-morte: una del giugno-luglio del 1909 e l'altra, che occupa la maggior parte del romanzo, del febbraio 1959.
Il romanzo inizia con alcune pagine ambientate al giorno d'oggi (2012), dove i personaggi di uno strano ufficio sembrano quasi dar vita ad una puntata di X-files o ad una storia alla Martin Mystère (giusto perchè l'approccio non è quello alla Dylan Dog)... per fortuna la storia non ha preso la piega investigativa che avrebbe fatto annoiare il sottoscritto, questa parentesi introduttiva serviva solo per gettare le basi al racconto degli eventi che compongono il libro di Decimo Tagliapietra.
Le linee temporali si mischiano e spesso si trovano flashback all'interno delle stesse (questo solo in un caso mi ha portato a cercare, andando a ritroso, dettagli sull'uccisione di un personaggio che ho poi scoperto essere narrati alcune pagine dopo), ma per fortuna ogni paragrafo riporta la data e l'ora in cui si sono svolti gli eventi narrati.
Il romanzo è ambientato nell'epoca pre-Romero, quindi nessuno dei protagonisti conosceva i cadaveri antropofagi creati nel 1968 dal regista di Pittsburgh, né tantomeno il modo di eliminarli promosso dalle pellicole che seguirono "La notte dei Morti Viventi"; il massimo della non-morte di cui la gente del tempo poteva aver sentito era quella caraibica del voodoo (ricordiamo che il film "L'isola degli zombies" aka "White Zombie", con Bela Lugosi, è del 1932), che è tutt'altra cosa.
Detto questo scopriremo come gente di montagna potrebbe reagire ad una resurrezione dei morti connotata dalla violenza ben note a chi segue ZKB. Oltre alla mancanza di aiuti cinematografici anche il periodo invernale non aiuta la popolazione del piccolo borgo, che comunque può contare su qualche fucile da caccia o sui residuati bellici rimasti in possesso degli ex-combattenti del conflitto mondiale appena concluso. Nelle pagine fervore religioso e folklore si alternano tra personaggi che passano dallo scetticismo, all'incredulità fino al cercare di dare una spiegazione agli eventi che hanno coinvolto il centro del loro mondo (forse l'unica nota un po' stonata, in un racconto a mio giudizio perfetto, la si trova in alcune ipotesi che tiravano in ballo "virus" e "batteri", forse concetti fuori portata per persone di quel tempo e di quei luoghi senza studi di medicina alle spalle).
Il soprannaturale accompagna il lettore, che se ha avuto la fortuna di nascere in un piccolo paese potrà ritrovare alcuni dettagli di vita che i cittadini non conosceranno mai, in un romanzo che come detto poco sopra è eccezionale e non annoia mai, pur non concentrandosi esclusivamente sui non-morti e sulle stragi che essi compiono.
Il finale potrebbe lasciare la strada aperta ad un nuovo capitolo ambientato in un altro tempo ed in un altro luogo, ma forse è solo un escamotage usato dall'autore per dare un senso di ciclicità agli eventi.
Conclusione: un libro che non dovete lasciarvi scappare, consigliassimo ai fan de "La notte dei morti viventi", sconsigliato solo a chi pretende outbreak in ambienti urbani e tonnellate di armi usate in scene da blockbuster hollywoodiano.
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